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Dalla “Libertà” / Sempre più famiglie in difficoltà

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Lucia Camagnoni serve il caffè fumante con il sorriso sulle labbra, mentre fuori della canonica dell’antica pieve di Castelnovo ne' Monti le bizze di questa primavera disegnano colori forti tra i profili fioriti delle montagne.

Vita di canonica

Passa don Battista Giansoldati: un’occhiata alla posta e al giornale poi via a fare qualche lavoretto in giro. Al tavolo, per parlare di “carità in parrocchia”, si siede il parroco don Evangelista Margini, per tutti don Geli, che è anche il responsabile della Caritas. Oltre a lui e a don Battista, risiedono qui anche don Giorgio Valcavi e il vicario parrocchiale don Giordano Goccini: eccolo rincasare dalla scuola dove insegna. Per pranzo sono attesi altri sacerdoti, come tutti i giovedì: arriveranno don Pietro Leuratti, don Carlo da Vetto, don Pietro da Felina… È questo lo spaccato familiare, felice, che si trova salendo alla pieve: una comunità di sacerdoti che s’incontrano abitualmente e si aiutano nel loro
ministero in quota. È uno “stile” che rispecchia l’animo della gente di montagna, sempre disponibile quando si tratta di dare una mano.

Alla “Risurrezione”

Il paese, conferma don Geli raccontando di Castelnovo, ha i suoi “particolarismi”, ma ha anche una spiccata capacità di organizzarsi e di dialogare. Il Centro di Ascolto Caritas (CdA), di cui è responsabile Erio Poli, ha trovato posto nei locali della chiesa della Risurrezione; aperto il sabato dalle 14,30 alle 15,30. Numero di telefono? "Non serve”, taglia corto il sacerdote, “qui ci si conosce”. Il parroco illustra il metodo del CdA (“pur con tante eccezioni”, premette): il primo incontro è tutto per ascoltare la persona in difficoltà, dopodiché una cartella della sua situazione viene consegnata ad altri operatori, che durante la settimana - se si ritiene d’intervenire - si preoccupano di preparare l’occorrente al fabbisogno.
L’obiettivo, chiarisce don Geli, sarebbe quello di non far tornare i “poveri” al CdA, ma di “andare noi a casa loro per incontrarli nuovamente”. Nella stessa sede del CdA alloggia il magazzino che stocca abiti usati e scarpe. Mobili, anche, ma non troppi, che quando servono si esce a prenderli.

Montagna di cibo

Per la distribuzione del cibo esiste una consolidata collaborazione tra numerose associazioni di volontariato. Capofila della raccolta di derrate alimentari è la locale sede Ana (Associazione nazionale alpini), che gestisce un grande deposito a cui vanno ad attingere i volontari e spesso i bisognosi direttamente, non di rado anche dai territori limitrofi. A Castelnovo ne' Monti il tutto avviene in accordo con l’assessorato all’assistenza del Comune e in compagnia di Caritas, Casa della Carità, Croce Verde, Unitalsi, Auser e altre organizzazioni, ciascuna delle quali partecipa poi alla “spartizione solidale”. La “rete”, in realtà, è ancora più larga, perché abbraccia i servizi sociali, supermercati e bar della zona, gli altri gruppi Caritas della montagna, Enìa per le tariffe ridotte e anche i medici di famiglia, spesso i primi a segnalare i casi urgenti in un’ottica di buon vicinato.

Denaro agile

Il microcredito made in Caritas, racconta ancora don Geli, in montagna non ha attecchito, perché chi necessita di un finanziamento quasi sempre ha visto il suo nome radiato dalle centrali bancarie dei rischi. In compenso funziona da 4 anni il prestito sull’onore, con una decina di erogazioni superiori ai mille euro. L’istruttoria è fatta dagli operatori, l’ultima parola è quella del parroco, la restituzione si fa un po’ alla volta direttamente in banca. “E i soldi tornano indietro”, sorride don Geli. Un’altra forma di assistenza utile - che il Vescovo Adriano ha definito “gemellaggio familiare” – consiste nell’educare certe coppie ad una realistica capacità di spesa. Un esempio? Un commercialista della parrocchia si è affiancato per mesi a due genitori con un solo figlio che, nonostante un reddito mensile di oltre 3.000 euro, avevano accumulato debiti paurosi. Obiettivo? Ripianarli. E poi - allarga le braccia il parroco - c’è chi non resiste alla tentazione di fare acquisti, chi ha poca voglia di lavorare, chi beve troppo…

Crisi per tutti

Con la crisi economica sono in aumento gli italiani che si rivolgono alla Caritas. A Castelnovo, dove buona parte dei residenti lavora nei servizi, il colpo più duro lo stanno accusando i piccoli artigiani, a cominciare dal settore edile. Va peggio nel carpinetano, dove il conto dei posti di lavoro persi è salito vertiginosamente. Perfino il “personale” Caritas risente di una sorta di crisi. “In parrocchia c’è stato entusiasmo per la prima ondata di immigrazione, poi i volontari assidui sono diminuiti”, conclude don Margini. È rimasto lo zoccolo duro, una trentina di persone. Ma si è affinata la capacità di “far fare la carità”, e poi le notizie ora circolano anche attraverso un foglio mensile, “Caritas news”. Chi può, oggi come ieri, aiuta senza farsi pregare. Tra i nuovi collaboratori ci sono anche diverse famiglie cattoliche di albanesi stabilitesi in parrocchia. Un altro segno dei tempi, nella montagna che non vuole spopolarsi.

(tratto dal settimanale diocesano "La Libertà" in edicola - per gentile concessione)