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Arrestato dai carabinieri un 53 residente residente in Appennino

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Liberati da un incubo. Il lavoro di ricostruzione del sostituto procuratore Maria Rita Pantani e l’intervento dei carabinieri in forza alla Compagnia di Castelnovo ne' Monti ha posto la parola fine alla “non vita” di una madre e dei suoi due figli che sino al marzo 2008 (mese della separazione) sono stati per anni vessati da un capo famiglia violento e autoritario. Tutto questo ha portato la Procura reggiana a richiedere ed ottenere dal Gip del Tribunale di Reggio Emilia, Angela Baraldi, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 53enne operaio residente in un comune dell'appennino reggiano. Provvedimento restrittivo che nel tardo pomeriggio di ieri è stato eseguito dai carabinieri della Compagnia castelnovese, che hanno rintracciato l’uomo traendolo in arresto.

Pesanti come un macigno sono le accuse mosse al 53enne, che vanno dai maltrattamenti in famiglia alla violenza sessuale nei confronti della figlia, all’epoca minorenne, e violenza privata perchè con minacce di morte costringeva i familiari a non sporgere denuncia, che peraltro non è mai stata presentata. Secondo i capi d’imputazione indicati nel provvedimento restrittivo eseguito dai carabinieri, l’uomo maltrattava i due figli (ora maggiorenni) e la moglie con continue vessazioni psichiche e fisiche. In particolare, quanto ai figli, lasciandosi andare ad eccessi d’ira ed urlando per un nonnulla, percuotendoli per futili motivi con pugni e calci e prendendoli a cinghiate, arrivando persino, in un’occasione a legare il figlio (all’epoca minorenne), nel letto con delle catene, rompendo suppellettili, minacciandoli di morte ed apostrofandoli abitualmente con parole offensive, quali asini, etc. Quanto alla moglie minacciandola sistematicamente di morte, impugnando coltelli, prendendola a schiaffi ed appostroffandola con epiteti offensivi. Tutti fatti questi commessi sino alla separazione.

Stando sempre ai capi d’imputazione, l’uomo, inoltre, per diversi anni e sino al 2005, avrebbe costretto la figlia in molteplici occasioni e sin dall’età di 11 anni a subire e compiere plurimi atti sessuali con l’aggravante di aver commesso il fatto su figlia all’epoca minore di anni 16. Accuse, quelle di maltrattamenti in famiglia e di violenza sessuale, a cui si deve aggiungere quella di violenza privata perchè, al fine di conseguire l’impunità per i maltrattamenti in famiglia e le violenze sessuali all’atto della separazione con minacce di morte, costringeva moglie e figli a non denunciarlo. Minacce consistite nel dire ai congiunti che li avrebbe trovati ovunque e che li avrebbe ammazzati. Di fatto le accuse si riferiscono a fatti verificatisi comunque sino a marzo 2008 e la circostanza che vede oggi l’esecuzione del provvedimento restrittivo è presto detta. Proprio per terrore i congiunti non hanno mai sporto denuncia, ma a fine estate i carabinieri del capoluogo montano, nell’ambito dell’attività info–investigativa, apprendevano di quanto accaduto per anni in un comune del nostro Appennino.

I fatti venivano relazionati dai carabinieri del Capitano Mario Amoroso alla Procura reggiana, che, attraverso il lavoro di ricostruzione investigativa svolto dalla Dott.ssa Pantani, ripercorreva nel dettaglio gli anni di abusi e sevizie subiti dal nucleo familiare. Avuti tutti gli elementi di riscontro e vagliati i gravi indizi di colpevolezza sussistenti a carico del 53enne, come detto, il Gip del tribunale di Reggio Emilia, concordando con le richieste della Procura reggiana, emetteva l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dell’uomo. Nel tardo pomeriggio di ieri l’epilogo della vicenda, quando i Carabinieri di Castelnovo ne' Monti, ricevuto il provvedimento restrittivo, vi davano esecuzione traendo in arresto il 53enne, ristretto al termine delle formalità di rito presso il carcere reggiano.