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La proposta esposta: “Un progetto che secondo me funziona e non costa troppo”

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C'è chi dice che il problema del Parmigiano Reggiano sia il prezzo. Troppo basso. Colpa della stagionatura? Chissà. Giunge, comunque, questa proposta dal consigliere provinciale Albertini. Che vi proponiamo.

* * *

"Ultimamente si è molto parlato di crisi del settore agricolo, in particolare del Parmigiano Reggiano con la mobilitazione di molte latterie della montagna. È un problema che sembra trascinarsi da anni, e vede un ulteriore aggravamento derivato dalla situazione mondiale che tutti conosciamo.

Sentite le opinioni di tutte le categorie compresi i presidenti delle latterie, sembra uscirne un giudizio unanime in cui il problema principale sia dovuto alla filiera troppo lunga e dispersiva, a discapito del bilancio degli agricoltori.

Premesso che, come membro della commissione agricoltura cercherò di approfondire l’argomento,vorrei comunque proporre all’attenzione di tutto il comparto agricolo, un progetto che secondo me potrebbe portare un contributo concreto alla possibilità di accorciare la filiera, senza creare previsioni di spesa troppo elevate, visto il momento difficile in cui ci troviamo.

A Cavola di Toano si trova la ex ceramica IRIS chiusa da qualche tempo, per la cessata attività e in vendita da parte del gruppo sopracccitato. Questa struttura ha una superficie coperta pari a circa 12.000 metri quadri e la richiesta è attorno ai due milioni di euro, se consideriamo che si presenta in buone condizioni, che ha una superficie cortiliva completamente asfaltata ampia e recintata, si trova in una posizione comoda ai caseifici della montagna, e comoda alla viabilità di collegamento con la pianura, potrebbe prestarsi a molte soluzioni, con un certo respiro tra un progetto e l’altro, proverò per questo ad elencarne qualche esempio.

Con una spesa contenuta, si potrebbe ottenere in primis il reparto stagionatura per tutte le latterie della montagna, in seguito si presterebbe facilmente ad una catena di trasformazione del prodotto finito, con diverse tipologie quali grattugiato, in cubetti ecc.

Senza contare la possibilità di allestire un reparto dimostrativo sui passaggi di trasformazione, dal latte alle forme di grana, invitando delegazioni gastronomiche ed esperti del settore alimentare, da tutto il mondo. Tutto questo a mio avviso è l’unico sistema innovativo per togliere il passaggio dei commercianti, consapevole causa del mancato introito dei guadagni spettante ai produttori di latte.

È inconcepibile che, un prodotto unico al mondo, sia messo in condizioni di essere l’unico prodotto al mondo a cui non si possa dare un prezzo giusto, per chi lo produce e chi lo acquista.

Vorrei portare un’ultima considerazione che possa far riflettere tutte le amministrazioni della montagna, su di un ulteriore motivo per appoggiare la mia proposta, cioè lo stabilimento in oggetto rischia di non trovare altre destinazioni d’uso, e quindi fra una decina di anni, essere un nuovo ecomostro da abbattere pesando sulla collettività, e per questo li inviterei a farsi carico dell’acquisto tramite comuni e provincia, ottenendo due risultati in un'unica soluzione, consapevoli di portare un aiuto concreto ad un settore oramai al collasso.

Se questa mia proposta, anche onde evitare polemiche strumentali e fuori luogo, vista la gravità del problema dovesse portare ad una condivisione del progetto, mi farò carico di portare la questione davanti al ministro Zaia per cercare un aiuto concreto sul finanziamento della proposta da me esposta".

Firmato: Albertini Romano, Consigliere provinciale Lega Nord

2 COMMENTS

  1. Inutile pensare a un secondo magazzino
    Io credo che sia inutile pensare a un secondo magazzino, le latterie hanno già i propri magazzini, pensare di produrre una filiera di prodotto finito potrebbe essere una buona idea, ma a livello di mercato bisogna concorrere con grandi aziende già collaudate nel settore, e con macchinari per la trasformazione a costi esorbitanti; le delegazioni vanno già nelle latterie a vedere la produzione e lavorazione del Parmigiano, impiantando una dimostrazione collaterale a quella dei caseifici si sottrae guadagno e visibilità ad esse recando un distaccamento del territorio circostante(turismo gastronomico locale).

    (Fabio)


  2. Caro Fabio, è vero che alcuni caseifici hanno già il magazzino di stagionatura, ma la maggior parte ha magazzini non di sua proprietà, dovendo così dipendere molto spesso da decisioni altrui. Sul commercio del prodotto ci sono già delegazioni che visitano le latterie, ma il prezzo non lo decidono le latterie stesse ma commercianti che, come tutti sanno, avendo in mano quasi tutto il prodotto sul mercato, decidono il bello o il cattivo tempo. Le prove le troviamo in molti paesi europei con il Parmigiano Reggiano venduto nei centri commerciali ad oltre 50 euro al kg e centri commerciali italiani che lo mettono in vendita sotto il costo di produzione. La gestione diretta del prodotto in tutta la montagna, anche se comporta costi iniziali, sarebbe l’unica certezza di un futuro duraturo.
    Alcuni esempi ne sono la prova. Il caseificio di Cavola con questa scelta presa anni fa vende il 60% del prodotto autonomamente. Pensa cosa potrebbero fare tutte le latterie della montagna unite. Altro particolare, la montagna di Parma questa scelta l’ha messa in atto. O sono fuori dalla logica di mercato o forse vedono più lontano. Comunque continuando così sono tutti daccordo che non c’è futuro.

    (Romano Albertini)