REGGIO EMILIA (6 luglio 2009) - Dopo una lunga malattia che nell’ottobre 2008 l’aveva visto rassegnare le dimissioni di Presidente del’Associazione Nazionale Carabinieri si è spento ieri a Roma all’età di 73 anni il Generale di Corpo d’Armata Michele Colavito, reggiano d’adozione avendo per oltre un lustro tra il 1970 ed il 1976 vissuto a Reggio Emilia essendo stato con il grado di Capitano comandante della Compagnia Carabinieri di Corso Cairoli. L’ultima visita nella “sua” Reggio Emilia la fece alcuni anni fa in occasione della mostra di oggettistica e uniformi storiche provenienti dal Museo Storico del’Arma ospitata dall’Archivio di Stato di Reggio Emilia. In quell’occasione in qualità di Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo il Generale di Corpo d’Armata Michele Colavito volle a tutti i costi rivivere il passato visitando il Comando provinciale dei carabinieri di reggio Emilia che l’aveva “ospitato” per oltre 5 anni.
L’alto ufficiale, laureato in legge con il massimo dei voti alla giovanissima età di 21 anni, dopo essere transitato in servizio permanente nell’Arma dei Carabinieri provenendo dal servizio di complemento, ha comandato la Tenenza di Piacenza, per oltre un lustro la Compagnia di Reggio Emilia, poi il Gruppo Roma III, la Legione di Palermo, la Regione Lazio, e la 4° e la 2° Divisione. Il Generale Michele Colavito è stato inoltre Comandante di Plotone, di Compagnia e Aiutante Maggiore presso il V Battaglione Carabinieri di Bologna e il Battaglione Carabinieri Paracadutisti, nonché capo dell'Ufficio Armamento e Ricerche, dell'Ufficio Studi e dell'Ufficio di Stato Maggiore presso il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri. Istruttore militare di paracadutismo e autore di numerose pubblicazioni di servizio tuttora in vigore nell'Arma, quali "Armi e munizioni" e "Procedimenti operativi per i servizi esterni di istituto", ha cessato il servizio attivo il 5 aprile del 2000 venendo eletto nel dicembre 2004 Presidente del’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo, incarico che per motivi di salute e’ stato costretto ad abbandonare nel’ottobre del 2008. I funerali dell’alto ufficiale avranno luogo domani 7 luglio 2009 presso la Basilica Santa Chiara a Roma.
Ecco il ricordo he ha tracciato il generale Francesco Merlino, caro e fraterno amico del gen. Colavito, con cui ha peraltro condiviso l’entusiasmante esperienza alla presidenza dell’Anpd’I (Associazione nazionale paracadutisti d’Italia).
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Il Generale di Corpo d’Armata, Paracadutista nell’Arma dei Carabinieri, Michele Colavito è andato avanti! Il dolore è immenso. Non voglio certamente essere blasfemo nei confronti di tutti i suoi familiari – che lo hanno amato e continueranno ad amarlo ricambiando l’amore sempre ricevuto – accomunandomi al loro dolore così giustamente forte, ma tuttavia il dolore che anche io sento è immenso. Il mio fratello “in paracadutismo“ e “in vecchia militanza professionale“ e ”in antica frequentazione familiare“ e “in perfetta comunanza di pensiero“ é riuscito anche a vincere l’ultima battaglia, quella ultima vittoria che la sua forte fibra debellata dal “brutto male“ (come un tempo si diceva) pareva non volergli consentire.
Dal suo letto di sofferto dolore, che la dignità dell’uomo non voleva e non poteva lasciare trasparire, mi diceva ultimamente guardandomi sereno negli occhi: “Caro amico, è difficile anche riuscire a morire!“. Ora ce l’hai fatta, caro Michele, ora le tue sofferenze fisiche sono finite! E non me ne volere se i miei occhi oggi sono pieni di lacrime. La mia commozione é grande nella consapevolezza che in futuro mi mancherai e potrò esserti vicino solo con il pensiero. La nostra amicizia nasce in quella Caserma Vannucci di Livorno, da “dirimpettai di palazzina“, e si cementa poi in quel di Civitavecchia impastata, giorno dopo giorno ma per sempre, sui banchi di quella triennale Scuola di Guerra che ci chiamava a difficoltà di studi che ci dicevano indispensabili per essere “Comandanti“ degni dei nostri Uomini. Ma tu già avevi forgiato la tua preparazione di Comando nei ranghi della “Territoriale“. Ma tu già avevi espresso la tua anima paracadutista in quel glorioso 1° Battaglione Carabinieri Paracadutisti “Tuscania“ della nostra “Folgore“. Tu che quando, per grado elevato, non potevi più essere parte di quel Battaglione hai saputo aiutare la nascita da una sua costola del Gruppo Intervento Speciale dell’Arma. GIS che negli anni successivi poi, dimostrata la sua validità concettuale e la sua efficienza operativa, ha trovato tanti padri che solo in pochi sappiamo essere stati padrini al tuo cospetto. La tua vita professionale ti ha portato ad onorare la tua appartenenza all’Arma in molte regioni italiane anche le più difficili e talora ostili al tuo credo di giustizia e di lealtà alle istituzioni: sei stato, Michele, un ottimo Carabiniere apprezzato da tutti coloro che per comune militanza nell’Arma ti hanno conosciuto.
Ma io so per certo che sei stato anche un ottimo Paracadutista militare, perché come tale ti ho meglio conosciuto e stimato.
Quando al momento di lasciare il servizio attivo nell’Arma ti ho visto calzare – contro tutte le regole – il nostro amato “basco amaranto“, in un eccellente contesto rigorosamente tutto di “neri Carabinieri“, ho avuto la sensazione di capire come fosse prevalente in te l’anima da Paracadutista su quella da Carabiniere. E’ stato quello il momento in cui partorimmo l’idea di metterci – insieme – al servizio dell’Associazione Nazionale Paracadutisti, percorrendo, in comunità di sentimenti e di responsabilità in quella Presidenza, un itinerario di ristrutturazione, di rinvigorimento e di risanamento che, dichiarato in modo assolutamente trasparente, non fu volutamente capito e quindi condiviso soprattutto per l’accondiscendenza della “massa“ al pensiero di pochi “arroganti personaggi“ che – fuorviati dall’uso del “Tu paracadutistico“ da te benignamente concesso – si permisero irriverenza nei tuoi confronti.
Non é ancora il momento della “storia“ ma è sicuramente già il momento che si sappia il perché dei molti – troppi! – infelici anni recenti attraversati dalla nostra Associazione Paracadutisti. Ecco allora il momento per l’Associazione Nazionale Carabinieri di averti al suo servizio quale suo Presidente Nazionale. Il tuo orgoglio per quella Presidenza è stato enorme quanto il dolore sofferto nel momento in cui il “brutto male“ ha cominciato a palesarsi togliendoti le forze per continuare a “servire“, come tu volevi, in segno di rispetto per i tuoi Carabinieri della Associazione. Per oltre tre anni hai calzato la “bustina da carabiniere congedato“ e mi avevi confuso le idee. Ma quando ti ho visto passare pubblicamente le consegne al nuovo Presidente calzando il “basco amaranto“ ho visto ancora una volta la tua “fede paracadutistica“ riemergere sulla “carabinierità“. E il curioso dilemma rimane, almeno per me.
E, forse, oggi non ha nemmeno più senso.
Si usa dire che “sono sempre i migliori che se ne vanno“: e tu sei stato certamente uno dei migliori! Grande Paracadutista e grande Carabiniere e grande Marito e grande Padre e grande Amico: grandissimo UOMO, caro Michele!
Potevi chiedere qualcosa in più alla Virgo Fidelis dei Carabinieri ed a San Michele dei Paracadutisti che ora ti hanno accolto? Certo: qualche tempo ancora di vita per dare a noi tutti che restiamo – i familiari e gli amici tra i più veri, quelli che solo il tempo riesce a far decantare – la possibilità di continuare a manifestarti il nostro affetto. A noi tutti che volevamo esserti ancora fisicamente vicini e che ora possiamo solo dirti… arrivederci, caro Michele!
E’ stato il mio tenente alla seconda Compagnia paracadutisti a Livorno tutto il 1968, persona stupenda. Ci siamo incontrati a Codigoro all’inaugurazione di un monumento al Carabiniere dove le ho portato dei permessi Tst e nel numero 4/5 del 2007 a pagina 35 mi ha citato nel suo articolo.
(Albertelli Romeo)
Grazie di averti conosciuto e di avermi aiutato in un momento particolare della mia vita .
Con affetto.
(Paolo Colavito)
Persona gentilissima, ho avuto il piacere di essere il suo autista quando era comandante della regione Lazio. Sono orgoglioso di aver lavorato alle sue dipendenze essendo pure io un carabiniere paracadutista.
(Esposito Vincenzo)