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“Felingrado”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Premetto che mi accingo a parlare di questo delicato argomento una volta che l’evento in questione è terminato, appunto per non creare futili problemi ma solo per suscitare una discussione costruttiva. In questi giorni Felina ha ospitato una festa chiamata “dell’unità della sinistra”, con tanto di numerose bandiere rosse appese ai crocicchi del paese. Già dal principio pare strano come la sinistra debba essere unita ma le bandiere esposte siano differenti: comunisti italiani, rifondazione comunista, ecc…

Il venerdì mattina, quando sono passato per il paese con la corriera verso le 7 e 30 di mattina, sono rimasto un tantino stupito alla vista di così tanti vessilli che garrivano fieri al vento: sembrava di entrare a Stalingrado!

Alla constatazione di cotanta forza in un movimento politico che consideravo (quasi) morto mi sono sorte alcune domande: è possibile fare di pubblici arredi aste per bandiere politiche (di qualunque segno)? Possibile che nessuno abbia protestato o abbia contestato queste affissioni? Ha ancora qualche significato, oggi, quella falce e quel martello gialli su sfondo rosso?

In particolare su questo punto vorrei ricordare come pochi mesi fa, in sede di parlamento europeo, è stata presentata una proposta di legge da parte dei deputati dei paesi baltici di mettere al bando in tutta la comunità europea le rappresentazioni di falce e martello. Uno di questi politici raccontava come noi occidentali abbiamo giustamente messo al bando i simboli dei regimi totalitari di destra, consci degli orrori commessi; oggi, secondo loro, è tempo di rendersi conto di quanto è accaduto durante gli anni della cortina di ferro al di là del muro: degli eccidi, delle carestie consciamente provocate, delle deportazioni, delle libertà violate ecc...

Un ottimo spunto di riflessione politica, credo, oggi spesso trascurato.

(Alessio Zanni, [email protected])

16 COMMENTS

  1. La forma e la sostanza
    Sono soddisfatto che le uniche repliche che giungono sono sulla forma dei miei interventi, non sulla sostanza. Forse quest’ultima è troppo difficile da smontare o da comprendere e chi replica lo fa “coperto” da sicuri pseudonimi. So che ad esporsi ci vuole coraggio, però, come ha detto qualcuno che ha fatto più politica di me, “Chi non è pronto a morire per la sua fede, non è degno di professarla”.
    A proposito di storia: essa ci insegna come la Falce e il Martello dovunque siano stati stati innalzati a vessillo non solo hanno fallito il loro progetto politico ma hanno anche avuto strascichi pesanti come eccidi e ripetute violazioni dei diritti umani.

    (Alessio Zanni)


  2. Complimenti a Zanni che si rivela fine politologo, accusando gli orrori dei regimi di sinistra e poi citando nel suo commento come motto di vita una frase “bellicosa” di Benito Mussolini (da Scritti e discorsi, vol. VII, p. 225). Abbiamo capito tutto. Sul tema degli pseudonimi forse farebbe meglio ad usarne uno anche lui per evitare figure barbine.

    (Commento firmato)


  3. Ciao Alessio, si potrebbero dire tante cose sul tuo articolo e molte obiezioni. Io parto dalla più semplice ed elementare ma che a mio parere è l’argomentazione più forte contro la richiesta dei parlamentari baltici. In Europa le forze che come dici te si “richiamano alla falce e martello” hanno contribuito alla liberazione del continente dalle dittature nazifasciste.
    In particolare, se guardiamo al nostro paese, queste forze, oltre ad essersi impegnate nella lotta di liberazione, hanno contribuito alla stesura della nostra Carta Costituzionale, elemento essenziale della nostra democrazia.

    (Simone Ruffini)


  4. Caro Alessio, proprio non capisco questi tuoi interventi così approssimativi. Premetto che il comunismo non è la “mia fede”, ma ci metto la faccia, come dici tu, proprio perchè non cerco voti e non porto voti a nessuno. Detto questo, non credo che essere di destra debba per forza significare essere superficiali e poco preparati, oltre che poco avveduti. Non mi pare che il presidente della Camera lo sia. Personalmente sono ben felice di non essere nata in una nazione sotto il controllo di Stalin/Acciaio o nel Messico della rivoluzione comunista (che pure è preceduta da un aspro contrasto con le compagnie petrolifere e con gli Usa con relativa minaccia di guerra da parte degli Stati Uniti. Leggiti “Il potere e la gloria” di G. Greene, dove il protagonista è il “prete dell’acquavite”, peccatore, terrorizzato dalla morte, braccato dal luogotenente dell’esercito rosso, che torna indietro per soccorrere morenti e infermi). Sono felice di essere nata in una nazione libera con una delle migliori Costituzioni del mondo. E per questo sento di dover rispetto a chi, per la “mia” libertà e per quella Costituzione ha lottato e sofferto. E che l’ha poi firmata, giurandovi fedeltà. Tra quelli, lo sai, c’era anche chi si riconosceva nel simbolo della falce e martello, c’era Palmiro Togliatti. Perché noi non siamo stati liberati dall’oppressione russa; d’altra parte, i nemici della Patria, in quella guerra, erano gli americani, erano gli inglesi e i francesi, lo sai. Era un soldato americano quello che mio nonno (democristiano, cattolicissimo) ha nascosto e aiutato col pericolo di ritorsioni nazifasciste. E gli americani ci hanno aiutato a liberarci dal nazifascismo, non dal comunismo, che noi non abbiamo mai avuto. Credo che nessuno ti risponda perché il discorso è troppo ovvio, persino imbarazzante nella sua ovvietà. La caduta di senso critico lascia attoniti: ognuno è libero di far coincidere fascismo e comunismo, la letteratura non manca. Ma serve coerenza. Se si rinnegano i totalitarismi, come mai il Pdl accetta di essere alleato di movimenti neofascisti o neonazisti? I fascisti erano dei simpatici amiconi a confronto di Togliatti? In Germania nessun partito democratico cercherebbe di andare al governo con la destra neonazista e i suoi voti. Noi, come sempre, siamo un’anomalia: perché pur di contrastare i terribili comunisti – come nel 1921 – siamo ancora disposti ad allearci a Forza Nuova e roba simile. Palmiro Togliatti è stato vicepresidente del Consiglio tra il 1944 e il 1945 e ministro di grazia e giustizia (1945-1946); è stato deputato all’Assemblea Costituente. Dal 1927 sino alla sua morte, avvenuta il 21 agosto 1964, è stato segretario generale del Partito comunista italiano. Posso essere critica con lui per l’amnistia, posso essere sconcertata per come si è comportato con gli alpini rimasti prigionieri in Urss, ma non posso non riconoscere l’iniziale positività del simbolo della falce e martello. Simbolo nato ad hoc nel 1918 (ripreso dalla precedente seconda internazionale di Parigi nel 1889) che costituisce un responsabile atto di presa di posizione, visuale, politica, e quindi sociale, senza bisogno di celti e pagani, per rivendicare il suo messaggio. Per milioni di oppressi ha rappresentato, indipendentemente da ciò che succedeva nel gulag di Stalin, una speranza di riscatto, mentre quelli nazifascisti sono, nella sostanza, soltanto simboli di razzismo, violenza e guerre annientatrici. Niente altro! Gianni Alemanno, intervistato da una conduttrice televisiva, ha mostrato la croce celtica che porta al collo. “Per me – ha spiegato – è un simbolo religioso e rappresenta un modo di essere del ‘cristianesimo celtico’. Lo porto come simbolo religioso e in ricordo di un amico scomparso”. Solo che Italia i simboli del nazismo sono vietati per scopi apologetici e permessi per fini educativi, per esempio su un libro di storia. Non così per la falce e il martello. Tornando alla croce celtica, bisognerebbe distinguere tra la ricerca storica, archeologica, etnografica, genetica, etc. e la propaganda politica fine a se stessa. La prima è una cosa seria, la seconda una messinscena (i celti dalle nostre parti ci sono stati, eccome, ma oggi in che rapporto dovremmo stare con loro e con un illogico ‘cristianesimo celtico’? Sarebbe come fare propaganda per un “comunismo villanoviano”). Durante i moti per il pane di Milano, quando il generale Bava Beccaris fece sparare sulla folla, in piazza con i socialisti c’era un prete che scriveva sul suo giornale: “Il capitalismo conduce necessariamente a creare dei ricchi sterminati e dei poveri sofferenti, servi, rachitici, cretini. L’operaio non è più un individuo: è un pezzo della grande macchina chiamata produzione, per ottenere il massimo della produzione con il minimo della spesa, a danno tutto del lavoratore…”. Credi fosse un comunista? Un socialista? Venne arrestato con Filippo Turati ed Anna Kuliscioff. Nel 1870 il motto del suo giornale era “col Papa e per il Papa”; negli anni successivi egli combatté contro il liberalismo politico e la massoneria. Don Davide Albertario fu un deciso fautore dell’Opera dei congressi e dei comitati cattolici, ispirata agli stessi motivi di lotta continua e aperta al liberalismo. Quando nel 1898 il ministro dell’Interno Di Rudinì sciolse oltre seimila associazioni cattoliche sotto l’accusa di sovversivismo, anche i giornali cattolici che le difendevano furono colpiti e i direttori processati. Penso che tu conosca Leone XIII e la sua “Rerum Novarum”; ebbene: l’obiettivo indicato dal papa era quello di realizzare la solidarietà di capitale e lavoro, proprio perchè Leone XIII riteneva assurdo l’antagonismo tra le due forze, che soltanto unite e concordi possono progredire. Nell’89, parlando a diecimila operai francesi giunti a Roma in pellegrinaggio, disse: “A chi tiene il potere spetta soprattutto persuadersi di questa verità: che per rimuovere il pericolo da quella minaccia che potrebbe venire dal basso, nè le repressioni, nè le armi dei soldati saranno sufficienti”. Insomma: aveva già previsto la Rivoluzione russa con 17 anni di anticipo. Invece di scandalizzarsi per le bandiere rosse, non sarebbe il caso, vista la miseria in cui stiamo precipitando, avere la stessa avvedutezza di papa Leone XIII? Perché le rivoluzioni sono sempre sangue e dolore, ma sono il punto di rottura (la fisica insegna) di una tensione ormai insopportabile dovuta alle ingiustizie.

    (Normanna Albertini)

  5. Per Alessio
    Penso che la vera democrazia dia l’opportunità a tutti di divulgare le proprie idee nel rispetto delle leggi e nel pieno rispetto della COSTITUZIONE italiana. Mi sembra molto ipocrita da parte tua la domanda sul pubblicizzare una vessillo politico. Ricordo benissimo all’incontro tra i candidati sindaci la tua presenza da candidato con tanto di bandiera della Lega Nord sulla spalla, fiero ed accompagnato dalla banda musicale “di Felina” sulle note di “Va pensiero”. Anche quella bandiera, pur “giovane”, ha causato 11 morti a Bengasi per i deliri di Calderoli e la sua magliettina contro l’Islam, oltre ad un crescente razzismo strisciante. Riguardo ai simboli della destra totalitaria rimangono e anche se sono camuffati le ideologie non cambiano. Non mi sorprende neanche la frase di Benito Mussolini che da nostalgico dichiarato dell’ideologia del fascismo hai inserito nel commento. Niente mi sorprende più, nemmeno un ragazzo marocchino che viene preso a sprangate dai “nuovi squadristi” a Toano.

    (Mattia Rontevroli, “MontagnAntifascistA”)

  6. Felingrado e fiero!!!!!
    Ma se sei tu il primo a sventolare bandiere, ma fammi il piacere per non dire altro!!!!!

    (Denis Cervi)

    P.S. – Wow, che super problemone questo dei vessilli… Perchè non parliamo del linciaggio di Toano a sfondo razzista… Perchè non parliamo del decreto anti elemosina… Stiamo qui a parlare di una bandiera che ha la falce e il martello?????!!!!!

  7. Quanta speranza aggrappata a quel “quasi”
    “Quasi” morto, caro Alessio, non vuol dire morto, per fortuna. Non solo mia ma anche tua, perchè preferisco “non sono d’accordo con te ma morirò perchè tu possa dire quel che pensi” alla tua idea di fede. Falce e martello: sotto quel vessillo quanta gente ha dato la vita per un mondo migliore? Quante lotte operaie qui, in Italia, sotto casa tua, non nel Baltico, si sono consumate? Quanto anche tu dovresti essere grato alle donne e agli uomini che, guidati dagli ideali che falce e martello rappresentano, ti hanno permesso di nascere e crescere in un paese “decente”. La cosa che davvero mi sconvolge è che con tutto il marciume che c’è oggi in Italia la tua attenzione si posa su falce e martello…

    (Andrea Zannoni)


  8. Credo, caro Alessio, che la falce e il martello di cui tu non reputi essere utile l’esitenza ha dato possibilità a te e ad altri di poter avere voce in capitolo in tutte le questioni che succedono nel mondo! Non vorrei che avessimo ancora bisogno tra qualche anno di un ritorno!!!! Vorrei solo ricordarti che la falce e il martello nella tua regione è stata un modo di amministrare che ci ha portato ad essere copiati in molti stati per quanto riguarda gli asili e i servizi di assistenza… Ci troviamo al portico per parlarne a quattr’occhi? Ciao, buona serata.

    (Enrico Romagnani)

  9. Libertà, uguaglianza, fratellanza
    Ringraziando sentitamente tutti gli intervenuti per il loro contributo, premetto subito che il mio post precedente era volutamente provocatorio. Dichiaro pubblicamente, a scanso di equivoci, che personalmente condanno senza se e senza ma tutto il periodo della dittatura fascista. Periodo buio, scurissimo, dove ogni cittadino italiano perse le sue libertà più elementari in nome dell’ideologia naufragante di un leader che stava sempre più andando verso il delirio mentale.
    Omicidi, come quello Matteotti, sono l’emblema di un periodo da cui abbiamo fatto bene a prendere le distanze e di cui abbiamo fatto bene a vietarne la riproduzione. Vorrei ricordare inoltre come, alla presentazione dei candidati sindaci, io ero l’unico della truppa di “Castelnovo libera” a non avere in spalla bandiere politiche, ma l’unica bandiera che mi rappresenta appieno: il tricolore. Già, il tricolore, perchè oggi non mi sento rappresentato da nessun partito politico; anzi, ne sono schifato.
    Credo altresì che i simboli “falce e martello” siano, oggi, fortemente anacronistici, frutto di un’ideologia, quella marxista, fondata in un mondo profondamente diverso segnato da una società profondamente diversa. Precetti, poi, come l’ateismo e l’odio di classe, sono a mio avviso dei disvalori, che sviliscono la dignità di una persona e di un’ideologia. La rivoluzione francese, faro delle nostre società moderne, ci ha lasciato 3 grandi valori: libertà, uguaglianza, fratellanza. Abbiamo visto come il capitalismo si focalizza troppo sulla prima, il comunismo sulla seconda. E la terza via? Ha sbagliato sicuramente declinazione nella storia, ma, come dice il nostro presidente della Camera, “Credo che l’istituzione mussoliniana di una terza via in alternativa al comunismo [e al capitalismo] sia ancora attualissima”.

    (Alessio Zanni)

  10. La storia
    Sarebbe interessante discutere questi argomenti da un punto di vista storico. Cosa impossibile partendo dall’articolo in questione. Se uno ha a cuore “la storia” non dovrebbe porre certe domande; il tema andrebbe affrontato in maniera meno strumentale e “ideologica”. Dovrebbe essere chiaro cosa falce e martello hanno rappresentato in Italia nel ‘900. E non è esattamente quello che rappresentano oggi nei paesi baltici. Le lotte dei lavoratori negli anni ’20, la lotta al regime fascista fin dai primi mesi, il sacrificio durante la Resistenza, la Costituzione, le battaglie sociali negli anni ’60 e ’70. Credo non ci sia niente da nascondere o di cui vergognarsi… Al contrario credo sia una storia da ricordare.

    (Yuri Torri)

  11. Orgogliosi di Felingrado
    Consiglio ad Alessio Zanni di studiarsi l’opera dei COMUNISTI ITALIANI durante la resistenza e nel cinquantennio successivo. Si accorgerà che oltre a non aver compiuto nè stragi nè crimini sono stati un costante punto di riferimento ideale e reale per i lavoratori, contribuendo più di qualsiasi altra formazione al miglioramento sostanziale della loro qualità della vita tramite diritti, conquiste, aggregazione. Un po’ quello che non riesce a fare la Lega (formazione in cui Zanni milita) oggi, epoca di ignoranza e di mancanza di analisi concrete, riducendosi ad accanirsi su capri espiatori facili come gli immigrati (come fossero loro il problema e non vittime come noi) senza incidere davvero sulla società. Saluti e baci da Felingrado, zona di fermento, feste e intelligenze, orgoglio della montagna.

    (Luca Magnavacchi)

  12. Credo che parli la storia
    La storia non si cancella, si studia, se uno vuola l’apprende o la dimentica… ma rimane. La falce e martello incrociati sono il simbolo dell’unità delle masse contadine, rappresentate dalla falce, e della classe operaia e dei lavoratori, rappresentati dal martello. La bandiera rossa simboleggia il sangue versato dai lavoratori e dal popolo. E’ nata per rappresentare tutto questo ed è sempre stata il simbolo della libertà dallo sfruttamento, della giustizia sociale, dell’unità dei popoli e delle nazioni contro l’oppressione imperialista, il capitalismo e la reazione in genere. La rinuncia a tale simbolo ha sempre accompagnato l’abiura dell’ideologia, della storia. E’ un simbolo che poi è stato utilizzato per rappresentare molte cose ma che comunque ha una sua storia e identità precisa, nato e che vive come rappresentanza di una lotta che può essere anche politica.
    Diversamente da simboli antisemiti utilizzati già nei primi del ‘900 e poi dal nascente partito di cui tutti conosciamo il nome a simboli dell’arianità, commettendo due grandissimi errori: 1) credevano di discendere dagli ari, popolo indo-iranico che indicavano come progenitori e quindi razza pura; 2) credendo che questi avessero inventato la croce uncinata ma questa in realtà era già il simbolo di qualche cosa utilizzato in antichità… simbolo di fertilità e benessere (credo simboleggi il sole che gira) utilizzato in Mongolia, Cina, America centrale in religioni diverse con alcune modifiche. Se andate a Cipro e Creta la potete vedere ovunque, specchiata la si trova nella religione induista. La croce uncinata è un simbolo tuttora esistente ma che non può essere accostato a movimenti politici che richiamano all’antisemitismo o a fondamenti razziali perchè non ne rappresentano l’identità o meglio non dovrebbero farlo.
    Mi scuso per eventuali errori ma non sono nè uno storico nè un professore ma credo che sia importante difendere alcuni simboli che hanno storie a vita propria e di cui noi non possiamo decidere proprio nulla. Poi, Alessio, possiamo discutere sul fatto che sia giusto o no utilizzare arredi pubblici per appenderci bandiere di partito o altro… e posso anche quasi darti ragione… ma Felingrado è orribile…

    (Nicola Mailli)


  13. Credo che Zanni abbia colto nel segno, se la sua intenzione era quello di promuovere un dibattito sulle bandiere rosse. Gli stati baltici, novelli di democrazia, hanno chiesto di mettere al bando falce e martello perché rappresentano, per loro, dittatura e sofferenza; essere solidali o meno con loro è nostro diritto, tuttavia non credo che una democrazia liberale consolidata abbia bisogno di vietare l’uso di qualsivoglia simbolo. Anche se in molte parti del mondo succede il contrario. Ognuno può credere in buona fede che la bandiera rossa sia un simbolo di libertà, tuttavia laddove sventola significa dittatura. Stime ufficiali individuano in 100 milioni il numero di morti dovuti all’ideologia comunista, di cui quella bandiera è il simbolo. Un numero esorbitante. In Italia, fortunatamente, il comunismo non c’è mai stato, ma le vittime di tale ideologia si possono contare anche in Italia; dietro quella ideologia si nascosero gli assassini che buttarono vivi i nostri connazionali nelle foibe, la cui colpa non era quella di essere fascisti, bensì italiani. Al seguito della stessa bandiera i partigiani italiani comunisti attaccarono e massacrarono i partigiani della Brigata Osoppo a Porzus. Ma se siamo troppo lontani nello spazio, allora possiamo parlare del triangolo rosso Reggio–Bologna–Ferrara laddove la morte colpì non solo fascisti e nazisti, bensì democratici, liberali e cattolici, molti di essi partigiani che come colpa avevano quella di essere democratici, in larga parte democristiani. E sempre dietro le bandiere rosse i compagni lanciavano i sassi agli esuli istriani alla stazione di Bologna. Lo stesso Napolitano giustificò l’invasione sovietica a Praga in nome del bene supremo del comunismo. E Napolitano è il presidente della Repubblica ed è il mio presidente. E sinceramente, per quello che sta facendo nel suo difficilissimo ruolo, lo stimo.
    Alcuni politici nostrani, che si dichiarano comunisti, sostengono ai giorni nostri la dittatura castrista ed inneggiano al dittatore Chavez. Con questo cosa voglio dire? Che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio e che se qualcuno in buona fede ritiene che la bandiera rossa sia un simbolo di libertà, come mi pare di capire da quanto scritto dalla Sig.ra Albertini, debba anche accettare un dibattito su quale sia invece il significato di tale simbolo fuori dal suo orticello, la cui iniziale positività è tutta da dimostrare. Certo che da chi giudica il comunismo indipendentemente da quello che succedeva nei gulag ci può stare anche un giudizio indipendente da 100 milioni di morti o da qualche miliardo di oppressi. In fondo sono incidenti di percorso… Non oso immaginare cosa avrebbe potuto scrivere se il comunismo fosse “la sua fede”.
    La croce celtica è invece tutt’altro che un simbolo fascista. Anzi! La celtica è il simbolo adottato dai giovani delle destre in aperto contrasto con la simbologia fascista adottata dai nostalgici del ventennio e simboleggia l’appartenenza della gioventù di destra ad un movimento europeista le cui radici nascono nel nord Europa: la scelta della croce è quindi esterna al nostro paese. Lo slogan infatti era Europa Nazione, una nazione che comprendeva anche i paesi dell’est: e siamo alla fine degli anni ’60, quando l’Unione Europea era solo nel pensiero di pochi. Ben diverso quindi da una simbologia nazista. La “colpa” della celtica fu che grazie alla sua semplicità grafica venne utilizzata successivamente da movimenti neonazisti. Alemanno la porta in ricordo degli amici citati nel buon reportage di Luca Telese, Cuori Neri (e quindi non ha nulla da spartire con lo stesso simbolo proibito successivamente dal Mancino). Telese è un giornalista di sinistra, e non parla di fascisti uccisi durante la guerra, ma di ragazzi che ebbero la colpa di militare nel Msi. Questo per dovere d’informazione.

    (Massimiliano Coloretti)