“Distinguere elemosina e accattonaggio”. E’ il titolo scelto dalla redazione del settimanale diocesano reggiano “La Libertà” per sintetizzare quanto espone nell’articolo relativo l’estensore don Emilio Landini, che evidentemente esprime il pensiero della chiesa reggiana.
Si tratta di un argomento che, come noto, a Castelnovo fa parecchio parlare. Il nostro sito, nel suo piccolo, ha registrato diverse voci in proposito. Il sindaco Marconi ha emanato un’ordinanza che ha dato il via ad un dibattito di favorevoli e contrari o di parzialmente per l’una o l’altra collocazione, anche allargandosi un po’ oltre. Qualcuno è andato alla ricerca delle cause della condizione di parecchie persone che chiedono l’elemosina (talvolta in modo molesto, si afferma). Un fenomeno comunque che il capoluogo montano si trova ad affrontare per la prima volta e forse è abbastanza normale che ci si trovi in un certo qual modo anche disorientati o impreparati in senso anche culturale. E’ la povertà che spinge a chiedere? O vi sono fenomeni di delinquenza che cercano di approfittare della buona fede?
Elemosina
“Si tratta di un problema non risolvibile coi divieti o con un vago buonismo”, dice oggi il giornale diretto da Edoardo Tincani. Il quale si sofferma prima sul senso cristiano dell’elemosina. Don Emilio dice tra l’altro: “Parrocchie e diocesi hanno organizzato appropriate forme di aiuto. Una tavola calda si può trovare solitamente nelle mense della Caritas o di altri enti. Contribuire a queste mense – sia con danaro, sia con servizi di volontariato – è sicuramente un modo molto valido per aiutare persone in difficoltà. Dal canto suo, l’amministrazione pubblica deve impegnarsi in progetti concreti sul territorio per aiutare chi è in difficoltà. Vi è stato chi ha invitato i cittadini a non fare l’elemosina selvaggia. E’ una questione molto delicata. Da una parte non si può incoraggiare l’insensibilità di fronte al bisogno, riversando tutto l’onere sulle pubbliche istituzioni, e dall’altra non è ammissibile incentivare l’accattonaggio selvaggio”.
“A tutti i bisognosi – prosegue l’articolo – si deve offrire la possibilità di un pasto e di soddisfare necessità vitali; ma si dovranno trovare forme di aiuto che non deresponsabilizzino chi può aiutare e non diseduchino chi chiede aiuto. Spetta alle comunità cristiane scoprire i modi di intervento più opportuni”.
In ogni caso, sulla nostra strada troveremo sempre qualcuno che ci interpellerà. E metterà alla prova la nostra capacità di accostarci ai poveri. Ma quando si parla di “falsi poveri” (ammesso di riuscire ad individuarli “ad occhio”, quando ce li troviamo davanti), il commento di don Landini è lapidario: “Solo chi non fa mai l’elemosina non viene ingannato”. “E allora però il cuore potrebbe chiudersi – continua – sicchè non si aiuta il prossimo né con l’elemosina né in altri modi spiccioli”.
Accattonaggio
Sull’accattonaggio. Il dizionario ci definisce la parola come “l’andare elemosinando per vizio o per bisogno”. Così si esprime il settimanale diocesano al proposito: “Soprattutto dallo scorso anno un numero sempre maggiore di amministrazioni – inizialmente quelle di impronta leghista, ora anche quelle di sinistra – hanno emesso ordinanze contro l’accattonaggio, scatenando critiche e opposizioni in nome della carità cristiana o di un vago umanitarismo”. Nella nostra provincia lo hanno fatto i comuni di Reggio Emilia, Guastalla e Castelnovo ne’ Monti, tre storici capoluoghi di riferimento comprensoriali. “Il problema è complesso e pertanto non può essere risolto né con divieti né con vaghi appelli alla carità, quasi che non esistessero abusi, come il racket, lo sfruttamento di minori e di donne. Si avvertono pure atteggiamenti che, volendo suscitare sentimenti di pietà, provocano invece il rigetto; ad esempio quelli di chi si mette in ginocchio o si distende sui marciapiedi”.
“Non pare si possa escludere qualsiasi intervento di regolamentazione da parte della pubblica amministrazione”, afferma il giornale delle chiesa reggiana. Aggiungendo: “In questa delicata questione è determinante l’ideologia o la cultura ispiratrice di tali ordinanze; e sono significative le motivazioni addotte, come pure l’ambito delle proibizioni”.
A Castelnovo ne’ Monti, ad esempio, i dintorni dei luoghi di culto, che subito erano compresi nei luoghi “coperti” dal divieto, dopo l’intervento dei sacerdoti locali saranno invece “stralciati” e resi per così dire free.
“Se ci si appella semplicemente al decoro della città si manda facilmente un messaggio distorto, cioè che la povertà dev’essere occultata. Non si può proibire di fare l’elemosina, ma si può, anzi si deve, scoraggiare l’accattonaggio almeno in certe forme che provocano disgusto e insensibilità nei confronti di chi si trova realmente nel bisogno”.
Ma non è facile, si diceva, la distinzione tra elemosina e accattonaggio selvaggio. Qui in fondo è tutto il problema. “A livello personale ognuno è chiamato a verificare la propria sensibilità e disponibilità effettiva ad aiutare i poveri e a scegliere le forme più adeguate”, sostiene ancora don Emilio Landini. “Il rischio dell’indurimento del cuore nei confronti dei poveri è grande, ma grande è anche il rischio di false rassicurazioni con ‘elemosine’ date per togliersi il fastidio o per calmare la coscienza. Però non si può lasciare tutto alle scelte individuali”.
“Si diffondono sempre più in diocesi i centri di ascolto dove i problemi non vengono risolti lasciando cadere una moneta tra le mani. Quanto poi alla pubblica amministrazione, essa non può delegare alla Chiesa, alla mensa dei poveri, il compito di aiutare i bisognosi. Deve intervenire per soccorrere chi si trova veramente in necessità. Ma può intervenire anche per scoraggiare un certo tipo di accattonaggio”.
Per concludere. Ad avviso dell’estensore del pezzo “nelle ordinanze dei comuni si devono considerare diversi aspetti: i luoghi, le modalità di accattonaggio, soprattutto le motivazioni del divieto, e più in generale la filosofia sottesa ad un tale divieto. Quanto alle possibili sanzioni, la più realistica potrebbe apparire la confisca del denaro derivante da un accattonaggio inaccettabile per il luogo e le modalità”.
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“A tutti i bisognosi si deve la possibilità di un pasto e di soddisfare necessità vitali”, recita l’articolo. Peccato che il Papa in campagna elettorale recitava altri pensieri, quali la spinta delle menti dei suoi fedeli verso un orientamento politico di destra, fruttuoso negli ultimi tempi di decisioni ben poco cristiane… La pillola abortiva, la regolam-repressione sull’immigrazione, ora la regolam-repressione su chi chiede la carità. Ah, mi dimenticavo il quasi silenzio-assenso sulle serate del presidente del Consiglio con ragazze dell’eta di sua figlia… Grande il rispetto per la famiglia dimostrato! A parte sacerdoti e suore che sono i soldatini di Dio (il cui operato rispetto profondamente), appena si sale, dai vescovi in su il comportamento della Chiesa fa acqua da tutte le parti, ma mi chiedo cosa dovrebbe pensare e fare un buon cristiano in questo caso?? Forse leggere di più il Vangelo e ascoltare meno la televisione…..? Forse leggersi il Vangelo a casa e smettere di andare in chiesa???
(Commento firmato)
Penso che queste parole possano chiarire le idee a tutti, favorevoli e contrari all’ordinanza… Non induriamo il nostro cuore, ma cerchiamo di aiutare nel modo giusto… Vale per i cittadini ed anche per la pubblica amministrazione.
(Silvana Aguzzoli)
Condivido il parere di Silvana e le parole di don Landini, che vanno nella direzione delle argomentazioni date dal nostro sindaco all’ordinanza contro l’accattonaggio e non contro l’elemosina o l’aiuto alla povertà.
(M.M.)
Leggendo le parole di Don Landini mi pare di trovare sostegno alle motivazioni del nostro sindaco contro l’accattonaggio selvaggio, soprattutto in certi luoghi (ospedale, scuole, ecc,), e alla necessità da lui manifestata di correggere in parte l’ordinanza. Quanta strumentalizzazione, però! L’ultima di un mensile conosciuto della nostra montagna, che nelle pagelle (sembra date, vista la firma dell’articolo di fondo della pagina vicina, da un autorevole candidato perdente alle ultime elezioni comunali), assegna al nostro sindaco un 5. Al bar dell’ospedale però un cittadino simpaticamente ha cancellato il 5 e ha dato al nostro sindaco un bel 10. Forse a tal proposito (accattonaggio un po’ molesto) all’ospedale e non solo, qualche problemino esiste!!
(R.R., infermiera)