Dalla Casa della Carità alla Pieve sotto "ordine" di Suor Marianna, per una formazione diversa dal solito ed ecco che mi ritrovo in una serata densa di sociale e di umanità.
Cristiana? Sì, cristiana, ma Umanità, credo, prima di tutto. Umanità che non è solo scendere in piazza, non è nemmeno qualunquismo, non è uno slogan, ma quotidiano, vissuto lontano dagli occhi della gente, vissuto con la consapevolezza di fondare comunità, famiglie, opere per migliorare un sistema che fa acqua da tutte le parti. Perchè la missione dell'uomo da quando ha scoperto il fuoco è di raggiungere la felicità con la civiltà e non di creare un sistema dove l'uomo fa all'uomo il lupo.
Più che seguire la fabula della serata credo sia importante approfondirne i cpontenuti, le tematiche che questi tre ospiti, Giovanna Bondavalli, Riccardo Ripoli di Livorno ed Enea Burani hanno portato all'interno del dibattito. Anzitutto Giovanna si occupa di reintegrare prostitute, Riccardo giovani difficili ed Enea tossicodipendenti.
Di Giovanna mi aveva parlato Francesca, una leva della Casa della Carità - a proposito come non sottolineare la presenza di Suor vincenza, dell'Anna Luglieri e della Patty - e sinceramente è stata la testimonianza che più mi ha colpito. Forse perchè me l'aveva proposto un amico di andare a prostitute, forse perchè il sessismo è la più grande discriminazione della storia... o forse per la semplicità con cui ha raccontato la sua esperienza di preghiera, Messa e lettura del Vangelo in strada in mezzo a ragazze, transgender, tutte schiavizzate. Schiave del ventunesimo secolo.
No, amici del sociale, la sua testimonianza non si limita a queste pratiche prettamente religiose, ma esiste una casa a Novellara che ospita queste ragazze. Molte sono cattoliche, altre musulmane. Diverse sono rom, slave...
Insomma si cerca di creare una comunità distante dal mondo dei lenoni e della strada.
Poi parliamo di un'altra realtà del nostro territorio, giusto per fare i campanilisti. Quella della Cooperativa "La Collina", nata a Codemondo negli anni settanta come famiglia allargata ad opera di Enea Burani. Si tratta di una azienda agricola che si propone di fare vivere, restando aperti sul mondo diversi ragazzi per lo più tossicodipendenti. Questi hanno poi modo di sposarsi, mettere su famiglia, sempre all'interno della cooperativa. Frequenti sono le ricadute, ma le si tengono in conto, con la consapevolezza che i manicomi sono chusi, ma esistono ancora. A tal proposito ricordo, se è ancora appeso un cartellone che parlava della legge 180. Notai lo stupendo punto interrogativo fatto da un ospite a matita. Chiusi? Ma dove... Non che il Simap nostro non sia vivibile, per carità.. ma altri fanno veramente schifo.
Già perchè la cooperativa ha la presunzione di essere migliore di altre. Non si fanno nomi, non si offende nessuno, ma si è sempre in cammino per raggiungere qualcosa di più bello. Quando il progetto è nato, si faceva a gara - racconta Enea - a scommettere dopo quanto poco sarebbe caduto. E invece eccolo ancora lì, attraversando fasi di vicinananza e lontananza alle altre comunità, religiose e laiche che costiruiscono l'insieme delle persone della nostra provincia.
Finiamo con Riccardo, invitato anche da Alberto Campari, sempre più presente nel Gaom. Riccardo forse è il più famoso dei tre. Lavora a Livorno in una associazione intitolata a sua madre, morta quando lui aveva solo 21 anni, la "Zizzi". Questa associazione si occupa di affido. Anzitutto si accolgono ragazzi difficili provenienti da diverse realtà, poi li si sottopone alle più svariate esperienze. Soprattutto esperienze di contatto con l'"altro", il più debole, il malato. Oppure gite. Infine si attende, si attende che qualcuno si faccia carico di queste persone, carico sapendo che l'Associazione sarà sempre lì, a riprenderli.
Ricorda Riccardo di un ragazzo molto difficile che aveva addirittura incendiato una cattedra. Ora è lì. Con loro.
Una cosa che mi ha colpito cè che in due casi dei pedofili avevano tentato di avvicinarsi a questa realtà. Tristissimo. Persino un padre di questi ragazzi era pedofilo e aveva abusato, però l'umanità di Riccardo lo porta sempre a non tranciare i rapporti con le famiglie di origine, consapevole che Tuo padre è sempre Tuo padre. Famiglie allo sbando. Famiglie sole, famiglie più sfortunate di quei ragazzi che hanno allevato che almeno qualcuno con cui stare l'hanno trovato.
Tutto al “naturale”
Serata sicuramente interessante, anche se la partecipazione… (ma non è una novità). Il denominatore comune delle 3 testimonianze è stata l’assoluta “normalità” delle loro scelte; cosa che per il pubblico non era per niente “naturale”. Si sono presentati come chi ha fatto scelte uguali (anche se diverse) a tantissime altre persone, e li abbiamo sentiti più vicini, trasmettendoci indirettamente la sensazione che… si può dare di più!!!
(Domenico Dolci)