VILLA MINOZZO (22 luglio 2009) – Storie di persone che, poco più che bambini, partivano valigia in mano verso la grande città, dalla quale non sarebbero più tornati per vivere in Appennino stabilmente. Sono state consegnate venerdì scorso di fronte ad amici ed autorità, tra i quali il sindaco Luigi Fiocchi, cinque nuove “Cittadinanze Affettive”, il riconoscimento che il Parco nazionale ha deciso di assegnare a chi è nato entro gli attuali confini del Parco ma che per motivi vari si è dovuto forzatamente trasferire. “E’ un richiamo incredibilmente forte – evidenzia Armido Fioroni, classe 1938 – quello che ti lega a queste terre”. “Sono vite di sacrifici – interviene Rachele Grassi, responsabile del progetto ‘Parco nel Mondo’ per l’area reggiana - quelle che questi nostri emigranti raccontano con molto commozione e altrettanto affetto.” C’è chi è partito ancora fanciullo, come Nino Guidarini classe 1932 che a 13 anni lasciò Garfagno per Livorno ed anche Natalina Ferrari che ricorda “per compagna una valigia contenente pochi vestiti e tanta paura per affrontare, a tredici anni, una città come Milano, io che arrivavo da Minozzo,il coraggio mi veniva pensando alla necessità di aiutare la mia famiglia”. Ma il destino legava questa gentile signora a consolidare le sue radici reggiane visto che fu proprio nella capitale lombarda che incontrò Ostilio Favini,che è divenuto suo marito, anche lui proveniente da Minozzo ed emigrato a Milano nel 1948. E c’è anche Norberto Tamagnini, classe 1935 emigrato a Genova e che ora da pensionato, come tutti questi “Cittadini Affettivi” trascorre diversi mesi all’anno nelle terre natali. “Questi cittadini – interviene Fausto Giovanelli, presidente del Parco – sono veri e propri testimoni che hanno diffuso nella terra che li ha ospitati, la cultura del nostro territorio,rimasto sempre per loro la vera casa”. E non solo a parole, basti pensare al gesto di Armido Fioroni:“per rendere omaggio alla mia famiglia e alle mie radici ho fatto fondere una campana del peso di 8 quintali e del diametro di un metro che riproduce la nostra storia e che ho donato al mio paese”.