Partirà mercoledì, 20 maggio, la prima, attesa campagna archeologica e di studio sull’area di Monte Castello, che rappresenta l’insieme di resti di epoca matildica più importante sul territorio castelnovese. I lavori erano già stati annunciati da alcuni mesi, e il complesso iter burocratico per arrivare alla concretizzazione ha visto il sostegno congiunto sia della maggioranza che della Lista Civica: l’obiettivo principale del primo stralcio è la preparazione dell’area al successivo recupero archeologico.
Nel contempo l’intervento si prefigge lo scopo di rendere più fruibile e visibile l’area delimitata dalle mura e nella quale insistono i resti della torre, tutte operazioni che necessitano di supervisione da parte di un archeologo e dell’autorizzazione delle Soprintendenze beni archeologici dell’Emilia-Romagna e dei beni architettonici e del paesaggio delle Provincie di Bologna, Modena e Reggio.
La prima ricognizione della superficie determinerà esattamente l’area interessata dalle rovine e definirà la successiva fase di scavo. I lavori verranno condotti sotto la supervisione della cooperativa Archeosistemi, con l’impegno di volontari di Archeomontagna.
L’associazione conta una trentina di membri, dei quali già numerosi hanno aderito a questa campagna di scavi ed al complessivo progetto storico, culturale ed ambientale, attorno a cui c’è davvero grande aspettativa.
Archeomontagna resta assolutamente aperta anche alla partecipazione di altre persone: chiunque fosse interessato a collaborare agli scavi può contattare Marco Colombari al numero telefonico 328-6674319. I lavori nei successivi stralci prevedono il riscontro delle rovine emergenti e lo scavo nelle aree sensibili di altri ritrovamenti (previa condivisione con la Sovrintendenza Archeologica) attraverso la determinazione delle tecniche più appropriate di scavo. Tale fase potrà essere sviluppata anche come cantiere didattico.
L’ultimo stralcio prevede che i resti archeologici vengano restaurati per una adeguata conservazione. L’importo per il primo stralcio dei lavori ammonta a 20 mila euro. Sul sito della torre, che domina l’abitato di Castelnovo, sul monte a pochi metri dalla parte più antica del borgo, spiega l’Architetto Walter Baricchi, che ha curato la relazione ed il progetto inviati alla Sovrintendenza: “Si tratta di un antico castello canossano, simbolo identitario di Castelnovo Monti e certamente parte integrante del sistema fortificato delle terre matildiche a controllo sia del principale centro abitato dell’appennino reggiano che della importante strada per la Toscana attraverso il passo di Pradarena. Attualmente è allo stato di rudere rimanendo l’antica torre e resti delle mura. Praticamente sconosciuto alla cittadinanza nonostante la vicinanza ed accessibilità dal centro storico, è occultato da una folta vegetazione di sempreverdi che ne stanno compromettendo la conservazione dei resti. L’Amministrazione Comunale, in collaborazione con il Club Unesco di Reggio Emilia e l’associazione di volontariato Archeomontagna, ha avviato un progetto di recupero e valorizzazione, attraverso una pubblica e condivisa iniziativa pubblica. L’obiettivo è quello di restituire alla comunità questa importante testimonianza attraverso la ricognizione e rilievo archeologico del sito, la sistemazione del percorso di visita e di accesso,integrando l’area nel circuito della offerta turistica dei castelli matildici”.
La storia del castello è molto antica; prosegue infatti Baricchi: “Verso la metà del secolo X la famiglia Canossa aveva esteso il suo dominio nella nostra Montagna, e, poiché son nominate Felina e Malliaco, è giusto pensare che questo dominio si estendesse anche su Bismantova e sul nascente Castelnovo. tra il 1062 e il 1100, questa famiglia costruì un altro castello, “castrum novum”, che doveva poi dare il nome al paese, in contrapposizione al “castrum vetus” che sorgeva su Bismantova. Sul monte fu costruita una torre o guardiola che esiste ancora in parte. Costruito dai Canossa il nuovo castello, questo nel 1111 fu donato da Matilde al monastero di Canossa, insieme con Felina e Sarzano. Ormai il nome nuovo di questo paese entra nei documenti e a poco a poco diventerà popolare. In una bolla di Adriano IV del 1156 vengono confermati a Manfredi, abate di quel monastero, Sarzano e Felina e Castrum Novum cum capella et curte, e lo stesso si dirà in un'altra carta del 1188. Si ha notizia e documentazione dell’esistenza di quattro cunicoli sotterranei che sboccano ai margini inferiori della pineta o del vecchio borgo”.
Notizie che rendono davvero affascinanti le ipotesi di possibili ritrovamenti architettonici con i lavori di scavo.
Conclude il sindaco di Castelnovo Gian Luca Marconi: “Siamo profondamente soddisfatti di poter partire con questo importante recupero architettonico, ambientale ed anche identitario per Castelnovo, nato da una comune volontà del Consiglio comunale ed in particolare dal professor Umberto Casoli. Siamo ai primi passi di un progetto molto ampio che prevede una generale sistemazione di monte Castello, che sarà reso più fruibile per la cittadinanza. Sempre in tema di pinete prevediamo l’acquisto di alcune proprietà private attorno all’anello di monte Bagnolo, dove realizzare percorsi salute ed una sorta di “palestra naturale”. In futuro credo che l’attenzione dell’Amministrazione dovrà rivolgersi anche su monte Forco, pur essendo un’area ad oggi completamente privata”.