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Poca ricerca, niente trapianto, eppure molto coraggio: se ne è andato Azzio Benassi

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CASTELNOVO MONTI (6 luglio 2009) – Se ne è andato nella notte il castelnovese Azzio Benassi, classe 1939. Ha terminato la sua lotta al policlinico di Modena contro una rara malattia. Terribile perché di quelle che ti rubano progressivamente l’ossigeno ai polmoni. Ancor più terribile perché è una di quelle patologie talmente rare che le grandi ditte farmaceutiche non hanno interesse a effettuarvi ricerca. E, come se non bastasse, per un pugno di anni in più non ha nemmeno potuto mettersi in lista per un trapianto.

Eppure ha affrontato il male con coraggio, amorevolmente assistito dalla moglie Giuseppina, stimata insegnante, e dai figli Monica e Luca, e volutamente consapevole della gravità del male di cui era affetto. Singolare il suo desiderio di vivere in montagna dopo una vita trascorsa via per lavoro. Era, infatti, un personaggio di tutto rispetto Azzio e molto noto in Italia nel settore avicolo, dove ha operato fino agli ultimissimi giorni in veste di agente d’affari in mediazione nel settore avicolo, un mestiere unico nel nostro Appennino. Proprio per la sua attività era stato per altro intervistato dall’ultimo numero di Tuttomontagna e nel quale aveva raccontato la sua storia, che citiamo.

La salma sarà ricomposta in giornata nella camera mortuaria di Castelnovo dove questa sera, alle ore 20,30, si terrà la recita del santo rosario. Domani pomeriggio alle 15,30 il funerale alla Pieve di Castelnovo. A Monica e Luca, lettori di Redacon, e a tutta la famiglia le più sentite condoglianze della nostra redazione.

(Gabriele Arlotti)

* * *

Si era negli anni Sessanta quando si scatenò anche nel nostro Appennino “la corsa al pollo”, all’allevamento avicolo.
“L’entusiasmo era molto, le ‘palanche’ poche – ricorda nel mensile diretto da Michele Campani, Azzio Benassi-. C’erano allevamenti di polli nei luoghi più impensati, dalle cantine alle soffitte: sembrava di avere trovato una fonte inesauribile di ricchezza”.

E invece?
“Invece, a fronte di una seria crisi di mercato, dovuta a un eccesso di produzione, molti allevatori nostrani abbandonarono l’attività con pesanti perdite”.
E lei signor Benassi, dove era?
“In quel periodo io lavoravo presso la Cip-Zoo Emilia, a Castelnovo Monti, filiale della Cip-Zoo S.p.A., ditta bresciana antesignana dell’avicoltura in Italia. Il perdurare della crisi costrinse la Cip-Zoo a chiudere la sua filiale in Emilia. Da qui il mio trasferimento in quel di Brescia presso la sede centrale. Trasferire lavoro e famiglia fu una scelta sofferta, che mi costò molta fatica e nostalgia: il distacco dalla propria terra è per noi montanari quasi sempre doloroso”.

Però continuò a lavorare in un settore che nel nostro Appennino si era esaurito.
“Esatto. E la mia attività lavorativa ne trasse grande giovamento in termini di nuove conoscenze ed esperienze interessanti. Fui assunto con la qualifica di impiegato e raggiunsi la dirigenza industriale nel 1974 a 35 anni di età. L’ambito territoriale in cui operavo includeva diverse zone d’Italia, ove la Cip-Zoo aveva centri di produzione come Opera (MI), Fagagna (UD), Anagni e Potenza. Intanto nascevano nuove realtà di piccola e media dimensione operanti nel settore avicunicolo e si scatenava una violenta concorrenza che lasciava sul tappeto morti e feriti. Tra costoro anche la stessa Cip-Zoo che, dopo un’attività trentennale, per l’incapacità di rinnovarsi fu costretta a chiudere i battenti”.

Lei cosa fece?
“Tesoro della mia esperienza e delle conoscenze acquisite: decisi di operare sul mercato come ‘agente d’affari in mediazione’ nel settore avicolo, mestiere che svolgo tutt’ora. Questo mi ha consentito di tornare a casa nel 1999 e continuare il mio lavoro anche da qui”.

Oggi come funziona questo comparto?
“Le crisi del settore sono ricorrenti e nel tempo hanno operato una feroce selezione… Ci si è avviati verso una concentrazione di pochi operatori che hanno assunto una posizione dominante del mercato. In questa situazione è più agevole programmare la produzione con effetti positivi sul mercato. Attualmente, in Italia vengono prodotti circa 28/30 milioni di polli al mese (mezzo pollo procapite) e si può valutare che l’80/85% vengono commercializzati dalle ditte Amadori, Aia, Berica”.
Per l’Appennino, invece, ci potrà ancora essere un pollo nell’economia zootecnica?
“Non ritengo esistano condizioni idonee perché possa avvenire la ripresa di un’attività avicola, considerando che già oggi la potenzialità produttiva è superiore alla domanda e le difficoltà di viabilità nel raggiungere gli allevamenti e i centri di consumo, eventualmente insediati nei nostri territori, e di conseguenza i maggiori costi di produzione che non permetterebbero di essere competitivi”.

Un bilancio sul suo lavoro così particolare e insolito tra i mestieri conosciuti in montagna?
“Il mio lavoro mi ha dato grandi soddisfazioni economiche e personali, ma, purtroppo il suo tempo ormai è finito. Ora la mia settimana lavorativa comporta un impegno molto ridotto rispetto al passato: programmo le compra-vendite giornaliere di polli e concordo i prezzi. Tutto il lavoro lo svolgo telefonicamente da casa, senza necessità di ulteriori spostamenti, salvo una frequenza settimanale delle borse merci, in particolare a Verona, per seguire l’andamento del mercato”.
E poi il ritorno alla terra natale..
“Sì, dopo quasi quarant’anni mia moglie ed io siamo tornati a Castelnovo Monti: i nostri due figli Monica e Luca, cresciuti a Brescia, ci hanno preceduti in questa scelta. Pensi che entrambi, pur cresciuti nella città lombarda, hanno conosciuto i rispettivi marito e moglie e hanno deciso di venire a vivere nei monti del nostro bellissimo Appennino”.

L’hanno seguita nella sua professione?
“Nessuno dei due ha deciso di intraprenderla sia per le motivazioni riportate che per altri interessi lavorativi: Luca è titolare di una ditta di noleggio di biancheria per ristoranti ed alberghi; Monica è consulente alla vendita e marketing ed organizzatrice di eventi nel settore ristorativo ed agro-alimentare. Nella loro professionalità vedo, comunque, l’orgoglio di saper lavorare in autonomia ‘in e per’ la montagna, investendo le loro competenze in questi luoghi a me così cari, ma che ancora oggi, purtroppo, non offrono grandi sbocchi lavorativi. E’ evidente la loro necessità di dotarsi di grande spirito di adattamento, volontà e determinazione al fine di raggiungere i risultati lavorativi attesi in un ambito territoriale più svantaggiato per tante motivazioni”.
In conclusione?
“Sia i miei figli che io e mia moglie siamo convinti e soddisfatti di vivere in montagna. E non abbiamo rimpianti”.

(Intervista tratta dal mensile “Tuttomontagna”)

10 COMMENTS

  1. Le condoglianze del Consorzio Conva
    Alla dottoressa Monica Benassi e famiglia le condoglianze del Consorzio Conva e di tutti gli associati che, in questi mesi, tramite l’attento operato di Monica hanno conosciuto indirettamente le qualità paterne.

    (Ivano Pavesi, presidente)


  2. Siamo vicini in questo doloroso momento a Giuseppina, Luca e Monica, per la scomparsa di Azzio, amico d’infanzia e gioventù, amicizia a volte purtroppo trascurata per gli inevitabili diversi percorsi di vita. Azzio resterai comunque nei nostri ricordi.

    (Gianni e Gabriella)

  3. Ricordi
    Due ricordi di Azzio.
    Tanti anni fa: lui studente di ragioneria, io bambino, in pineta d’estate, mi mandava a salutare le maestrine della colonia Camillo Prampolini.
    Recentemente: partite di scopone al Boccio.
    Sentite condoglianze alla famiglia.

    (W. Orlandi – Nello)

  4. Enorme dispiacere
    E’con enorme dispiacere che sono venuto a conoscenza della precoce scomparsa del caro Azzio, non mi dimeticherò mai le belle partite a scopone e risate fatte dalla Graziella di Silvetti.
    Invio le mie più care condoglianze alla famiglia Benassi.

    (Giuliano Cavalletti)

  5. Al mio nonnone Azzio
    Nonno, io ti ho voluto sempre tantissimo bene e mi manchi già. Ho una piccola parte di te nel mio cuore che rimane accesa grazie alla tua anima gentile e affettuosa. Io non ti scorderò maiiiii.

    (Il tuo Nicolò)


  6. Caro Azzio, permettimi di citare un aspetto della tua personalità che soltanto chi ha qualche anno come me ricorda: le Tue esilaranti parodie della antica tragedia greca che mettevi in scena al Teatro Bismantova nei primi anni sessanta con l’indimenticabile Ciro e altri amici. Tutte le volte che Ti vedevo, anche quando sei diventato più “serio”, mi piaceva ricordarti così.

    (Francesco Tondelli)

  7. A mio papà un infinito grazie
    Un grande ringraziamento al mio papà per avermi dato esempio di grande onestà e correttezza in un mondo che spesso deride e beffeggia queste qualità, e per avermi insegnato che un uomo senza principi e dignità non può essere un vero uomo. Grazie anche per il coraggio e la fierezza dimostrato in ogni azione della tua vita fino all’ultimo respiro. Ti abbraccio con grande amore per l’eternità.

    (Tua figlia Monica)