4.355 colloqui, 1.575 persone ascoltate e 3.498 interventi attivati nel 2008. Sono alcuni numeri del Centro di Ascolto diocesano delle povertà presentati alla stampa nei giorni scorsi nella sede Caritas di via dell’Aeronautica, a Reggio.
Il numero delle persone incontrate è calato del 9,4% rispetto allo scorso anno. “Tale dato – si legge nella presentazione dei risultati diffusa dalla Caritas - conferma l’andamento in atto già da qualche anno, che vede una diminuzione delle presenze, molto probabilmente legata all’aumento dei Centri di Ascolto periferici” (zonali e parrocchiali) “diffusi sul territorio diocesano”.
Complessivamente nel corso del 2008 si sono rivolti al Centro di Ascolto diocesano 1.015 uomini (64,4%) e 560 donne (35,6%). Se però prendiamo in considerazione solo gli italiani, la percentuale degli utenti uomini sale al 72,1%. Nel 2008 si sono rivolti al CdA 1.342 stranieri (l’85,2% del totale degli utenti) di 59 nazioni diverse. I Paesi più rappresentati rimangono Marocco (252) e Ucraina (232), ma in generale si può parlare di una distribuzione più equilibrata tra le diverse nazionalità, dovuta al notevole incremento di tunisini (162), moldavi (114), ghanesi (74) e al dimezzamento dei romeni (da 110 a 68 negli ultimi dodici mesi), “forse in virtù del processo di integrazione prima legale ed ora anche effettiva nella Ue”, spiega la Caritas.
Gli irregolari, pur essendo diminuiti negli ultimi anni, costituiscono ancora una componente significativa degli stranieri incontrati: 616 persone. Crescono invece le persone in attesa di ricevere il permesso di soggiorno, con tutte le conseguenze negative del caso (passano dal 5,5% del 2007 al 9,1% del 2008).
Quanto agli italiani, sono in calo rispetto al 2007 e rappresentano ora il 14,8% degli utenti.
Dal punto di vista anagrafico prosegue la tendenza, iniziata nel 2006, verso un abbassamento dell’età media. Il 27% delle persone incontrate ha meno di 35 anni e il 52% non arriva ai 45; mentre sono in aumento gli over 55.
La presentazione dei dati del Centro di Ascolto diocesano ha messo in luce alcune criticità.
Quanto alla situazione coniugale, ciò che colpisce maggiormente è la costante presenza negli anni di persone che hanno vissuto situazioni di disgregazione familiare (separazioni o divorzi). Tale dato lascia ipotizzare un collegamento fra questo aspetto e l’insorgere o persistere di forme di povertà (complessivamente 132 persone, pari all’8,4%). Fra gli italiani, tale valore sale addirittura al 24,1%, manifestando una maggiore fragilità fra questi individui.
È in aumento dal 2007 la percentuale di persone senza fissa dimora: è il 20% di chi chiede un colloquio e la percentuale scende di poco se consideriamo i soli italiani. È il sintomo di una rete familiare e amicale fragile: una persona su 5 abita presso un familiare, circa il 35% con amici o conoscenti e il 25% (fra gli italiani oltre il 40%) vive da solo.
Venendo al quadro occupazionale, si osserva che almeno una persona su tre, pur avendo un lavoro o la pensione, presenta una situazione di povertà. In merito ai bisogni individuati dagli operatori del Centro di Ascolto, accanto ad una significativa e massiccia presenza di problematicità di tipo strettamente materiale (reddito, casa, lavoro) emerge una molteplicità di criticità che rendono ancora più difficile rimuovere gli ostacoli che generano e mantengono nella povertà: fragilità delle relazioni intrafamiliari (124), problemi di dipendenza (alcol o sostanze, ma anche gioco d’azzardo, complessivamente 42 casi nel 2008) e, infine, problemi di salute (60 nel 2008).
(tratto dal settimanale diocesano "La Libertà" di questa settimana - per gentile concessione)