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LA SCOPERTA SENSAZIONALE / Il Papa non l’aveva. Ma Marola sì

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MAROLA DI CARPINETI (24 marzo 2009) – “Questa due giorni – spiega Nilde Montemerli presidente della Comunità Montana dell’Appennino Reggiano – ha dimostrato che la pergamena di Marola è un documento unico in Italia e la storia del padre del Parmigiano Reggiano è molto più ricca di quanto sapevamo”. “Di questo documento siamo orgogliosi – afferma Roberta Rivi, Assessore provinciale all’Agricoltura – perché segna il passaggio a un nuovo modo di produrre formadio che, più tardi, sarà protagonista indiscusso dell’agricoltura emiliana ed italiana: il Parmigiano Reggiano”.

“L’anteprima del film a Castelnovo Monti ‘Sulle tracce di un Re. Matilde di Canossa e il formadio dei monaci”, con la regia di Ubaldo Montruccoli e oltre trecento persone in una sala stipata – spiega Gabriele Arlotti, direttore del Consorzio Conva e coordinatore del progetto Latterie d’Appennino - , e il convegno internazionale ‘850 anni formadio’ hanno ben dimostrato quale è il valore epocale della pergamena di Marola, dove il 13 aprile del 1159 tre fratelli di Formolaria di Carpineti prendono in affitto terreni in cambio, anche, di ‘tres aportos de formadio’. L’attenzione dei caseifici e della stampa nazionale, oltre che della Rai, segna una svolta nella riscoperta dell’identità del Parmigiano Reggiano”.

“Ho cercato tra le bolle papali e degli imperatori da me consultati nel Centro Italia – ha spiegato l’abate Giustino Farnedi, direttore dell’Archivio storico di Perugia – ma devo dire che non ho trovato alcun riferimento al formadio che, invece, avete qui”.

“La parola ‘formadio’ della pergamena di Marola - ha spiegato il linguista Angelo Stella dell’Accademia della Crusca – è insolita e unica in Italia. Non si parla di formaticum come in altre zone, ma di qualcosa di un nuovo prodotto che i monaci di allora, puntualmente, annotano. Possiamo quindi dire che questa scoperta di Arlotti – Giovanelli è fondamentale: si è di fronte a un termine volgare e insolito (rispetto al presistente caseus di pecora) ma che è bene chiamare con un nome nuovo, il formadio, appunto, probabilmente un errore del nome corretto formaticum, ma proprio per questo unico in Italia”.
“Sottolineo anche la valenza sociale di questa iniziativa – ha aggiunto Giuseppe Alai, presidente del Consorzio Formaggio Parmigiano Reggiano –. Una pergamena che aggiunge un nuovo tassello alla ricchissima storia del Parmigiano Reggiano e che fa riferimento al sapere dei monaci. Possiamo però notare che sono passati otto secoli e mezzo, ma la capacità dell’uomo di produrre secondo natura è rimasta, da noi, la medesima”.

Senza perdere di vista la crisi del settore, di cui si è parlato comunque nei corridoi, la due giorni di Castelnovo Monti e Marola ha così incentrato, con film e convegno, l’attenzione sul tipico prodotto che si iniziava a produrre tra l’Appennino e Bibbiano otto secoli e mezzo fa. “Non è casuale – ha introdotto nei saluti al convegno S. E. Lorenzo Ghizzoni – che tutto ciò sia avvenuto a Marola”.
“L’unico monastero in Italia – ha ricordato lo storico Giuseppe Giovanelli – del quale si ha indicazione certa del volere di Matilde che fosse edificato, addirittura tra il 1102 e il 1106”.

E venerdì sera, al teatro Bismantova, è così andata in scena l’anteprima nazionale del film “Sulle tracce di un Re”, applaudito due volte alla fine.
“Un film capace di convincere, con immagini inedite, musiche incantevoli e una Matilde di Canossa a noi più vicina ed emozionante, in grado di suggellare il suo legame con i monaci e il formadio”, ha spiegato Ercole Leurini al caminetto letterario al quale sono intervenuti Afro Rinaldi, assessore all’agricoltura della Comunità Montana, Clementina Santi, assessore alla cultura, Enrico Bini, presidente della Camera di Commercio e Ubaldo Montruccoli, regista.

“Ma anche un film che dà forza e coesione ai nostri caseifici – spiegano i numerosi presidente delle latterie d’Appennino accorsi - . Esso racconta la nostra storia”.

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IL PRESIDENTE DI CASEUS MONTANUS BENEYTON
“Il formadio è il padre del Parmigiano Reggiano”

Nella mattinata di sabato al Convegno di Marola ‘850 anni formadio’ è stata esposta la preziosa pergamena redatta nuovamente da Ugo Viappiani e scortata dai Carabinieri della Compagnia di Castelnovo Monti e della Stazione di Carpineti che hanno presidiato la due giorni di lavori. Una preziosa copia della pergamena è stata consegnata al Comune di Bibbiano, tramite Umberto Beltrami, assessore al Parmigiano Reggiano, proprio perché la pergamena dei tre fratelli di Frombolara venne redatta a Corniano di Bibbiano, in una dipendenza del Monastero di Marola.

Tra gli interventi di saluto, quello di Giovanni Lombardini, presidente della Società d’Agraria di Reggio Emilia: “Con questo documento si può ripercorrere l’evoluzione di una rilevante parte dell’agricoltura reggiana”. “Ora senza ombra di dubbio – ha concluso Gerard Beneyton, il valdostano presidente di Caseus Montanus, centro internazionale per la salvaguardia dei formaggi di montagna - possiamo affermare che il formadio è il padre del Parmigiano Reggiano.

“Apprezzamento quindi per questo lavoro – ha detto Davide Barchi della Direzione generale agricoltura della Regione Emilia Romagna – questo progetto Latterie d’Appennino è in regione un esempio tra quelli svolti e monitorati”.
“Purtroppo – ha ricordato Roberto Rubino, (Potenza) Ricercatore Consiglio Ricerche in Agricoltura, Direttore della Rivista Caseus – oggi mancano modelli di sviluppo alternativi alla forte crisi in atto”.

“Venendo al ‘formadio’ della pergamena di Marola – ha detto Cesare Corradini, Delegato Accademia italiana della Cucina - ritengo che probabilmente debba essere compreso tra i formaggi semiduri di montagna, primo tra i formaggi di vacca dei territori matildici e probabile progenitore dei formaggi di tipo grana”.

Durante la mattinata, ospite d’eccezione il presidente della Provincia di Mantova, Maurizio Fontanili: “Ora la strada deve essere quella di allora, produrre secondo natura, salvaguardando l’ambiente non solo dal punto di vista economico ma anche storico, architettonico e culturale”.

La giornata è stata mirabilmente condotta da Gianni Milano, conduttore a autore televisivo Rai, che non ha lesinato apprezzamenti per questo convegno che ha saputo unire diverse voci d’Italia e, al termine, presso il Centro diocesano di spiritualità e cultura, ha visto sfilare le eccellenze gastronomiche reggiano ben presentate, nella due giorni, da uno staff di oltre trenta studenti e cuochi dell’Istituto alberghiero per la ristorazione Angelo Motti di Castelnovo Monti.

L’appuntamento, ora, è nei caseifici dell’Appennino per l’anno di celebrazione dedicato al formadio. Ma grandi sorprese attendono il giorno del compleanno esatto: il 13 aprile, lunedì di Pasqua con iniziative tra l’Appennino e Bibbiano.

I SOSTENITORI

Il progetto Latterie d’Appennino 2009 è svolto dalla Comunità Montana dell’Appennino Reggiano in collaborazione con: Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, Consorzio Conva, Nazionale del Parmigiano Reggiano, Provincia di Reggio Emilia, Regione Emilia Romagna, Camera di Commercio di Reggio Emilia, Parco Nazionale Appennino Tosco Emiliano, Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano, Comune di Bibbiano, Comune di Carpineti, Centro Diocesano di Spiritualità e Cultura di Marola, Parrocchia S. Maria Assunta di Bibbiano, Caseus Montanus, Cinema Teatro Bismantova, Associazione Stampa Reggiana, Istituto Motti, Accademia italiana Cucina, Strada dei Vini e dei Sapori “Colli di Scandiano e Canossa”, E’-Tv, Società d’Agraria di Reggio Emilia.

1 COMMENT

  1. Dal sacro al profano
    Un amico agricoltore mi raccontava delle molte difficoltà del settore. Membro del Consiglio di Confagricoltura, era in partenza per Ischia (se non erro), dove si terrà a breve un convegno. Mi diceva che nel settore di produzione del latte per uso alimentare pare si stia infiltrando latte estero, proveniente dalla Slovenia, se ho ben compreso. Quello estero avrebbe un costo di 14 cent/litro! Vi lascio immaginare le ripercussioni che ciò avrebbe nella produzione “nostrana”. Come competere con quel prezzo? Esistono efficaci misure di controllo per evitare simili intrusioni nella produzione del Parmigiano Reggiano? Meglio tenere gli occhi aperti, nell’interesse dei produttori, della qualità e dei consumatori.

    (Umberto Gianferrari)