VETTO (12 maggio 2009) – La montagna è unica anche nelle sue persone. Che dimostrano di sapersi affezionare a chi, pur venendo da fuori, si inserisce con umiltà nel tessuto sociale dei nostri paesi. E lui, Pietro (Piero) Bonzi, deceduto domenica sera colpito probabilmente da un ictus mentre si trovava in un locale nella sua Sole di Vetto, ce la aveva messa tutta nel meritarsi l’affetto delle persone, anche di quelle che non lo avevano conosciuto quando aveva lavorato sino a un decennio fa a Milano.
C’era una chiesa, quella parrocchiale di Vetto, gremita pur essendo giorno lavorativo. E, per capire l’affetto verso questo ‘vettese ritrovato’, grande di stazza e d’animo, bastava ascoltare i tanti ricordi di chi alla fine del rito funebre ha parlato del suo impegno per la sua borgata, Sole, per l’associazione sportiva di Vetto, per il sindacato e i pensionati (era presente anche il segretario generale Cisl Giuseppe Pagani), per il coro Eco dell’Enza che ha cantato ‘Amici miei’ come Piero scherzosamente richiedeva per il suo funerale col maestro Amerigo Battilani, per gli amici di Milano e della Svizzera che domenica sera lo avevano invitato a una cena e lunedì mattina hanno appreso dell’accaduto, per la parrocchia.
E pare strano che Piero, dal sorriso così umile, nascondeva una professionalità molto elevata, che dirà don Carlo nell’omelia “addirittura qui faceva fatica a trovare impiego per l’elevato livello”.
“A Piero piaceva aiutare il prossimo. Era una persone grande in tutti i sensi. E quando un’anima bella muore, tutti sentiamo un profondo senso di vuoto. Il ricordo più bello che ho di lui è quello della notte dello scorso Natale, quando mezz’ora prima della Messa mi accolse di ritorno da Cola, davanti alla chiesa, e mi regalò l’ultimo libro del Cardinal Martini. Poi, subito mi disse che avrebbe voluto servire la Messa, un gesto inconsueto ma che ora interpreto come un atto di amore finale a quel Gesù che amava e in cui credeva fermamente. Si mise al mio fianco e servì la Messa del suo ultimo Natale su questa Terra con grande compostezza e dignità”.
Ricordi che in pochi sapevano: “A scuola a Milano, mi disse più di una volta, era stato segnato dall’inconro con don Luigi Giussani, insegnate di religione al liceo Berchet. Don Giussani, fondatore del Movimento di Comunione e Liberazione, è riconosciuto come uno dei più grandi educatori del XX secolo. Piero l’aveva conosciuto e frequentato nel famoso ‘raggio Berchet’ che radunava sempre un numero crescente di giovani assetati di senso, di verità, di Cristo per essere illuminati sul grande Mistero della vita”.
“Bene, di quel suo maestro, don Giussani, Piero aveva appreso questa passione per la vita e per l’uomo, che tutti noi oggi in questa commossa e numerosa presenza gli testimoniamo”.
Nella chiesa le lacrime. Nelle prime file amici e parenti, dato che Piero non aveva una famiglia ma “pur mancando di una sua, aveva fatto di noi tutti la sua famiglia”.
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Al mio mitico
Con te ho imparato tante cose, non ti scorderò mai. Ma lassù ci guarderai tutti e con il mitico MAGNA so che farai una squadra forte e non smetterà mai di vincere. PIERO SEI NEI NOSTRI CUORI.
(Luca Zannini)