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Il saluto del Vescovo Adriano Caprioli alla scuola che inizia il nuovo anno

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Riceviamo e pubblichiamo.

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In questi giorni si aprono le porte e le finestre delle aule scolastiche. Si presentano volti nuovi, specialmente dei più piccoli, si incontrano ragazzi che a gruppetti ritrovano i loro amici, si rivedono giovani pieni di tante cose da raccontarsi dopo le vacanze. La vita di un quartiere, di un paese, di una città percepisce che un momento importante è arrivato. È l’inizio dell’anno scolastico.

Lo colgono con grande responsabilità i dirigenti e i docenti, ma anche le famiglie perché soprattutto su di loro grava il grande compito di far sì che tutto il tempo che i ragazzi trascorreranno dentro le aule scolastiche diventi momento educativo, contribuisca a rendere più incisivo il cammino di formazione già iniziato e incentivato nell’ambito familiare.

Come Vescovo desidero essere partecipe di questa responsabilità offrendo una parola di coraggio: dirigenti, docenti, genitori non smarrite le ragioni del vostro essere educatori!

L’emergenza educativa, che è presente oggi anche nella scuola, non è dovuta tanto a mancanza di mezzi, a difficoltà organizzative, a testi di stampo ideologico discordanti, ad una eccessiva burocrazia, quanto alla non dovuta valorizzazione del ruolo di guida di chi è preposto all’azione educativa. La crisi della scuola non è crisi di insegnamento, ma è crisi di vita.

È necessario crederci al proprio ruolo di educatori delle nuove generazioni, renderci consapevoli che si tratta di un’azione — non ho timore di dire missione — che mette in rapporto due libertà: quella del docente e quella dell’alunno.

Anche quando questa è appena all’inizio della sua crescita oppure è nella fase di sviluppo o sta raggiungendo quasi la sua maturità, ha bisogno di essere da quella orientata, illuminata, fortificata.

Non è facile, ci possono essere momenti di turbolenza, ma se le ragioni dell’educatore sono autentiche, ben fondate, se hanno il sapore del vissuto che testimonia la realizzazione della propria esistenza, allora esse avranno una incisività sull’educando inimmaginabile.

Per questo il papa Paolo VI diceva che il mondo di oggi non ha tanto bisogno di maestri, ma quanto di testimoni.
Questo è richiesto ancora più dal fatto che l’azione educativa è come un processo di incontro tra il giovane e la realtà che incontra, un incontro facilitato dai mezzi mediatici, un incontro non sempre chiaro, a volte subdolo, difficile da gestire, per questo maggiormente richiede una guida, un maestro, un mediatore.

Ecco il docente che spiega, che sbriciola le conoscenze, che aiuta a discernere, che presenta una visione delle cose, del mondo più ampia, che apre all’infinito. Si rende conto che il suo sapere è messo continuamente alla prova dalle esigenze del conoscere dei suoi alunni e la sua professionalità è sempre richiamata all’altezza del compito educativo.

Mi pare di poter dire che “l’educatore migliore è colui che inizia qualcuno a un cammino che dovrà percorrere in prima persona”.

Vorrei augurare a tutti gli alunni di potere incontrare nelle aule scolastiche queste figure di educatori e anche di riscoprirle tra le mura della propria casa.
Di cuore, con la benedizione di Colui che ha educato così il suo popolo.

(Adriano Caprioli, Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla)

Reggio Emilia, 15 settembre 2009, “primo giorno di scuola”