Venerdì 11 settembre è in programma una riunione della Commissione consultiva faunistico-venatoria. E al riguardo Cia, Coldiretti e Confagricoltura hanno qualcosa da dire.
"Preso atto che all’ordine del giorno è indicata la forma di prelievo collettiva del cinghiale, constatato che i danni creati all’attività agricola e non solo da tale ungulato nei territori agricoli di collina e montagna sono noti a tutti i soggetti presenti in Commissione e verificato che i prelievi effettuati nelle annate precedenti, con risultati in taluni casi anche positivi, non sono assolutamente riusciti a far sì che i numeri di tali ungulati sul territorio rientrassero nei limiti tollerabili per poter esercitare l’attività agricola senza subirne danni, comunichiamo che che per fronteggiare in un modo più incisivo i problemi derivati, le scriventi organizzazioni ritengono assolutamente utile e necessario cambiare il modo del prelievo di tale ungulato".
"Si chiede - dicono ancora le associazioni di categoria, che si augurano di non vedersi strumentalizzate dal mondo venatorio - di inserire nel piano di prelievo provinciale al cinghiale la rotazione delle squadre sul territorio provinciale di competenza dei singoli Atc ad ogni giornata di caccia".
La rotazione è la soluzione!
Fino a quando la squadra Y avrà come area fissa di caccia la zona X, non se ne uscirà (riguardo alla rotazione però, occorre verificare la norma regionale; ma anche se vi fosse un vincolo in tal senso, nessuno vieta poi di rimuoverlo!)! La fauna selvatica è patrimonio dello Stato e NON patrimonio di questa o quella squadra di cinghialai! Il Comitato direttivo uscente di ATC Montagna (COMPRESI I RAPPRESENTANTI DEGLI AGRICOLTORI) aveva adottato il seguente metodo geniale: “LA SQUADRA K E’ COORDINATRICE DEGLI ABBATTIMENTI SELETTIVI NELLA PROPRIA AREA!”.
Come dire ad un fungaio: “OCCORRE CHE IO VENGA A PRELEVARE UN PO’ DI PORCINI NELLE TUE FUNGAIE?”. E tutte le squadre a dire: “NO, GRAZIE, I CINGHIALI DA NOI NON SONO IN SOVRANNUMERO!”. Ma poi sono i DANNI il vero termometro della situazione. Se danni vi sono vuol dire che quella popolazione di ungulati è in sovrannunero! Non è giusto che tutti siano chiamati al risarcimento (ATC, Provincia, comune, Regione, Parco, ecc.) e pochi a riempire i freezer! Anche perchè la ZONA FISSA è madre di altro VIZIETTO venatorio: quello della pasturazione. Sapendo che si caccerà sempre in quella zona meglio installarvi decine di mangiatoie e rimpinzarle continuamente di mais, così gli animali la frequenteranno assiduamente! Con la rotazione delle squadre/aree questo insano meccanismo verrebbe a cadere all’istante. Non solo. Con la pasturazione aumenta a dismisura la densità dei cinghiali, causando l’aumento esponenziale dei danni cagionati. La prima cosa che le associazioni agricole dovrebbero fare credo sarebbe nominare NUOVI loro rappresentanti (SCEGLIENDOLI TRA I NON CACCIATORI, per evitare possibili conflitti di interesse…) nei consigli direttivi degli AA.TT.CC.
Perchè è sempre difficile cambiare la produzione della vigna se non si cambiano i vignaiuoli! Mi dicono che nel nuovo Consiglio direttivo ATC Montagna L’UNICA nomina nuova riguardante gli agricoltori sia quella di CONFAGRICOLTURA! Vuol dire che gli altri rappresentanti riconfermati hanno lavorato bene? Come ho detto più volte chi è causa del suo mal…
Eppoi, altra possibile soluzione: LA SQUADRA Y CACCIA SEMPRE NELLA ZONA X (una sorta di piccola riserva privata, per certi versi!). SE IN QUELL’AREA VI SONO DANNI AGLI AGRICOLTORI SIANO ADDEBITATI ALLA SQUADRA Y, NON AD ALTRI!
(Umberto Gianferrari)
Proposta folle, inaudita, indecente? Sono termini per nascondere egoismi e tutelare gli orticelli che vi siete costruiti in questi anni e che vi danno la possibilità di foraggiare e lanciare animali per il chilo di carne in più. La sicurezza non è in funzione del territorio ma solo il prodotto della nostra coscienza. In provincia di Reggio ci sono squadre che abbattono più cinghiali in un giorno che altre in tutta la stagione (alla faccia della par condicio): ma come li cacciano? Sempre nello stesso passaggio o sotto lo stesso albero per generazioni di cacciatori; è deprimente! No, grazie! Alla caccia sta succedendo quello che è già successo alla pesca con il proliferare dei laghetti pseudo-sportivi. Vi siete dimenticati di quando la gestione era della Provincia e si cacciava a rotazione dalla pedemontana al Cerreto? Non erano mai grandi carnieri ma era salvo il vero spirito della caccia. La caccia è avventura, libertà di sbagliare le poste, scoprire ambienti nuovi: SE NON C’E’ AVVENTURA NON C’E’ CACCIA. In bocca al lupo.
(Commento firmato)
Vorrei ricordare che i cinghiali sono animali che in una notte sono capaci di fare decine di chilometri. Voglio dire che un branco di cinghiali che staziona nei paraggi di Castelnovo ne’ Monti l’indomani notte può trovarsi a grufolare nei paraggi di Busana. Questo pezzo è tratto da Wikipedia: “I cinghiali sono animali sociali che vivono in gruppi composti da una ventina di femmine adulte coi propri cuccioli, guidate dalla scrofa più anziana: in alcune zone con grande ricchezza di cibo, tuttavia, si trovano gruppi comprendenti anche più di 50 animali, spesso frutto della fusione di più gruppi. I maschi più anziani conducono una vita solitaria per la maggior parte dell’anno, mentre i giovani maschi che ancora non si sono accoppiati tendono a riunirsi in gruppetti. Ciascun gruppo occupa un proprio territorio che si estende su un’area di una ventina di chilometri quadrati circa d’ampiezza e viene delimitato tramite secrezioni odorose della zona labiale ed anale: i territori dei maschi sono solitamente più grandi di quelli delle femmine, anche del doppio. Generalmente, il gruppo rimane nello stesso territorio finché le risorse sono sufficienti al proprio sostentamento, per poi abbandonarlo alla ricerca di aree più ricche di cibo qualora la disponibilità alimentare diminuisca: questo spiega l’apparizione improvvisa di cinghiali in aree dove storicamente la loro presenza non è contemplata.” Con questo voglio dire che fare girare le squadre, a mio parere non è la soluzione migliore.
(Antonio Romano)