Home Cronaca A Toano lo strano caso dei gamberi (cannibali) in fontana

A Toano lo strano caso dei gamberi (cannibali) in fontana

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TOANO (26 agosto 2009) – Nel Po pescano piranha. A Toano gamberi d’acqua dolce nella fontana nel cuore del capoluogo.
Una brutta storia di maltrattamento di piccoli animali. Chissà chi è che nottetempo, pochi giorni fa, ha deciso di alloggiare gamberi di acqua dolce nella centralissima fontana di Toano. Ma tant’è. Mentre in Piemonte un gruppo di balordi si diverte a giocare a palla (e a dare fuoco) a un incolpevole riccio, qui si pensa di ricreare un assurdo habitat a questi animaletti. Che, spaventati e affamati, finiscono per cannibalizzarsi gli uni con gli altri.
Tre giorni è durato il triste spettacolo, poi, venuti a galla i primi gamberetti morti, si è intervenuti per la rimozione degli esemplari sopravvissuti.

Nel mentre, continua nei ristoranti (e in diverse abitazioni) della provincia l’atroce pratica della bollitura dei gamberoni americani vivi. La sfortuna di animali che non possono urlare il dolore. Come i ricci.

(Gabriele Arlotti)

7 COMMENTS


  1. Io penso che abbiate perso la lucidità. Se un cristiano chiede un pezzo di pane lo scacciate e lo maltrattate ma se un gambero o un’aragosta vengono lessati vivi diventa un caso nazionale! Ma dove vivete? Dove siete stati fino adesso? Guardate che è la procedura di cottura normale per questi crostacei. Li vogliamo freschi sulla nostra tavola? Li vogliamo vedere ancora vivi in pescheria, cosa pensate? Che gli cantino la ninna nanna e poi li passino sul gas per rendere meno dolorosa la loro dipartita? E il bello è che quando li mangiate vi leccate anche le dita! Cos’è tutto questo sdegno improvviso? Vostro nonno, padre, zio hanno tirato il collo ai conigli nell’aia fino a ieri. Non ditemi che non li avete mai visti e non avete mai sentito i versi degli animali morenti! Appendevano il maiale vivo a testa in giù aspettando che gli scendesse il sangue alla testa e poi con il borcaglio gli tranciavano la carotide finche non moriva dissanguato tra fiotti di sangue e grugniti indescrivibili e vi scandalizzate per i gamberi bolliti? Uscite dal vostro mondo ogni tanto!

    (Fabrizio Bedini)


  2. Beh, signor Fabrizio, complimenti per la freddezza con cui descrive queste amene pratiche… Io, personalmente, non mangio aragosta da tempo proprio perchè so come viene cucinata e, francamente, non mi vergogno affatto di provare ribrezzo e un forte senso di pietà verso questi animali, soprattutto quando si tratta di pratiche che al giorno d’oggi non hanno più alcuna giustificazione, nè storica nè culinaria. Il rispetto e l’amore per gli animali sono indice di civiltà e di sensibilità e nulla tolgono al rispetto e alla considerazione che dobbiamo, sicuramente e in primis, verso il genere umano. Non si preoccupi… sulla terra ci siamo ben saldi e anche ben informati e documentati…
    Saluti.

    (Lucia Manicardi)

  3. …di appeso c’è solo il buon senso. Morto!
    Gentile signor Fabrizio, forse sarebbe il caso quantomento di documentarsi, prima di dire cose che potrebbero quantomeno fare sorridere il mondo contadino.
    Infatti, in merito al maiale, la sfidiamo ad appendere un esemplare di 200 kg vivo, per poi applicare la deiugulazione! E’ impossibile! Nella pratica adottata da norcini il maiale viene appeso solo a morte avvenuta per ottenere le due mezzene!
    E’ vero che in passato (sottolineo in passato) il maiale veniva ucciso col ‘burcaj’, ma assai presto i norcini si resero conto che per agevolare la manovra (e forse anche per risparmiare le sofferenze dell’animale) era necessaria una preventiva storditura, attuata prima con mazza e tuttora con pistola captiva: il maiale perde conoscenza (e quindi non soffre), ma continua l’attività cardio-respiratoria e può essere dissanguato e quindi morire.
    Personalmente sono una persona che non ama leccarsi le dita dopo un pasto. Men che meno dopo aver mangiato un animale bollito vivo. Questione di sensibilità, appunto.

    (Fulminant La Penna)