CASTELNOVO NE’ MONTI (17 aprile 2009) – Il turista, oggi, lo si conquista anche con Facebook, il popolare network di comunicazione su internet dove è possibile ritrovare vecchi amici ma instaurare anche clamorosi passaparola, come sono riusciti a fare, ad esempio, al parco avventura di Cerwood di Cervarezza Terme. Ma la novità sostanziale di una serata voluta dal Parco nazionale e dal titolo assai chiaro “Appennino, è l’ora del turismo” è che questo 16 di aprile del 2009 potrebbe essere ricordato come data di nascita di un nuovo modo di intendere e fare turismo in montagna. “Quando dieci anni fa – ricorda Fausto Giovanelli, presidente – in questo stesso posto mentre discutevamo del turismo negli anni duemila, in un convegno, ricordo che qui fuori si raccoglievano le firme perché non si volevano i turisti campeggiatori sotto la Pietra di Bismantova”.
“GUARDATE COSA STA SUCCEDENDO”
A fare da guida in una serata colma di operatori e istituzioni, è Stefano Landi. Volto poco conosciuto, ma capace di ammutolire sin dalle prime battute una platea che sarà pronta a intervenire, dialogare, anche polemizzare con gli amministratori.
Bene, questo romagnolo dal fare gentile, ora presidente di una società di consulenza turistica, fu nientedimeno che direttore generale del Ministero del turismo. E non è un caso che snocciola dati, osservazioni, previsioni e confuta convinzioni in maniera tanto sicura quanto semplice. “Proprio quando”, osservano in tanti, “non è più tempo del turismo dei villeggianti”. “Proprio quando – ricorda Nilde Montemerli, presidente della Comunità montana dell'Appennino reggiano – a Carpineti dagli anni ottanta ad oggi hanno chiuso tutte le grandi industrie. Ciò che resta è il turismo, su esso dobbiamo investire”.
Pronti, via. Parola a Landi: “Le opportunità per il turismo ci sono. Per quanto il nostro Paese stia vivendo la crisi, così non è per il settore del turismo che cresce a un ritmo impensabile. Dati alla mano, abbiamo opportunità da cogliere. C’è un’evoluzione in atto: il 57% dei turisti (48% la media europea) sta facendo vacanze a ‘chilometri zero’, ovvero spostandosi di poco. Questa percentuale sale al 68% nel nord-ovest, dove c’è la prevalenza a spostarsi nella medesima regione. E’ un fenomeno legato al fatto che il turista:
a) tende a fare vacanze più brevi ma più numerose durante l’anno;
b) presta maggiore attenzione alle offerte locali;
c) c’è minore disponibilità alla spesa (siamo in crisi) e quindi si guarda proprio al locale”.
“Questa tendenza – ha proseguito Landi – ci accomuna a quanto avviene nel resto dell’Europa. Inoltre, notiamo che ci sono molti italiani fuori, ma che tendono a tornare prima o poi, ogni anno, o almeno una volta nella vita nei luoghi di origine: questo è un turismo ‘prigioniero’, certo, una grossa potenzialità”.
COSI’ CAMBIA IL TURISMO
Come cambia la richiesta turistica?
“C’è una frammentazione delle proprie vacanze. Il primo dato di cui disponiamo del 1959 ci dice che allora erano il 12% gli italiani che andavano in vacanza, oggi sono il 50-55%. Ebbene abbiamo assistito al sorpasso delle microvacanze rispetto alle vacanze lunghe – quella che qui è chiamata ‘villeggiatura’ ndr – per cui ci sono state richieste per 56 milioni di notti di minivacanze (da 1 a 3 notti di permanenza) rispetto ai 51 a lunga (18% la media europea, contro le 48% brevi)”.
Quali i periodi delle micro vacanze?
“Non nei mesi centrali, anche qui la novità è che stiamo assistendo a una spalmatura nei diversi mesi dell’anno, in particolare a primavera. Gli indicatori del traffico autostradale di rientro alla domenica sera, in questo senso, sono abbastanza emblematici nell’indicare i luoghi frequentati dai turisti delle microvacanze”.
Quale è il metodo col quale oggi si scelgono questi soggiorni brevi?
“Oggi il consumatore si muove senza prenotazione, quindi cerca alloggi privati, infine si sposta con mezzi propri. Le vacanza la sceglie informandosi prevalentemente con internet, perché è uno strumento immediato e ci dice anche che tempo fa. Ma su internet ci si informa, ma non si acquista siamo ancora diffidenti verso questo strumento che, per altro, ancora sicuro non è”.
UN TURISTA EVOLUTO E DIVERSO PER IL TURISMO DEL FUTURO
Come è questo consumatore tipo?
“E’ prevalentemente giovane, di diversa estrazione sociale, dagli operai ai laureati, disposto a fare anche più di 5 vacanze brevi l’anno. Sono turisti sempre meno sprovveduti, più esperti e con voglia di prodotti differenti”.
E le strutture ricettive?
“Si stanno adeguando: cito l’esempio dei centri benessere che, ad esempio, stanno imparando a tenere i prezzi più alti non solo nella bella stagione, ma nei week end durante l’anno. Questo, però, comporta che occorra sapersi organizzare per far fronte al mare di richieste ed e-mail che arrivano. Inoltre occorre sapere fornire davvero una offerta turistica differenziata, pari a quanto chiesto: ecco i prodotti per il futuro”.
Cosa cambierà?
“Beh, partiamo da sfatare la convinzione che dobbiamo fare restare i turisti più a lungo, perché non è questo che ora il mercato chiede”.
L’Appennino reggiano?
“Avete diversità storiche e di incrocio di esperienze diverse. Certo bisognerà darsi un nome, una marca, perché è così che si vende il turismo: i prodotti turistici sono forti se alle spalle c’è una forte identità”
Le difficoltà?
“Il consumatore non legge più un'unica fonte per informarsi, ma utilizza moltissimi canali. C’è uno strumento diverso, quasi, per comunicare ad ognuno. E’ una bella sfida. Tant’è che si parla di programmi personalizzati per ogni cliente!”.
Impossibile fare promozione turistica allora?
“No, dobbiamo ragionare su come aggregarci per portare a casa buoni risultati”.
“E’ l’ora del turismo – dirà Fausto Giovanelli nel confronto del pomeriggio con gli enti del territorio – e quindi dobbiamo ragionare assieme. I privati, però, sono chiamati a fare la loro parte innovando l’offerta”.
Il dibattito, come prevedibile, si fa acceso, ma è coordinato da Filippo Lenzerini, progettista del Parco, trasferito qui da Ferrara e onesto nel dire le sue valutazioni sui nostri posti “dove da un anno e mezzo vivo e sto bene come se fossi un turista”.
GLI OPERATORI VOGLIONO PIU’ PROMOZIONE E CONNETTIVITA'
Loredana Notari, di Cerwood, segnala il fatto che, oltre alla presentazione della propria azienda, gli operatori non possono farsi carico della promozione del territorio fuori provincia, mentre Pietro Barigazzi, gestore della medesima struttura, lamenta la mancanza di strumenti informatici (internet veloce).
Pier Luigi Saccardi, vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia e assessore al turismo, si infervora nel suo intervento. “Le cose ce le dobbiamo dire tutti e serenamente. Il problema della montagna risiede anche nella qualità bassa dell’offerta turistica rapportata a quella, pari prezzo, di altre località. Ho visto deserti anche i work shop che abbiamo rivolto agli operatori. Mentre le stazioni sciistiche di Febbio, Cerreto e Ventasso hanno potuto operare negli ultimi anni solo con un forte investimento del pubblico. Occorre fare i pacchetti per portare qui le persone, ma nessuno li fa e la Provincia non è un’agenzia turistica. Però può fare promozione territoriale: la mostra internazionale su Matilde di Canossa o il casello autostradale con il nome ‘Terre di Canossa’ vanno in questa direzione”.
Questione di scelte…
“In Regione abbiamo deciso di non finanziare più la partecipazione alle grandi fiere del turismo perché lì non si vendevano i pacchetti. Mentre abbiamo tagliato completamente i finanziamenti all’editoria turistica, quest’anno, per spostare le risorse a beneficio di 15.000 operatori cassaintegrati. E’ una scelta politica”.
NON E’ PUBBLICIZZATO L’APPENNINO, LO DICE LO IAT
Nadia Gatti da 30 anni lavora allo Iat, ora di Castelnovo ne' Monti: “Il male del nostro è che l’Appennino non è pubblicizzato. Quanti turisti mi chiedono perché non parliamo di noi fuori di qui”.
Mario Bernabei, del Circuito dei Castelli: “Quanto ha fatto il pubblico sin qui va bene, ma anche noi troppo spesso teniamo chiuso i nostri monumenti proprio quando invece dovrebbero essere aperti”.
Lenzerini rilancia: “A tutte le strutture turistiche del Parco, offriamo la possibilità di mettersi on line anche attraverso il nostro sito”.
Marco Casanova lamenta pochi interventi del pubblico nella sua casa vacanze inaugurata dal ’92 a Giarola di Ramiseto. “I miei progetti non hanno trovato ascolto”. “Per i progetti ci sono i bandi”, spiega Luciano Correggi, assessore della Comunità Montana e presidente Gal”, “non è corretto esigere vie personali per vederli finanziati”.
ORA SI NAVIGA VERSO NUOVE SOLUZIONI, PER PUBBLICO E PRIVATO
Nilde Montemerli strappa un applauso pur di fronte a un dato emblematico: “La Comunità montana non ha risorse da mettere sul turismo. Abbiamo alcune progettualità innovative, come Latterie d’Appennino, che ci sono state riconosciute tali a livello regionale. E se il turismo sta cambiando noi siamo qui volentieri per metterci in discussione. Questa serata è molto importante. Siamo però altresì consapevoli che il pubblico non può più permettersi di fare il turismo con singole iniziative di Appennino e Verde, Parco, Comunità montana, Privincia, 13 assessorati di altrettanti comuni, Gal, Camera di Commercio. E altrettanto ci aspettiamo dal privato”
Il sindaco di Busana Alessandro Govi: “Purtroppo gli operatori non hanno sin qui avuto la pratica di stare insieme. E’ giunto il momento di farlo”.
Il sindaco della capitale della montagna Gianluca Marconi: “Ci sono esempi di turismo settoriale che, come l’esperienza di Castelnovo dimostra nello sport o nel circuito delle Città Slow, funzionano. L’unione fa la forza”
L’assessore Paolo Ruffini: “Un ente da solo non ce la fa. Il mio invito, però, anche a noi stessi a riappropriarci di più del nostro territorio”.
Conclusioni per Stefano Landi (‘nel mercato è la selezione che fa la forza più dell’unione’), applaudito ancora una volta per la sua chiarezza anche nel semplificare dinamiche certo non univocamente interpretate. “D’ora innanzi – conclude Giovanelli – il nostro territorio non potrà fare a meno della sua esperienza e consulenza. Perché il crinale oggi è turismo o nulla. E oggi nasce un turismo che non è di villeggiatura”.
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Come rappresentante di Slow Food Appennino Reggiano mi sono molto meravigliata per non essere stata invitata all’incontro al Ginepro; l’ho saputo dai giornali ieri mattina. E’ vero che l’incontro era aperto a tutti, ma sapendolo con anticipo non avrei preso altri impegni. Comunque non importa, vorrei cogliere però l’occasione per ricordare che Slow Food si occupa del territorio, della sua biodiversità e del mantenimento della cultura gastronomica locale, che in molti territori collabora con gli enti turistici, in particolare con i ristoratori per fornire ai turisti prodotti veramente a km zero e ricette che siano lo specchio della storia del territorio, che non è una pro-loco alla quale attingere in caso di manifestazioni o altro. Alla prossima.
(Monica Belli)
Per il presidente del Parco…
In Appennino è l’ora del turismo. La giornata di studio e confronto promossa dal Parco, dal Comune di Castelnovo ne’ Monti e dalla Comunità montana ieri al Ginepro ha dato il suo esito. Dopo la modernizzazione dell’agricoltura, dopo lo sviluppo dell’artigianato, dell’industria e dei servizi, in Appennino il settore turismo, un tempo inteso come “terziario”, marginale e per di più in calo, è pronto a diventare una forza trainante! I nuovi turismi, fatti di prodotti diversi, di brevissima durata, di tutte le stagioni, sono in crescita ovunque in Italia in Europa e anche da noi. In tempo di crisi del manifatturiero, di contrazione del Pil, sono in crescita le presenze turistiche. Hanno segno positivo i dati del turismo di prossimità e del turismo naturalistico, quelli sulle presenze dell’Appennino reggiano e ancor di più i dati sulle presenze nei comuni di crinale e in particolare nei rifugi. La lunga agonia del vecchio turismo di villeggiatura non è più una notizia. Questa agonia è giunta al suo termine e si intravede il nuovo.
I tradizionali alberghi chiudono. Alberghi si rinnovano e crescono solo attorno a turismi specializzati come quello dello sci a Cerreto Laghi, quello dello sport a Castelnovo ne’ Monti. Nascono e crescono bed and breakfast, rifugi, campeggi e villaggi turistici sentiti come più vicini alla natura, per collocazione e per offerta. Il Parco nazionale è in sè una “marca”, che costituisce un investimento pubblico di grande valore a supporto di questi nuovi turismi. Il suo sito internet che presto con le webcam farà vedere il paesaggio in diretta a tutto il mondo, la newsletter, le guide Touring, le carte dei sentieri di prossima pubblicazione, la brochure sul territorio che uscirà ai primi di maggio, i totem degli info point, internet point già realizzati che saranno collocati in alcune decine di esercizi pubblici in posizione strategica nei prossimi mesi, il profilo proposto su Facebook, la posizione aperta su Youtube sono altrettanti strumenti a sostegno. Abbiamo proposto promozioni e suggestioni come Neve Natura, Autunno d’Appennino, Parco nel Mondo. Quest’ultimo progetto va al di là del turismo: è il collegamento con 100.000 persone e famiglie emigrate dal nostro crinale in Italia e nel mondo. Parte di essi sono già oggi i protagonisti delle presenze estive e festive nei nostri borghi. Nell’insieme costituiscono un bacino potenziale enorme, una base fedele per un turismo delle proprie radici (oggi si dice turismo “captive”) che non potrà mai abbandonare del tutto il suo territorio di origine. Così nuovi prodotti e nuovi turismi potranno intrecciarsi con una base storica e tradizionale che può essere arricchita in modo esponenziale.
Avere già messo in opera tutto ciò è aver fatto molto in poco tempo.
Ma sicuramente non basta. Ecco perchè il Parco ha cercato e proposto al Ginepro un collegamento più stretto con gli altri enti pubblici e una condivisione nella gestione delle proprie e delle loro esperienze migliori come per esempio il turismo dello sport a Castelnovo ne’ Monti, lo Slow Festival nelle Città Slow, le Latterie d’Appennino della Comunità montana, le promozioni matildiche della Provincia.
Ci siamo dati quattro obiettivi:
allargare a Parco e Provincia e rafforzare la gestione associata del turismo in capo alla Comunità Montana, finalizzandola a un programma condiviso; investire in comune su prodotti innovativi; selezionare luoghi e manifestazioni di eccellenza su cui concentrare risorse; integrare programmi e progetti su cultura, sport, natura, prodotti tipici con il turismo.
Vecchie e nuove sono le parole chiave attorno a cui ridisegnare una missione di traino per il turismo in Appennino. Sono parole come Canossa e km 0, Cerreto Laghi e ciaspole, Bismantova ed Ecomaratona, Latterie e Città Slow, Atelier e castagneti, Facebook e turismo di comunità, Parco e cittadinanza affettiva.
Oltre 11 anni fa proprio al Ginepro di Vologno, come ieri, si svolse un convegno dal titolo: “Agricoltura, turismo, parchi: l’impresa ambiente per la montagna degli anni 2000”. Fu un convegno lungimirante e beneaugurante, da cui scaturì la forza per far nascere solo quattro mesi dopo in parlamento il Parco nazionale. Fuori dalla porta del convegno c’erano cartelli contro il Parco e contro il turismo nella zona di Ginepreto e Vologno. Ieri non c’era nessun cartello e dentro l’agriturismo la sala era piena.
(Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano)
Il Parco invita tutti gli operatori turistici ed i cittadini a discutere di turismo sul suo forum: @Lhttp://parcoappennino.it/forum/viewforum.php?f=4&start=0@=parcoappennino.it#L.
(Claudia Vago)
Le parole chiave…
Non mi soffermerò particolarmente sui toni autocelebrativi e autoreferenziali del presidente Giovanelli, che non perde occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di chi dubita dell’efficacia del Parco, per allargare il commento alle parole chiave del “nuovo turismo” in Appennino: BISMANTOVA E GESSI TRIASSICI, LO SPARAVALLE E IL VENTASSO, LATTERIE E TURISMO RELIGIOSO, PINETE E CASTAGNETI, TURISMO DI COMUNITA’ E VITA NEI BORGHI, B&B E AGRITURISMO, CAMPEGGI E PARCHI AVVENTURE e altro ancora.
Concludo con una riflessione su Castelnovo che dovrebbe diventare il vero centro di riferimento, importante cerniera tra i due “territori turistici”, Canossa a valle e il Parco a monte: …ma il luogo, il contenitore all’interno del quale si progetta o si progetterà il nuovo turismo è accessibile ai contributi
dei montanari o è riservato alle istituzioni? E in questo senso il commento di Monica Belli è molto chiaro.
(Federico Tamburini)
Il Parco… Redacon… che tempestività!!
Alle ore 11.02 del 18.04.2009 sollecito l’opportunità di poter discutere del “nuovo turismo” in Appennino da semplice cittadino e @CRedacon#C, successivamente, con ineguegliabile tempestività, pubblica un commento del Parco che, un’ora prima alle 10,00, invitava operatori e cittadini a frequentare e argomentare sul suo forum parcoappennino.it. Un commento direi quasi preveggente…!!! E’ bello comunque vedere che la prima pagina di @CRedacon#C, oggi, registra ben “7 articoli 7” sul Parco…
(Federico Tamburini)
Una riflessione, una parola d’ordine e una parola chiave
Quando si leggono certe notizie si rimane, sulle prime, assai perplessi e si ha la sensazione di vedere giocare dei bambini in un campo che non è il loro.
Andiamo con ordine: credo che a certuni sfugga in tutto o in parte che cos’è un “social network” (e Facebook è uno di questi). Orbene, un social network è una piattaforma che permette agli utenti di entrare in contatto e condividere esperienze, foto, ecc. (a parte il fatto che una connessione internet veloce sarebbe auspicabile per poterli usare, visto che sempre più utenti sono restii a staccarsi da quella “protesi tecnologica” che è diventato il pc e se lo portano anche in vacanza). A mio modesto parere, leggere che il Parco si è messo su Facebook come se questo fosse chissà quale innovazione, significa non comprendere che su Facebook (e su Youtube) gli utenti vanno per fare amicizia, vedere video divertenti, ecc. L’unica cosa che non fanno è cercare notizie, per la qual cosa esistono i motori di ricerca e i siti che lì si possono trovare. Purtroppo, in Italia, Internet è usato principalmente nella sua dimensione ludica e molto meno per la sue potenzialità di ricerca, valutazione, acquisto di beni e servizi (come invece accade in buona parte del mondo). Quando un’azienda vede un fenomeno come quello di Facebook esplodere pensa bene di infilarcisi dentro non comprendendo affatto che la sua presenza in quel contesto è come quella di un ospite che, invitato a una serata tra amici, si presenta col frac e il papillon…
E’ la ragione per cui un altro “fenomeno” come Second Life (su cui, se non erro, la Provincia ha promosso un convegno quando già il fenomeno era nella sua fase discendente) ha conosciuto un rapido declino; Second Life si presentava all’inizio come un’oasi deliziosamente anarchica, ma gli utenti della prima ora sono migrati verso altri lidi quando si sono accorti che l’Ipermondo stava sempre più diventando una triste copia della realtà, con politici che vi sbarcavano per fare comizi, pubblicitari che volevano vendere e persino preti alla ricerca di anime tecnologiche da convertire.
Sul fatto che il Parco Cerwood possa avere tratto così grandi benefici dalla presenza su Facebook ho qualche riserva. In primo luogo, ad oggi, è estremamente difficile quantificare il WOM (Word of mouth), ovvero il passaparola, ma se ne possono constatare gli effetti; in secondo luogo, perchè il passaparola si attivi bisogna che l’utente consideri che un prodotto o servizio merita di essere consigliato ai conoscenti. Va da sè che se il prodotto è scadente il WOM non si attiverà; se il prodotto, come nel caso del Cerwood, è di una certa qualità allora potrà attivarsi. Ma se il passaparola si attiva può tranquillamente propagarsi con o senza Facebook (altrimenti non si chiamerebbe “passaparola”).
Ora qualche riflessione sulle parole, per molti versi condivisibili, di Landi, da parte di uno che non è certo un esperto di turismo ma che qualche logica (spero) riflessione ancora riesce a farla.
Che il turismo, oggi, non possa essere pianificato sulla base di obsoleti criteri di marketing è certamente vero. Data l’estrema frammentazione del fenomeno, chi si accinge a pianificare l’offerta turistica si trova nella stessa condizione di un pilota di Airbus sapendo che, sull’aereo, viaggiano 300 potenziali dirottatori, ciascuno dei quali vorrebbe andare dove meglio crede ed avere un’offerta personalizzata. Ma proprio per questa ragione, applicare pedissequamente dati che hanno valore a livello europeo o nazionale a una micro realtà come qualla appenninica direi che è di dubbia utilità.
Che le microvacanze non avvengano nei mesi centrali rasenta quasi l’ovvietà ma che luglio eagosto rimangano i mesi privilegiati per le vacanze ci sono pochi dubbi; non foss’altro perchè tutte le grandi aziende chiudono in massa in quei periodi, cosa che invece non accade più così frequentemente a livello europeo. Dire poi che su internet ci si informa ma non si acquista… Bisognerebbe sapere da dove ha estrapolato questo dato. Se uno vuole essere sicuro di avere una camera d’albergo dubito che si presenti all’entrata senza avere prenotato e io dico che quand’anche si prenoti telefonicamente, dopo avere visionato il sito piuttosto che compilando un modulo on-line, rimane il fatto che è stato Internet lo strumento con cui quella camera è stata prenotata. Giusto dire che gli italiani sono ancora diffidenti agli acquisti on–line, ma questa è la diffidenza che gli italici incontrano ancora verso le nuove tecnologie che non siano i telefoni cellulari… E’ invece una grande castroneria dire che gli acquisti on-line non sono ancora sicuri; gli esperti del settore affermano infatti che un acquisto in internet, oggi, non è meno sicuro che digitare il codice bancomat alla cassa del supermercato.
Ed ora, siccome sto andando per le lunghe, veniamo alle ultime parole famose: “E’ l’ora del turismo” e alle “aggregazioni”.
Giorni fa mi è capitato di assistere in Comunità montana ad un “corso” aperto alle aziende del settore turistico (e anche manifatturiero). Ebbene, tra lo stupore generale si è venuti a conoscenza che, nella stessa sede, in giorni ed orari diversi, con un docente diverso, si svolgeva un corso erogato da un diverso ente di formazione e pressoché identico nei contenuti, con altri operatori del settore i quali erano ignari gli uni degli altri. Orbene, quando nello stesso edificio la mano destra non sa neanche quello che fa la sinistra, quando vige una così totale disorganizzazione, ma di che sviluppo turistico vogliamo parlare…??? La mia impressione è che tra quei pochi operatori turistici presenti (perchè nessuno si era premurato di usare la posta elettronica per contattarli tutti) serpeggiasse la più totale disillusione. Ed infatti, ho ragione di credere che i discorsi fatti in quella sede non avranno mai un seguito. Intendiamoci, gli operatori del settore hanno le loro colpe e proprio per questo dovrebbero affrancarsi, una volta per tutte, da una gestione centralizzata del turismo i cui risultati sono quanto mai dubbi, e darsi regole di qualità rigorose che potrebbero anche arrivare ad escludere chi non si adegua ma che, alla lunga, ripagheranno ampiamente il momento di “lacrime e sangue”; e dico che i risultati sono quanto mai dubbi perchè in mancanza di dati oggettivi si possono considerare degli epici successi o anche degli sperperi immani di risorse pubbliche. Siccome vanno di moda gli slogan, io suggerirei questo: oggi non è il momento del rattoppo, oggi al momento di scegliere una strategia totalmente nuova e, perchè no, anche rivoluzionaria. Di fatto non credo (ma qualcuno può correggermi se mi sbaglio) che sia mai stata fatta una ricerca adeguata sui flussi turistici che coinvolgono l’Appennino, non si sa qual è la percezione che il turista ha di questo territori, quali le sue aspettative… E in mancanza di questi dati, a livello politico, ci si sbizzarrisce con iniziative, si trovano ricette varie ed eventuali. E alla fine viene legittimo chiedersi: ma chi è che ha deciso di finanziare questo o quel progetto? In base a quali dati? Qual è il ritorno che si è preventivato? Su tutto ciò, sempre a mio modesto parere, si addensa la nebbia più fitta…
Salute.
(R.S.)