Dall'ultimo numero del settimanale cattolico reggiano "La libertà" traiamo, per gentile concessione, il seguente articolo di don Emanuele Benatti. L'argomento è ormai, fortunatamente, in primo piano e all'attenzione di tanti. Sabato prossimo, 7 novembre, a Reggio Emilia è in programma un convegno.
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Il terremoto è una catastrofe di visibilità immediata. L’erosione del suolo pure… Meno visibile, forse nell’immediato, ma più grave per le responsabilità umane e per le conseguenze nel tempo. Vorremmo che se ne parlasse di più e vi si facesse più attenzione, sui media, nelle pubbliche amministrazioni, nelle organizzazioni di categoria, nelle scuole, nelle parrocchie. È questo il primo obiettivo del Forum etico dal titolo “Consumiamo la terra: sotterriamo il futuro?”, organizzato dall’Ufficio di Pastorale Sociale, dal Centro Missionario e dall’associazione dei Rurali Reggiani, per sabato 7 novembre, ore 9,30, nel salone-teatro di Sant’Agostino (in via Reverberi 3).
L’attuale crisi epocale imporrebbe di cambiare la logica consumistica ed utilitaristica, mirante allo sfruttamento immediato delle risorse e dei beni… La terra è ricca, feconda, generosa, ma la sua fertilità ha limiti, ha leggi, ha esigenze e ritmi. Conoscerli è scienza, rispettarli è sapienza, calpestarli è demenza. E porta all’autodistruzione.
Il fenomeno, a livello mondiale, è visibile comparando le diverse cartine geografiche o le immagini inviate dal satellite: riduzioni del colore verde per l’assottigliamento o la scomparsa di laghi, fiumi, foreste, e l’avanzamento dei colori giallo, arancione e rosso per la desertificazione, l’erosione, la cementificazione invasiva. Il fenomeno è visibile chiaramente anche girando in visita nei Paesi di missione, in India come in Albania, in Brasile come in Madagascar, in Cile come in Congo.
In Italia, il consumo di terra coltivabile a favore della rete stradale e ferroviaria e a beneficio di grandi superfici per aeroporti, autodromi, stadi, centri commerciali, complessi industriali, abitazioni, è tanto più grave quanto più piccola, rispetto ad altri Paesi, è la Superficie agricola utile (Sau), che corrisponde ad un terzo del suolo nazionale. L’Italia, con l’Emilia-Romagna e la Provincia di Reggio in testa, ha visto crescere fortemente il consumo di terra pianeggiante dal 1990 al 2005.
Il primo Consorzio di bonifica, recentemente costituito a Reggio, come previsto dalla nuova legge, con compiti rafforzati ed estesi a tutto il territorio provinciale, potrà certamente costituire un osservatorio autorevole per il contenimento dell’urbanizzazione e per la salvaguardia del suolo agricolo.
Ma il problema di fondo resta la mancanza di cultura, individuale e collettiva, su questo tema, una cultura che si traduca in comportamenti, in stili e discipline di vita più rispettosi verso la terra madre, più giusti verso le esigenze delle altre popolazioni del pianeta, più responsabili verso le generazioni future, che rischiano di nascere per sopravvivere, nutrendosi di briciole e di scorie avvelenate.
Ci sono esperienze interessanti in Francia, in Catalogna, in Baviera, e anche in alcune regioni e comuni italiani “virtuosi”, dove l’equilibrio ambientale è stato concertato, raggiunto e mantenuto. In Baviera, per esempio, il confine amministrativo del Comune cittadino viene fatto coincidere con la superficie edificata e comprende zone verdi ma nessuna zona agricola, mentre all’esterno della città operano i Comuni rurali, associati per dirigere lo sviluppo rurale e ambientale, limitando l’espansione urbana. Chiaramente il buon governo del territorio proviene dall’equilibrio nei poteri pubblici tra città e campagna e dal comune senso di responsabilità.
Il Forum permetterà conoscenze, valutazioni, confronti critici e propositivi di interesse comune, in particolare per le giovani generazioni e gli amministratori locali. Si articolerà in tre momenti: uno sguardo sulla corsa alla terra nel mondo, seguito da interventi sulla situazione della nostra Provincia e, infine, dal confronto tra alcune regioni e comuni europei e italiani “virtuosi”, impegnati verso il traguardo dell’azzeramento dei consumi di terra.
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CONSUMIAMO LA TERRA: SOTTERRIAMO IL FUTURO?
FORUM ETICO
Sabato 7 novembre, ore 9,30
Teatro Sant’Agostino (via Reverberi 3), Reggio Emilia
Saluto introduttivo: Monsignor Lorenzo Ghizzoni, Vescovo Ausiliare di Reggio Emilia-Guastalla
Prof. Domenico Pietro Lo Fiego, preside Facoltà di Agraria, Università di Modena e Reggio:
“Analisi del fenomeno mondiale relativo al consumo della terra”
Claudio Gollini e don Emanuele Benatti, Centro Missionario Diocesano: Situazione provinciale
Interventi di Enrico Bini, presidente Camera Commercio Reggio Emilia - Marino Zani, presidente Consorzio Bonifiche Emiliane - Roberta Rivi, assessore all’Agricoltura Provincia - Ugo Ferrari, assessore Risorse del Territorio del Comune di Reggio Emilia
Proposte: Ugo Baldini, presidente Cooperativa Architetti Ingegneri di Reggio Emilia -
Corrado Pignagnoli, Federazione Associazioni Rurali Italiane - Marco Boschini, coordinatore Associazione Comuni Virtuosi
Moderatore Gianfranco Parmiggiani, caporedattore di Teletricolore
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Per approfondire, vedi il sito dell'Osservatorio nazionale sui consumi di suolo
Scelta cementista
Non sembra essere stata scalfita la scelta cementista del centrosinistra neppure in quello che era stato venduto come uno dei Piani più verdi del Comune di Reggio Emilia. Leggendo infatti la relazione illustrativa del PSC che parla di esigenze abitative e di contenimento abitativo, subito si pensa che il Comune di Reggio Emilia abbia recepito l’esempio del comune di Cassinetta di Lugagnano nel milanese che ha vinto il premio nazionale dei comuni virtuosi nella categoria “gestione del territorio” per aver approvato un Piano strutturale comunale a crescita zero, ma i numeri e le decisioni politiche che poi si delineano nelle Norme di attuazione del PSC e del RUE stridono in modo eclatante con questa premessa.
Se da un parte infatti si legge (pag. 8 delle norme di attuazione) che “l’approvazione del PSC comporta l’abrogazione e sostituzione delle previsioni dei pre-vigenti Piani e sue varianti… Il PSC tutela l’integrità fisica e ambientale e l’identità culturale…”, poco dopo (a pag. 13) si ribadisce che “i piani urbanistici attuativi in attesa o in corso di esecuzione rimangono a tutti gli effetti in vigore…. Il PSC riconosce i diritti edificatori da delocalizzare…”.
Il PSC di Reggio conferma inoltre le previsioni del PRG del 1999, che dà il via all’edificazione diffusa e a macchia di leopardo sul territorio, accentando questo fenomeno, che ha visto negli ultimi 10 anni nascere piccole corti e quartieri in aperta campagna in mezzo al nulla.
Va aggiunto che negli ultimi 10 anni si è costruito la metà di quello previsto (e questo dovrebbe far supporre che vi sia stato un grosso errore nelle previsioni e nelle premesse dell’allora PRG 99), situazione che comunque non ha indotto a nessuna riflessione particolare visto che il nuovo PSC prevede altri 14.150 alloggi di base con aggiunta delle delocalizzazioni e degli edifici a uso pubblico.
Se consideriamo che in 1 alloggio (100 mq) vi abiti un nucleo familiare è come prevedere che a Reggio nei prossimi 15 anni arrivino tutti i nuclei familiari di Correggio (7.941 famiglie), tutte le famiglie di Novellara (4.619) e quasi tutte quelle di Boretto (1.810); oppure: è come cementificare 142 campi da calcio.
A questa sproporzione fra i nuovi alloggi e l’andamento demografico vanno sommati tutti gli appartamenti e gli stabili invenduti o vuoti, dato tutt’altro che trascurabile, che nonostante le nostre ripetute sollecitazioni non è stato minimamente valutato e stimato dal nuovo PSC. Forse il Comune avrebbe avuto in questo modo un quadro più veritiero di quello che oggi è l’esigenza abitativa a Reggio.
Per quanto riguarda la qualità del costruito, una nota dolente arriva dal fatto che nonostante il RUE come il PSC abroghi tutte le norme pre-vigenti si è politicamente optato per adottare in toto tutto il “discutibile Regolamento urbanistico vecchio” che, anzi, con alcune deroghe è pure peggiorato.
Avevamo anche chiesto come associazione, che sul nuovo costruito venisse abolita l’edilizia diretta come garanzia per gli abitanti di una reale qualità abitativa. Uno strumento urbanistico, quello fatto dall’assessore Ferrari, che nasce quindi già vecchio, senza nulla di innovativo e che si inserisce perfettamente nelle logica che ha governato l’urbanistica cittadina nell’ultimo ventennio, con uno sfruttamento massiccio del territorio, non a caso causa principale di molti dei problemi ambientali e sociali con cui oggi i cittadini reggiani convivono quotidianamente.
(Massimo Becchi, presidente Legambiente Reggio Emilia)