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Castelnovo ne’ Monti / La storia della chiesa della Pieve è da riscrivere

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Mentre sono ancora presenti in mostra all'aperto una sfilza di campane della ditta locale “Capanni”, adagiate sull’erba del prato che la circonda, che molte persone hanno potuto ammirare in questo periodo transitandovi davanti, la chiesa della Pieve dal canto suo attende nientemeno che... la riscrittura di molte parti della sua storia. Proprio così.

Grazie all’interessamento dell’arciprete don Evangelista Margini, dagli archivi, parrocchiale ed altri, stanno infatti emergendo, mercè il preziosissimo lavoro di riordino e ricerca che sta compiendo praticamente a tempo pieno da più di un anno il castelnovese Corrado Giansoldati (più noto come “Dado”), appassionato della chiesa madre del capoluogo montano, particolari inediti sulla sua storia, fatta dai sacerdoti e dai vescovi che via via nel corso dei secoli l’hanno avuta in cura e l’hanno visitata. “La fatica è parecchia ma l’argomento é assai accattivante”, conferma l’interessato. Che, anzi, aggiunge: “La nostra Pieve non merita l'indifferenza dalla quale è sempre stata circondata da tutti noi castelnovesi”.

Tanto per dare un assaggio di quel che sta saltando fuori dalle vecchie carte, diciamo che la ricostruzione dell’attuale edificio sacro sul precedente di impianto romanico non risale al ‘600, come finora si è detto e scritto, ma, esattamente, al periodo tra il 1713 e il 1726. Nel secolo seguente, quindi. Non una differenza da poco.

In quest’ultimo periodo, poi, grazie al prezioso contributo che sta offrendo da un paio di mesi l’arch. Giuliano Cervi, che è stato coinvolto nel lavoro, si è predisposto ed installato provvisoriamente, almeno per dare un’idea di quanto “bolle in pentola”, un pannello esplicativo all’interno della stessa chiesa, posto alla vista di fedeli e interessati, nel quale, anche sulla base di analogie che si riscontrano con pievi del dintorno come quelle di Toano, di Marola e di Rubbiano (quest’ultima nel modenese), si ricostruisce visivamente una fondata ipotesi di come si poteva presentare l’impianto originario della chiesa castelnovese, che, come già noto, era internamente a tre navate. E’ sempre Giansoldati che spiega: “Il pannello presente in chiesa rappresenta appunto uno dei momenti del lavoro che stiamo portando avanti”.

Data la mole di documenti da “passare”, di cose da verificare, riscontrare e correggere, è tanta la voglia di ripresentare la chiesa della Pieve alla giusta attenzione che merita, non solo per quanto rappresenta per i credenti, ma anche sotto gli interessanti aspetti storico ed artistico.

Una delle ipotesi che, ancora molto prudentemente, potrebbe venire avanzata è che la Pieve “non si sia mai mossa” da dove è stata originariamente costruita. Smentendo in tal modo la tesi sempre finora sostenuta che essa fosse stata trasposta dove si trova attualmente, su un colle che domina Castelnovo ne’ Monti, dalla sommità della Pietra. Per tanto tempo, infatti, molti studiosi si sono arrovellati sul come e sul quando ciò potesse essere avvenuto, recando a supporto i pochi documenti esistenti su quel periodo e le molte, peraltro sempre legittime, supposizioni personali.

Giansoldati, quando potremo leggere i risultati delle ricerche che state compiendo?
“Ancora non so rispondere. Però non è escluso che, proprio per non andare troppo avanti – cosa che forse si rischierebbe se si volesse scrivere un unico testo, esaustivo e forse troppo ponderoso, su tutto quello che emerge dai documenti d’archivio – si possa procedere a fare uscire, con periodicità variabile, una serie di 'quaderni', ciò che ci permetterebbe di portare avanti una specie di discorso a puntate”.

Intanto, è la sua promessa, già la prossima estate si prevede di organizzare visite guidate alla scoperta della parrocchiale castelnovese, che forse comincerà così finalmente ad uscire da quell’anonimato sostanziale che l’ha finora marchiata.

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Il cartello esposto attualmente in chiesa