Home Cronaca La cultura dell’offesa. Ovvero: il significato e il peso delle parole

La cultura dell’offesa. Ovvero: il significato e il peso delle parole

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Il panorama televisivo domenicale offre programmi d’intrattenimento con dibattiti spesso gestiti in modo provocatorio e che qualche volta sfuggono di mano a chi li conduce. Era già successo alcune settimane fa a Barbara D’Urso, su Canale 5, durante il dibattito su la violenza e gli stupri. E' successo oggi, domenica 8 novembre, durante il dibattito sulla recente sentenza della Corte europea dei diritti umani che vieta simboli religiosi, e quindi anche il crocifisso, nelle scuole e negli enti pubblici.

Gli opinionisti sono sempre gli stessi: Sgarbi, la Santanchè da una parte e altri dall’altra. Dopo aver sentito molti pareri, tra cui quello di alcuni sindaci veneti che si sono presentati in collegamento con supporter dotati di ampie bandiere leghiste, la parola passa all’imam invitato a rappresentare le comunità islamiche, che pacatamente porta il suo pensiero.

Interviene allora l’europarlamentare Daniela Santanchè in maniera provocatoria e con dichiarazioni pesanti. Afferma, ripetendolo più volte, che Maometto oltre che poligamo era, parole sue, anche pedofilo; in quanto la sua ultima moglie aveva nove anni. Proteste dal pubblico, anche molto accese. Intervento della D’Urso e rapida chiusura per motivi pubblicitari della trasmissione. La D’Urso si è poi dissociata dalle dichiarazioni della Santanchè. Affermazioni di questo tipo, fatte da persone elette dal popolo italiano, offendono milioni di persone che praticano la religione musulmana, producono danni e rompono fragili equilibri; ma soprattutto, fomentando gli integralismi, distruggono il lavoro delle tante persone che credono nell’integrazione delle culture e delle religioni. E sono profondamente diseducative per i giovani, anche se si spera che trasmissioni simili le seguano in pochi... Il rispetto è fondamentale per qualsiasi religione e sarebbe importante che l’europarlamentare porgesse pubbliche scuse.

(Cinzia Formentini)

6 COMMENTS

  1. Ma cosa dite?
    La Santanchè non è eurodeputato nè tanto meno eletta dal popolo. Dunque tutte le considerazioni fatte in fondo all’articolo sono faziose e senza senso.
    Possibile che siano tutti ciechi?!?!? Dovremmo essere grati a Daniela, a cui certo non manca il coraggio delle proprie opinioni… Il problema non è se la sua convinzione sia fondata e condivisibile – mi pare ineccepibile – ma al massimo quanto sia feconda per avviare un dialogo e promuovere integrazione per chi lo vuole… Possiamo discutere quanto vogliamo dell’eleganza delle parole di Daniela o sul fatto che forse lo stesso concetto poteva essere espresso diversamente, ma di sicuro un certo perbenismo proprio del “politicamente corretto” che suggerisce prudenza ed ipocrisia in quantità industriali crea più problemi di quanti vorrebbe risolverne ed è più preoccupante del fondamentalismo islamico o della Santanchè arrabbiata. Non si può giudicare e aggredire chi ha il coraggio delle proprie idee, soprattutto se inconfutabili e documentate come sono, si badi bene, ben altro dalle opinioni personali! Ammiriamo il coraggio di Daniela e capiamo la reazione di chi da tre anni vive sotto scorta per aver aiutato donne islamiche a liberarsi dalle oppressioni del clan maschile, il coraggio di chi è stato condannato a morte in diretta televisiva, la reazione di chi è stato aggredita dalle stesse persone che una settimana dopo si sono fatte saltare in aria a Milano…
    Insomma, ben venga il coraggio di Daniela se chi è educato non parla, sta zitto e lascia terreno al nemico…

    (Diego Zarneri)


  2. Carissima Cinzia, non guardo le reti di Berlusconi, non le ho nemmeno sintonizzate, perciò ho appreso stamattina dai giornali della caciara della Santanchè. Che dire? Una provocazione, sì, però gettata in uno stagno di ambiguità in cui gli stessi musulmani si dibattono da tempo. Leggi qui: http://209.85.135.132/search?q=cache:tk46bxJPrroJ:islam.forumup.it/post-18985-islam.html+aisha+aveva+nove+anni&cd=2&hl=it&ct=clnk&gl=it&lr=lang_it.
    Insomma: che Aisha avesse 9 o 14 anni quando il profeta l’ha sposata e che il motivo del matrimonio fosse quello di elevarla a signora d’alto rango (è stata, per quel che so, la moglie più amata da Mohammed), dobbiamo ricordare che si trattava del 600 dopo Cristo, tempo storico in cui, in tutto il Mediterraneo e in ogni cultura, il matrimonio avveniva appena raggiunta l’eta fertile per le ragazze. Il motivo è comprensibile, anche se ai nostri occhi moderni pare crudele: l’età media era bassissima (trent’anni, più o meno). La mortalità infantile altissima; e si doveva cominciare a fare figli il prima possibile. Anche per noi è stato così: ne parla DANTE nel quindicesimo Canto del Purgatorio, quando lamenta l’eccessivamente bassa età in cui si sposano le ragazze altolocate di Firenze, non permettendo al padre di mettere insieme abbastanza denaro per la dote. Ci si fidanzava bambine e ci si sposava dai dodici anni in poi, più o meno; ma, spesso, le bambine venivano portate a vivere nella casa del marito (sempre più vecchio di loro) anni prima del matrimonio, con relativi pericoli per la loro incolumità fisica e psicologica. Puoi trovare queste notizie nei volumi di “Storia delle donne” presenti anche in biblioteca a Castelnovo. Credo che il mondo musulmano dovrebbe cominciare a leggere il Corano alla luce dei tempi: quelli in cui fu scritto e quelli nostri, di oggi, attualizzandolo. So che in alcuni paesi arabi ci sono teologi coraggiosi che cominciano a farlo, ma è un percorso lungo; perchè, vedi, mentre noi siamo abituati a discutere, a fare un’esegesi della Bibbia, a leggerla in modo simbolico, il Corano non si discute e non si interpreta, deve essere preso così com’è. Questo presta il fianco a provocatrici come la Santanchè, che la butta sul caciarume, sui discorsi violenti e beceri da bar, tipici, tra la’altro, ormai, di tutto il linguaggio televisivo.
    Forse sarebbero opportune le scuse, ma forse sarebbe più opportuno togliere le pubblicità, e quindi i soldi, alle televisioni che usano i bordelli e i discorsi da bordello per fare spettacolo e falsa informazione. E basterebbe, per questo, che tutti noi smettessimo di guardarle, quelle trasmissioni, che siano pubbliche o private. La pubblicità va dove c’è l’ascolto. Ma è pura utopia. Anche questo “E’ il mercato, bellezza”.

    (Normanna Albertini)

  3. Crocefisso
    Cara Cinzia, forse ti sei dimenticata in questo articolo quello che ha detto l’imam: che il crocefisso è un falso storico ed è un “morticino” appeso… Perchè dobbiamo sempre vedere un lato solo delle cose?? Io il crocefisso c’è l’ho in casa e mi sono sentita molto offesa…

    (Commento firmato)

  4. Ripassare con umiltà la storia prima di parlare
    “Come ha mostrato Silvana Seidel Menchi, questa pressione per far sposare le figlie il più giovani possibile talvolta comportava che si mandasse nel letto nuziale una ragazza che non aveva ancora mestruato, come accadde per Caterina Sforza, la moglie novenne di Girolamo Riario, figlio illegittimo del papa Sisto IV. Riario ottenne una dispensa per poter consumare il matrimonio nel 1473, anche se la sposa era ben al di sotto dell’età minima canonica di dodici anni. Questo periodo sempre più breve di adolescenza per le ragazze contrasta con le lunghe fasi di transizione dei loro fratelli. Gli uomini della élite ritardavano l’età del matrimonio, raggiungendo una media di dieci anni più alta di quella della sposa, e la lenta transizione alla emancipazione legale consentiva loro una decade o più di maturità fisica, prima di raggiungere la maturità piena”. Tratto da questo documento: http://ejour-fup.unifi.it/index.php/sdd/article/viewFile/2031/1953.

    (Normanna)

  5. Attenzione attenzione!
    Attenzione! A classificare le persone per religione ci hanno provato circa 60 anni fa con pessimi risultati. Ogni grande religione ha un’interpretazione giusta e una sbagliata, un’applicazione corretta e un estremismo sbagliato. Combattere l’ignoranza e l’estremismo, oggi dilagante nei paesi arabi come qualche secolo fa da noi, è un dovere sacrosanto di ogni democrazia matura, ma nessuno può permettersi di affermare che una religione sia giusta o sbagliata. Ricordo con amarezza quando il cosidetto “imam di Carmagnola” bollava il crocifisso come immagine di suicidio-deicidio; e così con altrettanta amarezza apprendo le parole della Santanchè. La religione è un aspetto profondo dell’anima, da non ostentare con simboli e dichiarazioni ma con tacite e composte azioni quotidiane.

    (Alessio Zanni)