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“I danni della dissennata asportazione di ghiaia dai fiumi”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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L'articolo dedicato alla riapertura della pista Gatta-Pianello (vedi) riportava una dichiarazione di uno dei fondatori del comitato che sostenne la realizzazione di questo tracciato che ci ha lasciato quantomeno perplessi.

Piero Ferrari indica come possibili soluzioni per sopperire all'innalzamento dell'alveo del fiume Secchia (vedi) o la sopraelevazione ulteriore del tracciato o la scelta, raccomandata dal sig. Ferrari, dell'abbassamento dell'alveo del fiume stesso mediante asportazione della ghiaia in eccesso.

Come motivazione a sostegno della seconda scelta il sig. Ferrari riporta che tale soluzione comporterebbe "nessun onere per gli enti e benefici economico ambientali per la nostra montagna".

Se c'è una cosa di cui la nostra montagna non ha bisogno, e con lei i suoi fiumi, caro Sig. Ferrari, è l'ulteriore devastazione del suo territorio ad opera di predoni che un giorno vogliono la ghiaia e gli inerti per i loro frantoi e le loro ceramiche e un altro l'acqua per le loro centraline elettriche e via elencando.

E' purtroppo ancora molto evidente, ammesso che lo si voglia notare, quale dissesto dei greti dei fiumi abbia causato la dissennata asportazione di ghiaia effettuata dagli anni '60 per circa un ventennio ed oltre nel medio corso del Secchia e dell'Enza. Entrambi questi fiumi hanno visto il loro greto abbassarsi di svariati metri, inclinarsi in maniera molto sensibile verso valle con conseguente velocizzazione del fluire dell'acqua. Questo ha portato ad una erosione degli argini molto maggiore con conseguente formazione di frane e dissesti.

Proporre soluzioni così retrograde come quelle avanzate dal Sig. Ferrari dimostra una miopia sconcertante, oltre che una totale incapacità di imparare dagli errori del passato. Esortiamo quindi le autorità preposte a non cedere a queste soluzioni tanto semplicistiche quanto foriere di disastri futuri.

Bene fa quindi, a nostro parere, l'ente Parco dell'Appennino tosco-emiliano a proporre soluzioni a minimo impatto ambientale; quello è il modello moderno e rivolto al futuro per sopperire agli errori del passato. E tra questi errori vorremmo inserire anche l'apertura di un percorso stradale su di un esistente pista che è servita ad asportare chissà quanti milioni di metri cubi di ghiaia dal greto di quello che solo 40 anni fa era uno splendido fiume ricco di acqua e di vita.

Molti fra di noi si opposero all'apertura di quella strada, pur consapevoli del fatto che qualche agevolazione viaria l'avrebbe portata. Ma era evidente che non andava fatta come è stata fatta, su quel lato del fiume per di più in un tratto ad alto valore ambientale.

Il fiume, caro Sig. Ferrari, va dove deve andare; imporre la nostra volontà di piccoli umani alle grandi forze della natura non può portare altro che disastri. Le cronache di questi giorni dovrebbero insegnarci che come non si devono costruire case sulle faglie sismiche così non si devono costruire strade dentro ai greti dei fiumi perchè nei greti deve passare l'acqua, non un strada. E prima o poi l'acqua ci passa.

(Roberto Tedeschi, portavoce Comitato Difesa dei fiumi, Reggio Emilia)

13 COMMENTS

  1. Degrado ambientale
    Egregio sig. Tedeschi, è convinto, ma non credo, che la politica esercitata con l’appoggio delle associazioni “ambientaliste” (o perlomeno definite ambientaliste) del non fare nulla e lasciare la natura della montagna da “sempre” antropizzata abbandonata a se stessa ha creato e sta creando enormi danni(mi ripeto ancora una volta):
    – l’abbandono del territorio agricolo lavorato;
    – l’abbandono totale della regimazione dei corsi d’acqua;
    – il prelievo smisurato della sorgente del fiume Secchia (dica e interpelli i responsabili);
    – l’ormai scomparsa dell’uomo in montagna.
    Tutto questo ha prodotto i risultati visibili e sotto gli occhi di tutti. Come ho consigliato ad altri, consiglio anche a Lei di fare un giro nei torrenti della montagna: vi troverà piante cresciute nei centro dell’alveo, affluenti e sub-affluenti provenienti da prati, strade, fossi e smottamenti. Le consiglio inoltre di visitare il fiume Secchia a monte della confluenza del torrente Ozola: il corso d’acqua da anni si è spostato completamente contro la sponda sinistra, scalzando in continuo il versante sottostante l’abitato di Marmoreto. In quel tratto l’alveo risulta largo per almeno 300 metri e la quota di questo almeno cinque metri al di sopra del livello di scorrimento della ormai esigua quantità di acqua rimasta (almeno nei periodi estivi).
    Sono convinto che come regola generale il non fare nulla sia deleterio, mentre è estremamente indispensabile intervenire con cognizione, professionalità ed idee chiare, anche se a volte contrastano con principi giusti ma troppo radicali.
    Concordo con quanto ha affermato Ferrari e spero che la pista Gatta-Pianello possa arrivare a Giarola e proseguire verso il mare, con interventi seri di regimazione del torrente e contenimento dei versanti in frana. Prevenire e non curare drasticamente (vedi frana di Collagna ss 63).
    Cordialmente.

    (Fabio Leoncelli)


  2. Purtroppo il pensiero che esprime il sig. Ferrari (giustamente definito “retrogrado e di una miopia sconcertante”) è ancora, ahinoi, un pensiero di molti. Tanti infatti sono ancora quelli che in montagna pensano che uno sfruttamento intensivo delle risorse naturali quali i fiumi, le montagne, etc. sia una scelta giusta da sostenere. Come se le nostre risorse naturali fossero duplicabili o inesauribili, come se l’ambiente che ci circonda non facesse parte di noi. E’ desolante accorgersi che ancora oggi alla stupidità e alla miopia non ci sia limite.

    (Ornella Coli)

  3. Lo strano caso dei fiumi reggiani
    I fiumi o torrenti reggiani hanno subito in questi anni di estrazioni in alveo programmate, di emergenza o di riequilibrio ambientale, insomma fate voi, comunque eccessive senza possibilità di ripascimento, uno strano fenomeno: se guardate i vecchi atlanti noterete come per l’Enza, e penso valga anche per il Secchia, la lunghezza del fiume si sia accorciata. Questo fatto riduce il cosiddetto tempo di corrivazione, che è il tempo che intercorre tra quando cade una goccia nel bacino idrografico e quando questa arriva alla foce o allo sbocco in altro fiume. In sostanza le piene arrivano più in fretta ai punti critici nella bassa pianura. Quale sarà stata la causa? Una buona gestione del territorio o la Terra che si è accorciata?

    (Guido Barbieri)


  4. Caro Leoncelli, i torrenti dell’Appennino li frequento come pescatore molto di più della media di chi ci abita vicino. Se tutti andassero su fiumi e torrenti del nostro Appennino si renderebbero conto dei tesori che abbiamo e che non tuteliamo come si dovrebbe. Quello che ho visto personalmente in questi 30 anni di frequentazione è la non capacità di questi torrenti di riprendersi dalle ferite loro apportate, in particolare nel ventennio 1965-1985. Potrei dirle in maniera semplicistica: sono tornati i lupi, sono tornate le aquile, ci sono anche troppi caprioli, ma di trote non ce ne sono sempre meno! Come mai? Il problema è che il fiume non è visto come una risorsa, ma come qualcosa da sfruttare o per la sua acqua o per il suo tracciato che si fa strada tra le montagne. Da questo ragionamento nascono pensieri come il suo e come quello del sig. Ferrari, che, se erano comprensibili 40 anni fa, nel 2009 sembrano ai nostri occhi pure follie. Che nell’intento di chi vuole fortemente la Gatta-Pianello ci sia quello di farla arrivare fino a Giarola, poi fare un bel viadotto da lì fino a Collagna, poi perforare e arrivare direttamente a Fivizzano e da lì ad Aulla fino all’agognato mare, non è un mistero ed è stato sempre ben evidente. Ma credete veramente che il mondo stia andando ancora verso questo tipo di sviluppo? Ma non vi rendete conto che in tutto il mondo sviluppato si sta cercando di porre rimedi ai clamorosi errori compiuti nel passato che hanno devastato interi paesi in nome dello sviluppo e del progresso ad ogni costo? E credete davvero che non sia meglio cominciare a pensare a come sfruttare economicamente il tesoro naturale che abbiamo sotto i piedi invece che fantasticare di sviluppi economici totalmente anacronostici?
    Caro Leoncelli, il più grande augurio che io posso fare al mio amato Appennino è che pensieri come il suo e come quello di Ferrari siano in via di estinzione e che nelle giovani generazioni prevalgano idee di sviluppo sì, ma quanto più possibile in sintonia con l’ambiente in cui hanno avuto la fortuna di nascere.

    (Roberto Tedeschi)

  5. Degrado ambientale e culturale
    Vedo spuntare ogni tanto dei “PENSATORI” che vogliono insegnare a noi poveri zoticoni come si deve pensare ed agire. Molti di questi pseudo-ecologisti vogliono far vivere gli altri in maniera difforme da come vivono loro; ci si dovrebbe domandare come mai nelle regioni alpine (italiane ed estere) si fanno e costruiscono le strade lungo le fondovalli e non più sulle coste dei monti; noi abbiamo un esempio concreto di una costruzione sì fatta e che ha aiutato la popolazione di un comune sito nel nostro appennino (che fino ad allora era in decremento) a fermarsi sul posto ed anzi a crescere. Il comune in oggetto credo che sia l’unico nel nostro appennino ad avere avuto un incremento di popolazione ed in modo particolare di persone giovani a differenza di tutti quelli lo circondano. Spero che le affermazioni fatte dalla Signora Coli (stupidità e miopia) siano dettate da una certa foga e non da quanto affermato da Leoncelli. Mi domando se anche quanto scritto dal Signor Tedeschi abbia una valenza cultural-scientifica o è solo un “NO” a fare le cose che sono necessarie tipo energia pulita come avviene attraverso la produzione di energia elettrica con l’acqua senza far sparire l’acqua dai fiumi (come si vuol far capire) o come produrre energia elettrica ed acqua calda attraverso le biomasse (che sicuramente non è cosa buona in quanto si produrrà un poco di fumo). Nella nostra “COSTITUZIONE” vi è un articolo dove è scritto che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Ed in un altro: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Sarei grato se detti pseudo-pensatori pensassero alle persone che vivono nel nostro Appennino non in funzione dei terzi e quindi fare delle riserve in funzioni di altri, ma aiutare le ormai non molte persone che vi vivono a crescere come numero e come reddito attraverso modi e forme che non sono sicuramente quanto proposto dalla Signora Coli o dal Signor Tedeschi.

    (Giovanni)

  6. Risposta di Piero Ferrari
    Ho letto con molta attenzione il contributo sulla riapertura della Gatta– Pianello dato dal sig. Roberto Tedeschi e anche la sua replica a quanto scritto dal sig. Leoncelli e devo dire che ciò non ha fatto che confortarmi sulla giustezza di quanto penso della situazione della nostra montagna. Vede, sig. Tedeschi, lei, persona sicuramente colta, non retrograda e miope come i tanti montanari che la pensano come me dovrebbe farci capire, speriamo di esserne capaci, alcune cose:
    – in tutto il suo ragionare, preoccuparsi e dare soluzioni non si ricorda mai di parlare delle persone che vivono in questi territori, dei loro problemi, del loro futuro. Forse lei era troppo impegnato a pescare trote in questi trenta anni in cui frequentava i nostri fiumi per accorgersi che i nostri territori si stanno spopolando e sono ormai ridotti al lumicino e che siamo a rischio desertificazione. Ma forse è quello che lei preferisce, o sbaglio? Così potrà tranquillamente venire a praticare le sue attività ludiche su questi territori, con pochi montanari pronti con il grembiulino a soddisfare le sue esigenze durante i suoi fine settimana;
    – le chiedo perché chi vive in questi territori dovrebbe subire imposizioni da persone o peggio amministratori che come lei ritengono che qui nulla si può fare se non il turismo, per cui no a strade che consentano di poter avvicinare i posti di lavoro, no a aree produttive, no a qualsiasi progetto che supporti l’economia di queste zone, mentre molti che la pensano come lei e presumo anche lei, abitate in zone dove tutto e di più è consentito, dove sicuramente i fiumi passano, ma lì si possono difendere un po’ meno, tanto poi nei fine settimana si va su in montagna a usufruire di quanto altri hanno preservato con il loro lavoro e con la loro presenza, come se fosse cosa propria. Detto in parole da miope montanaro, perché a casa vostra fate e decidete come vi pare e da noi volete comunque decidere voi?
    – non le sembra eccessivo imputare a noi le devastazioni che sono state fatte nel corso del medio Secchia e Enza e personalmente aggiungo anche in pianura? Non ritiene che se si fosse tutelato l’ambiente in tali aree come abbiamo fatto noi in montagna ora lei potrebbe tranquillamente pescare le trote anche in collina e pianura?
    – forse lei non si ricorda, ma noi montanari e il comitato chiedevamo una strada, sa come quelle che lei e la maggior parte di quelli che la pensano come lei, hanno dove abitano e che vi consentono di recarvi rapidamente al lavoro, a scuola, in ospedale, ecc. Il fatto che si sia realizzata solo una “pista” impone a chi ciò ha voluto che si operi per tutelarla e se si erano previsti dei margini di sicurezza (un metro sopra la piena venticinquennale), ritengo che quantomeno sia necessario ripristinarli. Vede, da persona retrò, per me questo si può fare solo o soprelevando o scavando, ma sono pronto a ricredermi se persone colte come lei mi dimostreranno altri metodi. Resto in attesa di comunicazioni in merito.
    Infine le chiedo: non sarebbe ora di porsi il tema dell’ambiente e di chi ci vive in modo unitario, consentendo anche a noi di avere un futuro, di non vedere i nostri figli che se ne vanno perché qui non c’è il lavoro e non c’è un adeguato tessuto sociale in cui far crescere una famiglia? Non comprendo, ma essendo retrogrado e miope può succedere, con chi se la prende la sig.ra Coli quando si riferisce a quanti vogliono uno sfruttamento intensivo delle risorse naturali; noi montanari non abbiamo mai chiesto questo, ma solo di avere i servizi necessari per poter vivere in questi territori. Ma se non sbaglio sono certo che lei, aderente ai verdi, assessore in comune a Busana e con un lavoro che ha attinenza con l’ambiente e il Parco, saprà indicare a tutti i nostri giovani soluzioni adeguate e una strada simile alla sua per il loro futuro e di questo anticipitamente la ringrazio.

    (Piero Ferrari)


  7. Credo che il Sig. Tedeschi non presenti ragioni peregrine, ma meritevoli di attenzione; credo però pecchino di unilateralità. Come spesso accade a chi ha solo a cuore la tutela della naturalità della terra, tende a mettere in secondo piano, o ad ignorare, le esigenze, penso anch’esse naturali, delle “comunità umane” che necessitano di vita sociale, economica e culturale adeguate per sopravvivere. Inoltre le “comunità umane” necessitano di energia elettrica quotidianamente, di sabbia per costruire o riattare le proprie case, di ghiaia per la costruzione/manutenzione delle proprie strade e via elencando. Tra l’altro i “predoni” che Lei denuncia sono fornitori di “comunità umane” che stanno sopratutto a valle dei corsi d’acqua montani. Mi sento comunque di dirLe che nè il sottoscritto nè (conoscendoli bene) Piero Ferrari o Fabio Leoncelli desideriamo distruggere, come Lei dice, “il tesoro naturale che abbiamo sotto i piedi”. Ci battiamo da decenni affinchè vi sia la tutela del tesoro naturale che abbiamo sotto i piedi, ASSIEME, alle “comunità umane” proprietarire di quei piedi, che nel crinale stanno gradualmente ma inesorabilmente declinando.

    (Claudio Bucci)

  8. Solo una precisazione
    Quando il sig. Guido Barbieri parla di tempo di corrivazione omette un passaggio importante, forse per dimenticanza, ma importantissimo. Ai fini idraulici nello studio dei bacini imbriferi il tempo di corrivazione è pari al tempo che impiega una goccia che cade nel punto IDRAULICAMENTE PIU’ LONTANO per raggiungere la sezione di chiusura.
    Grazie per lo spazio.

    (Aronne Ruffini)

  9. Risposte
    Gentilissimi, ho letto solo adesso i vostri commenti al mio breve intervento e quindi aggiungo volentieri alcuni chiarimenti in merito.
    Essendo (spero) ancora una libera cittadina mi sono solo “permessa” di esprimere un mio pensiero su un argomento che mi sta particolarmente
    a cuore (io sono di Marmoreto, quindi molto vicina al fiume). L’ho fatto, consapevole che toccare la Gatta-Pianello o il fiume Secchia si rischia di morire impallinati (solo metaforicamente spero) dai tanti che in montagna pensano che avere QUELLA strada in QUELLA posizione possa cambiare o migliorare il nostro stile di vita.
    A Carpineti, per fare un esempio vicino a noi, la chiusura dell’ultima grande fabbrica ha fatto sì che il saldo “umano” nel comune sia arrivato a meno 50 in pochissimo tempo. La fabbrica ha chiuso NONOSTANTE la posizione più favorevole rispetto alla montagna e NONOSTANTE una strada più vicina ed adeguata. Ritengo (questo per rispondere al sig. Ferrari) che il sistema montagna, ma a questo punto anche collina, vada ripensato e il turismo (per esempio) possa essere una possibilità da potenziare e mettere a sistema.
    Aggiungo inoltre (sempre per il sig. Ferrari) per me, per il mio modo di vedere le cose, scavare ghiaia nei fiumi piuttosto che aprire cave è sfruttamento del territorio. Sfruttamento di risorse NON RIPRODUCIBILI.
    Per il sig. Leoncelli: egregio, trovo la sua risposta al mio commento veramente divertente, soprattutto se si considera il tono sempre “moderato e positivo” con la quale lei si esprime sia in questa che in altre sedi. A conclusione (questa volta per davvero) credo sia veramente antipatico, per non dire anti-democratico, continuare a tacitare o ancora peggio ironizzare su persone che esprimono un proprio pensiero sulla montagna. Il mondo è di tutti, i pensieri anche. Mi scuserete se sono stata schematica ma l’ora che avanza è veramente tarda.
    Cordialmente.

    (Ornella Coli, assessore Comune di Busana, Verdi)


  10. Gent.mi Sigg.ri Ferrari e Bucci, sono in molti punti d’accordo con le vostre preoccupazioni sull’emorragia di abitanti dell’Appennino e sinceramente non mi farebbe piacere, al contrario di quel che dicono le battute ironiche di Ferrari, avere un alto Appennino spopolato. I posti sono fatti anche da gente, non solo dalla natura. Il miglior modo per screditare chi parla di ambiente è dire che a lui interessa solo il bene della natura e non degli uomini; purtroppo questo è frutto di un ambientalismo del NO a tutto che ha portato solo disastri e ha ridotto il movimento ambientalista in Italia alla quasi sparizione dal panorama politico. E’ gioco anche molto semplice screditare chi non la pensa come lei, Sig. Ferrari, sottolineando il fatto che una persona parla di montagna ma non vi abita se non per periodi dell’anno o nei week end. Anche questa a mio parere è frutto di una mentalità semplicistica e un po’ retriva: siamo nel 2009 e viviamo in un modo in connessione globale: davvero è così inaccettabile che uno di Reggio che conosce l’Appennino molto meglio di molti che ci abitano esprima un’opinione su di un problema della montagna? Tornando al problema della nostra discussione, essere contrari alla Gatta-Pianello non significa essere necessariamente contrari a tutto lo sviluppo della montagna, ma solo ad una strada mal concepita in un posto non adatto. Poi c’è, è stata fatta (male), si è rotta, la si rimetterà a posto. Ma le idee che lei ha espresso, Sig. Ferrari, sono innegabilmente rivolte ad un concetto di gestione del territorio che è passato. Certo che la ghiaia serve, ma non la si può prendere dall’alveo di un fiume, che per altro ha già dato fin troppo in tal senso. Le escavazioni in alveo sono vietate in Po; e cosa facciamo, le permettiamo in Secchia all’interno di un Parco nazionale? Io sarei il primo, se ne avessi la facoltà, a volere aree di sviluppo economico in montagna. Ne guadagnerebbe la gente e anche l’ambiente. Ma il tipo di sviluppo a cui penso non è probabilmente quello a cui pensa il Sig. Ferrari. Il mio lavoro mi consente di visitare paesi dove la gente vive veramente isolata, altrochè l’Appennino reggiano! Ma a questa gente viene data la possibilità di lavorare ugualmente sfruttando al massimo le nuove teconologie, in primis quella tramite cui noi stiamo dialogando. Ma per avere le opportunità di cui ho accennato ci vogliono le infrastrutture che non si chiamano Gatta-Pianello, ma si chiamano telecomunicazioni iperefficienti e a prezzo accessibile, agevolazioni vere e importanti a chi intende aprire attività produttive a basso impatto ambientale ma veramente innovative. Certo, finchè in certe zone dell’Appennino aprire una e-mail con un allegato è un problema, è molto più facile pensare ad uno sviluppo vecchio stile, ma credetemi, cari signori, il futuro non va in quella direzione.

    (Roberto Tedeschi)


  11. Penso che le risposte siano nelle cifre. Quando ero più giovane e con mio padre contavamo gli abitanti di Marmoreto (il mio paese come quello di Ornella), erano 140, ora sono circa 70. In estate si passava le 200 unità per i mesi di luglio, agosto e metà settembre; ora c’è qualche turista nella settimana di Ferragosto e poche persone nei fine settimana. Turismo, turismo, si sente solo parlare di quello, come se fosse priorità; ma non vedete che il mondo e cambiato? Ora la gente vuole comodità e la macchina è diventato lo strumento principale. Ma la macchina viaggia su strada, quindi serve una viabilità scorrevole, non una strada disegnata nei tempi antichi. Io al contrario di Ornella ho dei figli, il mio pensiero ovviamente va a loro. Che futuro avranno qui? Che tessera politica dovranno prendere per restare? Che cosa rimarrà a Marmoreto? La paura di andare ad abitare via è tanta, e le possibilità molto alte, e di questo ringraziamo i nostri amministratori attuali e passati. Grazie a @CRedacon#C.

    (Massimo Coli)