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Agricoltura in montagna: le risposte alle domande delle latterie

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CASTELNOVO MONTI (14 settembre 2009) - Un'azione unitaria per affrontare la crisi dei produttori del Parmigiano Reggiano in montagna. Tutti d'accodo. Questa mattina 130 persone sono intervenute al teatro Bismantova di Castelnovo Monti all’incontro pubblico con Associazioni, Enti e Consorzio richiesto da 17 latterie della montagna. “Chiedono risposte concrete a questi otto questi punti. Pena l’esplosione di una vera e propria bomba con conseguenze non solo nel mondo rurale” ha introdotto il moderatore Gabriele Arlotti. “L'agricoltura in montagna è legata alla produzione del Parmigiano Reggiano, che in questo momento è in forte crisi: i prezzi di vendita diminuiscono e non riescono più a coprire le spese di produzione. Siamo a un punto di non ritorno. E sul tema delle quote latte stiamo pagando un difficile prezzo”, dice Nardo Ferrarini, presidente della latterie Fornacione. “Le singole latterie da sole non riescono ad affrontare il mercato: eppure siamo pronti a fare la nostra parte – gli fa eco Martino Dolci, presidente della Latteria del Parco – Occorre cambiare lo scenario economico, fare un cartello per limitare lo strapotere della grande distribuzione”.

“Chiediamo unitarietà alle associazioni”, ha detto Paolo Croci, presidente della Latteria di Quara. “Troppo spesso non si è parlata una voce unitaria: noi caseifici siamo disposti a continuare a trovarci e monitorare le risposte che ci giungeranno a partire da oggi” hanno aggiunto Marcello Chiesi della Latteria di Cortogno e Sergio Carapezzi della Latteria di Selvapiana.

Le risposte che sono arrivate questa mattina da enti e associazioni hanno fatto intravedere uno spiraglio di luce per l’agricoltura montana. “Dell’interpellanza presentata in Regione che ho inviato anche al ministro dell’agricoltura Luca Zaia, porterò presto una sua risposta”, ha detto il consigliere regionale Fabio Filippi. “Entro il 16 ottobre, quando scade il termine per avere i finanziamenti del Piano di sviluppo rurale – ha detto la senatrice Leana Pignedoli – sarebbe bene che si presentasse un progetto unico di filiera per tutto il territorio della montagna, in una prospettiva che guarda anche al medio-lungo termine. L’azione deve essere comune, solo così è possibile far sentire la propria voce a livello regionale e nazionale. Monitoreremo anche le risorse promesse per l’agricoltura nel Dpef, visto che ad oggi il governo non parla di crisi in agricoltura”.

L’importanza dello sviluppo di una filiera è stata ribadita anche dal presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano Fausto Giovanelli e da Davide Barchi, dirigente al Servizio produzioni animali della Regione Emilia-Romagna. “Nel Piano di sviluppo rurale, la scelta di favorire i piani di sviluppo di filiera è nata dall’analisi dei problemi passati, dovuti alla disgregazione. Abbiamo raddoppiato i fondi per portare il Parmigiano all’estero e abbiamo investito in progetti di assistenza tecnica. Ora stiamo cercando di trovare un budget destinato solamente alle aree montane”, è la risposta di Barchi. “Un progetto di filiera è già in corso di realizzazione – dice Luigi Tamburini di Legacoop - Abbiamo già messo insieme 15 caseifici e 18 aziende agricole”. Per Alberto Lasagni, Confcooperative di Reggio Emilia, “agli enti chiedo prima di tutto di definire quale è il valore non solo economico del fare agricoltura”.

Il presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano Giuseppe Alai ha sottolineato alcuni punti su cui è importante lavorare. “Sono quattro gli elementi su cui intervenire – ha precisato – La qualità, il disciplinare per diminuire i costi di produzione, la gestione dei prodotti non conformi (cioè che non hanno i requisiti per la marchiatura) e l’eliminazione della competitività interna”.

Sulla qualità punta anche Marino Zani, presidente provinciale di Coldiretti. “Bisogna seguire la strada della qualità e della distinzione del prodotte – ha detto. Crediamo nella differenzazione del prodotto. Poi occorre puntare sull’export, su una marchiatura del Parmigiano Reggiano più selettiva e su una maggiore valorizzazione del prodotto anche attraverso una pubblicità più forte e incisiva”.

Un capitolo importante affrontato questa mattina è quello dei prestiti. “Con le banche occorre adottare una strategia comune per salvare le aziende”, ha detto Mauro Vicini, presidente della Confederazione italiana Agricoltori dell’Emilia-Romagna. “Le banche hanno un ruolo importante per superare la crisi, occorre responsabilizzarle, perché ci sono molte famiglie che vivono sull’agricoltura in montagna”, ha ribadito Enrico Bini, presidente della Camera di Commercio. “Anche il Governo, però, come hanno già fatto la Regione e la Provincia, deve dare il suo contributo per gli Agrifidi, perché se chiude un’azienda agricola, c’è un impoverimento non solo del territorio montano ma di tutta la provincia”, ribadisce la presidente della Comunità montana Nilde Montemerli. “Delle domande che sono arrivate per il Piano di sviluppo rurale, 75 sono rimaste fuori dai fondi, di queste 33 sono aziende montane – spiega l’assessore provinciale all’agricoltura Roberta Rivi – per questo serve una revisione del Piano, che tenga conto della specificità dell’agricoltura in montagna e non la equipari a quella della pianura”.Rimane imprescindibile la necessità di un’azione comune. “Nessuno deve cercare di primeggiare, lo spirito deve essere unitario - sostiene il neo direttore di Confagricoltura Roberto Iotti, –. Giovedì 17 settembre faremo una manifestazione al casello autostradale di Modena Nord per far sentire la nostra voce. Sono invitati tutti, indipendentemente dal colore della bandiera”.

Ora l’impegno dei caseifici: ritrovarsi, restare uniti, fare proposte, monitorare gli impegni.

* * *

I caseifici sono una risorsa importante per la montagna e per il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. All’indomani dell’incontro delle Latterie sociali montane con i politici, gli Enti locali e le Associazioni di categoria al teatro Bismantova di Castelnovo Monti, il presidente del Parco Fausto Giovanelli scrive una lettera indirizzata ai presidenti delle latterie dell’Appennino.

"Cari amici,
il 16 ottobre scadono i termini per la presentazione di uno o più progetti di filiera radicati nelle latterie d’Appennino, che possono sostenere e innovare (le 2 azioni sono inscindibili) l’agricoltura del Parmigiano Reggiano in montagna.
A questo fine, il Parco nazionale è disponibile a confrontarsi, anche per essere partner – nei limiti dei propri mezzi – di progetti che rendano il Parmigiano Reggiano di montagna più forte sul mercato, proprio perché espresso da un territorio di qualità. I progetti di filiera sono un nodo decisivo, perché è proprio nella struttura della filiera, cioè nella debolezza dei produttori rispetto ai grossisti e alla grande distribuzione, “il tallone di Achille” di un comparto che sappiamo essere di grande valore e addirittura di eccellenza.

Se si vuole risollevare il reddito per la produzione del territorio bisogna cambiare i rapporti di forza all’interno della filiera di produzione e vendita. Se questo è anche il vostro obiettivo, potete considerare il Parco nazionale un alleato permanente e fedele. Conservare foraggere, stalle, latterie, punti vendita, risorse umane e servizi territoriali legati al Parmigiano Reggiano, fino alle quote alte dell’Appennino, è certamente uno dei compiti del Parco. “Il grido di dolore” da voi lanciato lunedì scorso a Castelnovo Monti deve essere colto al di là dei confini del mondo agricolo, da banche, imprese di altri settori e istituzioni, perché in Appennino, il Parmigiano Reggiano non è, come è altrove, un” comparto” importante dell’economia, ma è l’identità per eccellenza, l’essenza della storia , dei saperi materiali e del paesaggio.
Per questo è prima di tutto nelle vostre mani, ma anche nella responsabilità di tutti saper reagire a una situazione che non è una delle ricorrenti “crisi del Grana”, ma un passaggio che mette a rischio la sopravvivenza stessa dell’economia del Parmigiano Reggiano in montagna e che richiede anche un salto di qualità delle imprese. Oggi dare ossigeno alle aziende in difficoltà che vogliono continuare non è assistenzialismo, ma imprescindibile e strategica necessità del territorio.

Altrettanto imprescindibile, però, è legare i finanziamenti ad azioni capaci di dare identificazione e radicamento territoriale al prodotto e alla sua commercializzazione. Rispetto a decenni di rinuncia dei produttori ad assumere i rischi della commercializzazione, quella che si deve fare è una rivoluzione difficile ma necessaria e, ritengo – dopo avervi ascoltato lunedì al teatro Bismantova – del tutto matura. Per questo ribadisco che il Parco è disponibile a essere tra i partner di ogni progetto che vada in questa direzione, impegnando tutta la volontà possibile per questa sfida che consideriamo, al tempo stesso, sfida di conservazione, innovazione e competitività dell’Appennino.

(Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano)

3 COMMENTS


  1. Cara Sabrina, capisco dal cognome che la cosa importante sia far emergere l’opinione di una parte politica piuttosto che un’altra, ma non me la prendo per essere stato ignorato nel commento. Anzi, mi auguro si continui così perchè vuol dire che la Lega aumenterà ancora; i montanari sono più intelligenti di come qualcuno pensa.

    (Romano Albertini, consigliere provinciale Lega Nord)

    —–

    @CFacciamo notare solo che il cognome Pignedoli è parecchio diffuso in queste zone.

    (red)#C

  2. Eccolo!
    In un contesto dove la valorizzazione e protezione di un prodotto fondamentale per la sopravvivenza dell’agricoltura nella nostra montagna, il leghista di turno si lamenta perchè non è stato citato nel commento!!! Per la Lega è più importante salvaguardare gli interessi degli agricoltori evitando di vedere nei supermercati il Parmigiano Reggiano offerto a meno di 9 € al kg svilendo così la qualità e i rigidi protocolli di produzione oppure mettersi in vetrina?
    Cordiali saluti.

    (Enzo Fiorini)

  3. Presenzialismo
    Ero presente al momento di incontro. Leggo che Albertini – che per altro non era presente nella scaletta dei relatori – si lamenta – mi pare in maniera poco elegante – per non essere citato nel pezzo di @CRedacon#C. Spero di rimediare facendo mente locale al suo intervento. Dopo una fumosa difesa di ruolo del Ministro Zaia – priva di numeri – Albertini ha lamentato il fatto che all’estero il Parmigiano Reggiano ha prezzi troppo alti. Tutto qui. Nulla che fare con la scaletta della mattinata.
    Per dovere di cronaca: ben vengano prezzi alti per il tipico prodotto all’estero (e in Italia). Ma il vero problema è che questi maggiori prezzi non finiscono nelle tasche degli agricoltori. Un intervento fuori tema e meritorio di non essere ricordato.

    (Commento firmato)