Home Società I parrocchiani sulla partenza di don Pierluigi Ghirelli: “Ci sentiamo defraudati”

I parrocchiani sulla partenza di don Pierluigi Ghirelli: “Ci sentiamo defraudati”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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E’ con profondo rammarico che abbiamo appreso la notizia del trasferimento del nostro parroco, ben lontani dal pensiero di un tale e improvviso cambiamento. Sono nove anni che don Pier Luigi è in mezzo a noi, anni sufficienti per creare un legame affettivo solido, ma davvero troppo pochi per costruire un cammino insieme e realizzare i tanti progetti avviati, che improvvisamente vediamo interrotti.

Dobbiamo proprio pensare che i nostri paesi sono dimenticati da tutti, non solo dai politici… Il "Convegno della montagna" (risalente a soli 6 anni fa) è stato definito “un laboratorio di idee, progetti, ministerialità, ecc.”. Doveva segnare una svolta nel funzionamento della Chiesa di montagna come, ad esempio, proposte e non proteste, rendere protagonisti gli abitanti… A tutto c’è rimedio, anche nei momenti di crisi di vocazioni e conseguentemente di ministri si possono trovare soluzioni, forse è sufficiente parlarne prima e quindi attuarle: così è stata la semina e così deve essere il raccolto…

Vorremmo richiamare una citazione di Sua Eccellenza a proposito di “viaggi in barca…” e di ciò che è indispensabile come risorse, attrezzature e soprattutto motivazioni… ma c’è un’altra cosa indispensabile per navigare: il timoniere! La flotta del vicariato di S. Maria Maddalena era ed è composta da 26 barche o meglio barchette e oggi ci sono rimasti solo 6 timonieri: quanto ancora potranno navigare? E soprattutto come navigheranno? Il Vicariato di Cervarezza viene ora a ritrovarsi con un altro sacerdote in meno proprio nel paese che conta il maggior numero di abitanti e la maggior presenza di turisti.

Siamo ben consapevoli dei numeri esigui degli abitanti delle nostre parrocchie, che certo non possono essere paragonate a quelle della pianura, e al numero sempre più ristretto dei sacerdoti presenti nella diocesi, però ugualmente ci sentiamo defraudati. Riteniamo infatti di vitale importanza la presenza costante di un sacerdote nella nostra comunità come punto di riferimento, di riflessione, di incontro e di organizzazione. Vedere la canonica chiusa è segno di un’ulteriore decadenza, significa togliere ulteriori stimoli ai parrocchiani, vuol dire trovare chiusa la porta della casa del Signore!

Che dire poi delle corse affannose che dovrà fare l’unico sacerdote delle due unità parrocchiali che fanno capo a Busana e Cervarezza anche solo per affrontare un minimo di attività pastorale? E come potrà, oberato dai troppi impegni, trovare il tempo per creare rapporti umani con la gente? Non vogliamo polemizzare con le scelte di chi ha una situazione non facile da gestire, ma resta l’amarezza di vedere la nostra montagna sempre più abbandonata.

(I parrocchiani di Cervarezza, Talada, Frassinedolo)

6 COMMENTS

  1. Prima e dopo
    Ora però io mi chiedo: cosa fa la montagna, intesa come comunità di uomini, per dare il giusto valore alle persone che ha? Cosa fa per dar loro modo di agire? Quale impegno spende al loro fianco e per sostenerle? Ci sono le lettere di protesta quando un prete viene trasferito. Non sarebbe meglio scrivere PRIMA qualche lettera di apprezzamento per quello che fa e per quello che è? Non sarebbe meglio andare a dirglielo di persona, ogni tanto, o dimostrarglielo con l’impegno in parrocchia? Forse, alla richiesta di un trasferimento, uno potrebbe anche dire di no, visto che gli è permesso. Auguri a don Ghirelli, che si troverà in una parrocchia vivacissima (visto com’è andata ieri sera al concorso per i migliori bollettini, proprio a Montecavolo), sicuramente consona alle sue qualità.

    (Commento firmato)

  2. Bravo predicatore
    Ho avuto il piacere di assistere quest’estate ad un battesimo celebrato da Don Ghirelli nella chiesetta di Frassinedolo e volevo esprimergli i complimenti… Se un giorno avrò un/una nipote saprò a chi fare celebrare la cerimonia. Buon lavoro!

    (Manuela)

  3. Un modo significativo per dire grazie…
    Riprendo dall’@CInformazione#C di oggi: Targa per don Riccardo – Dopo 19 anni don Riccardo Camellini lascia le parrocchie di Montecavolo e Salvarano per trasferirsi in quella di Regina Pacis a ottobre. Venerdì il Consiglio comunale di Quattro Castella l’ha salutato e ringraziato per il servizio svolto. Il sindaco Tagliavini gli ha consegnato una targa per “ringraziare don Riccardo dell’impegno profuso a favore di famiglie, giovani, anziani e poveri delle comunità di Montecavolo e Salvarano”.
    Ecco: un bel gesto, che dice più di mille proteste. Perchè non copiarlo o copiarne l’idea?

    (Normanna Albertini)

  4. Dobbiamo capire perchè anche la Chiesa reggiana si rassegna…
    Sono comprensibili sia le ragioni di chi protesta che quelle di chi osanna chi sapeva ben predicare. Nei confronti dei sacerdoti della montagna reggiana io credo serva sopra ogni cosa capirne il ruolo, il senso della missione, le doti spirituali e, perchè no, anche la capacità di organizzare, in ossequio alla dottrina sociale della Chiesa, il riscatto di un territorio segnato da una decadenza morale, religiosa, sociale ed economica.
    Ebbene, non mi pare che tutti i sacerdoti spostati in pianura avessero questa dote, questa propensione. Fforse sapevano criticare dal pulpito le gravi colpe delle multinazionali, ma mai li ho sentiti spediti quando si trattava di denunciare (e schierarsi) le colpe del potere politico e istituzionale che da 35 anni governa e distrugge la montagna. E’ vero, non si può essere perfetti, ma l’imparzialità anche nei religiosi è una dote rara. La grande riflessione, al di là dei singoli casi, è: “Ma la Chiesa reggiana crede ancora che in montagna si possa vivere?”. Se sì lo dimostri; ora non è così!!

    (Giano bifronte)

  5. Trasferimento di un sacerdote ormai montanaro
    Secondo me e molti altri si potrebbe vivere in montagna se non fossimo trascurati in certe situazioni sia dal lato religioso, politico, sociale, amministrativo locale. Noi montanari desideriamo essere ascoltati e capiti. La montagna se curata può dare tanto come ha dato nei tempi passati. Non si pensi soltanto alla pianura e alla riviera adriatica. Noi vogliamo contare anche se per colpa di altri stiamo restando in pochi. Qui non solo manca il lavoro, ma ora ci state privando di parroci che sono il giusto punto aggregante e di riferimento, umano, religioso, sociale. E’ il caso del nostro don Ghirelli, che in nove anni molto ha dato ed ha fatto, ma ora che stava e stavamo per raccogliere i meritati frutti bisogna iniziare tutto da capo. Auguri, Don, la vigna è del Signore e se vorrà invierà operai adatti alla nostra comunità ed alla nostra montagna.

    (Miria Bellesi)


  6. I tre sacerdoti spostati avevano, ognuno, i propri talenti; per la montagna è una grande perdita. Certo, non si può dire per nessuno dei tre che quei talenti li abbiano sotterrati… Inoltre, direi che ci sono altri che predicano contro le multinazionali: “Le multinazionali continuano ad invadere gradualmente il continente per appropriarsi delle risorse naturali. Schiacciano le compagnie locali, acquistano migliaia d’ettari espropriando le popolazioni delle loro terre, con la complicità dei dirigenti africani. Inoltre recano danno all’ambiente e deturpano il creato che ispira la nostra pace e il nostro benessere e con cui le popolazioni vivono in armonia” (@Lhttp://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20090319_instrlabor-africa_it.html#2._L’ambito_socio-economico@=www.vatican.va#L.

    (Commento firmato)