La seduta della Deputazione reggiana di storia patria svoltasi il 21 marzo è stata aperta dal presidente, Gino Badini, che ha ricordato la figura e l’opera del socio corrispondente Luigi Alpi, recentemente scomparso. Ha inoltre fatto presente agli intervenuti, sulla base di una circostanziata lettera pervenuta, la necessità di appellarsi alle autorità perché intervengano con urgenza per salvare la storica pieve di Paullo di Casina, gravemente danneggiata dal sisma del dicembre scorso.
Proseguendo nell’iniziativa introdotta in questo anno accademico, Davide Dazzi, in qualità di presidente, ha illustrato l’attività della Società reggiana di studi storici.
La parte storico-scientifica della seduta è stata aperta da don Paolo Gherri con un inedito contributo sulle origini dell’Università reggiana “L’insegnamento reggiano del diritto giustinianeo nell’XI secolo”. Gli studi effettuati alla metà del secolo scorso dal Gualazzini sulla “Scuola giuridica reggiana nel Medio Evo” sono stati ben presto ridotti alla gara per strappare il primato dell’Alma Mater bolognese. In realtà i prodromi di quella Scuola anticipano Bologna di circa un secolo ed è proprio nella docenza del diritto romano giustinianeo che a Bologna troverà la propria sede indiscussa. Ad oggi, tuttavia, la certezza di una maggior durata della presenza bizantina in terra canossana, un’attenta rilettura dei testi di Anselmo da Besate, una rivalutazione del contesto matildico, offrono la possibilità di confermare quanto cinquant’anni fa era solo ipotizzabile: a Reggio, nella Scuola di Sichelmo s’insegnava Giustiniano ben prima che Irnerio nascesse.
Laura Margherita Alfieri presentando gli “Aspetti economici del Cinquecento reggiano”, ha premesso alcune valutazioni sul contesto generale, soprattutto in relazione al fatto di considerare come inizio dell'età moderna il Cinquecento, connotato da grandi avvenimenti che hanno influito sulla vita di tutto il continente europeo. La prof. Alfieri ha poi preso in esame il contesto locale, parlando della situazione politico-sociale (il potere degli Estensi); l'esercizio del credito del Santo Monte di Pietà; la Zecca e l’opera di Gasparo Scaruffì; nonché la nascita dell'arte delle seta, ben illustrata nell’ancora insuperato studio “Ars Siricea Regij” di Naborre Campanini, edito nel 1888. Alla conclusione dell’intervento è stato ricordato Reggio come "Centro universitario di livello europeo".
Infine, Filippo Silvestro con il contributo “Una scoperta interessante: due affreschi inediti di Prospero Minghetti” ha proseguito il suo viaggio alla ricerca di opere sconosciute dell’arte reggiana, individuando e illustrando interessanti dipinti che si conservano in prestigiosi edifici reggiani e che vanno ad aggiungersi alle opere tuttora custodite nei palazzi Spalletti-Trivelli, Cugini, Ferrari e Ducale. Minghetti conseguì a Bologna il diploma al termine del corso di studi, e tale diploma fu, fra l’altro, sottoscritto da Pietro Giordani, segretario dell'Accademia reale di belle arti, famoso letterato piacentino e amico di Antonio Canova. Il medesimo artista fu il maestro di tanti pittori del primo Ottocento, fra i più famosi Alfonso Chierici e Antonio Fontanesi.