A Felina si è conclusa ieri la nona edizione del festival delle Città Slow, la manifestazione estiva che raccoglie ogni anno intorno alle quindicimila presenze nell’intero week end. Nei tre giorni dell’evento il paese intero si anima per accogliere stand gastronomici, artisti di strada, musicisti e concertisti, artigiani e avventori.
Chi passeggia per il paese durante la festa ha una varietà di proposte che coinvolge i sensi tutti: suoni, sapori, colori, aromi delle varie specialità, preparate al momento per le strade. In ogni angolo è possibile degustare prodotti tipici, fare due chiacchiere con chi non si incontra da tempo, ascoltando piacevole musica di ogni genere. Lo Slow, come tutti lo chiamano con affetto, è un evento corale che coinvolge e include tutti in un unico ritmo, chi partecipa, chi ci abita, chi ci lavora.
Dietro alle quinte la preparazione richiede il lavoro di duecento volontari che ruotano e si danno il turno nelle varie mansioni, dal montare le bandiere decorative con la gru, al mescolare la polenta, a stare di guardia nelle varie porte della cittadina. Per avviare la "macchina" del festival il comitato organizzativo si mette in moto mesi prima, il Festival è gestito quasi esclusivamente dal volontariato dei paesani. Famiglie intere si attivano, e si uniscono al coro di duro lavoro che permette il successo della festa. Il volontariato è nel dna degli abitanti di Felina. È una tradizione. È transgenerazionale. Persone che non si frequentano durante l’anno si ritrovano a fianco a fianco a lavare i piatti, a fare due risate rivoltando le "costarine".
Una tribù che si uniforma, come un’orchestra che mette insieme gli svariati strumenti, c’è chi ha una partitura più impegnativa, e chi suona magari soltanto qualche nota, ma lo Slow include tutti e riconosce a tutti il loro contributo. Gli anziani che stanno di guardia alle porte si sentono utili e esibiscono con orgoglio il loro cartellino di servizio. Vengono pure dei "forestieri", amici di amici. Alla domanda perché si viene a lavorare al Festival il coro dei volontari risponde all’unisono: “Mi piace”, “Mi diverto e mi sento utile”, “Vengo perché sono amico di Mario”, “Sono la nipote di...”, “I miei nonni erano di Felina...”.
Marcella Prampolini e il marito Beppe Zanni, instancabili, sono la mente organizzativa dello stand gastronomico più grande del Festival. Entusiasta zoccolo duro del cuore della festa, ogni anno reclutano nelle cucine del ristorante decine di fedeli aiutanti, amministratori compresi. Ognuno con un compito preciso, chi mescola la polenta nei giganteschi paioli (se ne fanno circa dieci a serata), chi arrostisce agnello alla piastra, chi condisce, lava, asciuga, sgrassa pentoloni enormi e pesantissimi. E’ una vera catena di montaggio.
Alla domanda del perché tanta fatica Marcella risponde: “Lo faccio perché ci credo, è giusto, mi piace vedere tanta gente qui tutta insieme, accomunata da un unico intento: il bene del paese”. Organizzare lo Slow implica duro lavoro, ma regala anche tante risate in compagnia. Sono loro laggiù, dietro al cinema, quelli che nessuno vede, quelli che stanno nella “cambusa”, i lavoratori invisibili. Tutti insieme, tutti sudati, in pista dalle dieci del mattino fino alle tre di notte, loro della festa vedono poco, ma fanno tanto, tantissimo. Chi lavora allo Slow si sente dentro a un’unica famiglia.
Monia Malvolti, responsabile comunale dell’organizzazione della festa, si commuove spesso di fronte alla disponibilità dei volontari felinesi”. A volte mi sento sola nella gestione organizzativa di questa enorme kermesse, ma appena chiedo aiuto tutti si fanno in quattro per venirmi incontro. Quest’anno abbiamo avuto due elementi importanti a nostro sfavore. La congiuntura economica e le elezioni che hanno cambiato i referenti degli altri comuni, con conseguenti rallentamenti nel prendere contatto. C’è stato un calo degli sponsor pubblici e privati. Ciò nonostante siamo riusciti a organizzare una bellissima manifestazione, il tempo ci ha aiutato e che gioia vedere le strade gremite di visitatori sorridenti”.
Perché a Felina lo Slow? “Perché a differenza di Castelnuovo c’è più coesione tra gli abitanti. Nel capoluogo montano si intessono più realtà, molte le associazioni di volontariato che tuttavia sono specifiche, settoriali. A Felina il clima è conviviale, molti standisti tornano per amicizie allacciate con gli abitanti. Vengono volentieri, dicono che a Felina l’organizzazione si fa ospitalità e accoglienza insieme, e questo fa del tutto un valore aggiunto”.
Qualche numero: 80.000 euro il costo all’incirca del Festival ripagato dai proventi del lavoro dei volontari, 28 stand enogastronomici, più stuzzichinerie, bar e ristoranti del paese che preparano specialità locali per l’evento, 25 stand artigianiali, più musicisti e artisti di strada, 30 gli spettacoli, i concerti e le animazioni offerte a rotazione nelle sei postazioni musicali fisse. Bocciodromo e Parco Tegge si uniscono nella ristorazione, presente uno stand attento alle esigenze dei celiaci. Era presente anche uno stand gastronomico della Condotta Slow Food. L’ASD felinese dal canto suo coinvolge le realtà sportive. E infine le novità di quest’anno: “La Busa”, spazio interamente dedicato ai giovani dove hanno danzato insieme giovani e meno giovani fino all’alba, e la Corrida, esilarante e coinvolgente. Il Festival è tutto questo. Una Babilonia che infonde e denota spirito di appartenenza, dove chi lavora si ritrova riconosciuto e incluso in un unico linguaggio comune. Per tre giorni si parla la stessa lingua. Il ritmo vitale della festa accoglie, accudisce, intrattiene.
Mentre si smobilita ci sono ancora per le vie del paese l’eco delle risate dei Mojito bevuti in compagnia, ancora le schiene doloranti e il sudore nella fronte, il caldo patito sotto i tendoni, i piedi con le vesciche di chi ha lavorato tanto, ma i cuori soddisfatti, per aver avuto una bella festa, per essersi sentiti utili per il paese. Lo Slow è questo tripudio di suoni, aromi, sapori, è un canto fatto in coro e in allegria. Il senso di appartenenza è forte e stimola a partecipare, a dare un contributo. Lo Slow è una bella festa. Ma non dimentica gli aspetti più tristi della vita. Si pensa anche a chi c’era e ora non c’è più, a chi fino all’anno scorso ha lavorato e quest’anno non gli reggono le gambe. Un pensiero è andato a Carlo Cosmi, assente per il lutto del papà Marino. E nel sottofondo della festa il dottor Ciro Canovi, medico stimato e amato dalla popolazione, se n’è andato, discretamente, lasciando in tutti un bellissimo ricordo. Qualcuno alla festa gli ha dedicato un canto. Il paese intero, commosso, lo saluta.
W la tribù di Felina
Un paese unito. Un paese di talenti. Grazie a tutti gli organizzatori dell’evento che ci regala tre giorni splendidi e grazie a tutte le associazioni che si danno da fare per promuovere la nostra “piccola” comunità durante tutto l’anno. Fiero di vivere a Felina…
(Mattia Rontevroli)
Busa sempre!!
Complimenti agli ideatori e agli organizzatori della “Busa”. Meravigliosa!! Sabato in particolare era uno spettacolo… Complimenti in generale anche per la parte musicale dello Slow.
(Paolo)
Sono molto felice che lo Show Festival abbia avuto un grandissimo successo. Non avevo dubbi: i volontari di Felina sono una vera forza, lavorare al loro fianco è sempre stato bello e divertente, anche se erano piatti, bicchieri e posate da asciugare fino a notte fonda.
Purtroppo recentemente la mia famiglia è stata colpita dalla scomparsa di due persone molto care e mi ha molto commosso leggere che nonostante l’enorme impegno abbiate pensato a me.
Grazie di cuore e complimenti per l’ennesimo ottimo risultato.
(Carlo)