Home Cronaca “Il futuro della Comunità montana: la doppia morale del Pd”

“Il futuro della Comunità montana: la doppia morale del Pd”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Nell’intervista rilasciata nei giorni scorsi (e apparsa ieri sulle pagine di un quotidiano locale) il sindaco di Busana, nonché presidente dell’Unione dei comuni del crinale, si sbilancia parecchio sul futuro della nostra Comunità montana, nel senso che lo ritiene un ente superato, da sostituire con almeno due nuove Unioni dei comuni, oltre a quella che già c’è (vale a dire quella del crinale di cui egli ricopre la presidenza), tanto che il compito della nuova giunta comunitaria sarà quello di traghettare il sistema verso il nuovo modello organizzativo.

Da quanto si legge, il tono con cui si esprime il sindaco di Busana non è quello interlocutorio di chi espone e motiva una propria opinione, da confrontare poi con altre, ma piuttosto quello di chi comunica perentoriamente decisioni già prese, che vanno semplicemente attuate.

La nuova giunta comunitaria sa dunque già, ancora prima di nascere, che sarà l’esecutrice di questo mandato (in una sorta di gioco del braccio e della mente) e al nostro pare non interessare alcunché l’opinione che potrà avere al riguardo il nuovo Consiglio comunitario.

Questo modo di procedere e di trattare le cose non sembra essere il massimo sul piano della democrazia istituzionale, soprattutto se pensiamo che a livello nazionale i post-comunisti vanno di continuo dicendo che regole e scelte riguardanti le istituzioni vanno stabilite insieme (maggioranza e minoranza). Lo dicono naturalmente quando a governare sono gli altri, pronti anche qui a smentirsi nel momento in cui si invertono le parti (vedi le modifiche fatte dalla sinistra al titolo V della Costituzione).

Ma c’è di più. In tema di riordino delle comunità montane la minoranza del Consiglio comunitario uscente aveva ripetutamente richiesto che l’argomento fosse portato in Consiglio per una comune discussione, prima della adozione della relativa legge regionale, ma la maggioranza ha sempre risposto picche.

Nel frattempo la Regione ha emanato la legge del giugno 2008 e l’annesso decreto del febbraio 2009, dove è stato confermato l’attuale ambito territoriale della nostra Comunità montana, una conferma salutata dalla sinistra montana come una propria vittoria, salvo poi sentirci dire adesso, trascorsi pochi mesi soltanto, da uno dei suoi esponenti più in vista, che è tutto da rifare.

Ma non potevano dirlo prima, e optare fin da allora per le Unioni dei comuni al posto della Comunità montana, come da altre parti è stato fatto con il pieno benestare della Regione??

Farlo ora significa ripartire da zero e rimettere tutto in discussione, con tutti i disguidi e disagi che possiamo immaginare, ma è soprattutto il modo che sconcerta, visto che le dichiarazioni del sindaco di Busana scavalcano tutti gli organismi preposti. D’altronde la sinistra ci ha abituato a questi metodi, se pensiamo ai proclami pre-elettorali sul traforo del Cerreto.

Per finire, il decisionismo, nelle giuste dosi e a tempo debito, può anche andare bene, ma quando diventa sistematicamente auteferenziale e si trasforma anche in un confuso “fare e disfare” e in un “tira e molla”, quando cioè non si intravede quale sia il filo conduttore dell’azione politica (vedi la posizione della giunta castelnovese in materia di sicurezza), rischia di creare disorientamento e di mancare l’obiettivo.

(Robertino Ugolotti, membro della segreteria Udc provinciale reggiana)