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“Noi non segnaliamo”

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La Caritas Diocesana di Reggio Emilia e Guastalla ha indetto ieri, nei locali della sede di via dell’Aereonautica, a Reggio Emilia, una conferenza stampa per spiegare le ragioni dell’adesione all’iniziativa “Noi non segnaliamo day” indetta contro il provvedimento di legge in discussione in questi giorni alla Camera, volto a sopprimere il divieto di segnalazione per gli immigrati irregolari che ricevono cure sanitarie. Nel corso della giornata di protesta, promossa dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) attraverso i Gruppi immigrazione e salute (GrIS), in collaborazione con Medici senza frontiere, Associazione studi giuridici sull’immigrazione (ASGI), Osservatorio italiano sulla salute globale (OISG), si sono svolte contemporaneamente diverse iniziative in 20 città italiane.

L’incontro, introdotto e moderato dal direttore della Caritas diocesana Gianmarco Marzocchini, ha visto gli interventi del dott. Renato Pisi, direttore sanitario del Poliambulatorio Caritas “Querce di Mamre”, del dott. Pietro Spadoni (medico legale e medico di famiglia), della dott.ssa Mara Manghi (medico pediatra), della dott.ssa Marina Greci (medico igienista), del dott. Ivens Chiesi (infermiere docente al corso di laurea infermieristica).

Decise le parole del dott. Pisi: "Caritas non denuncerà" i medici e il personale sanitario e non impiegato in modo completamente volontario all’interno dell’ambulatorio della Caritas diocesana e si dice assolutamente deciso a non denunciare i pazienti in stato di non regolarità. I rischi che si corrono nell’attuare una legge come quella in via di discussione alla Camera sono diversi.

Oltre ad un rischio epidemiologico non trascurabile ricordiamo ad esempio il costo enormemente più alto che graverà sulla sanità nazionale nel non compiere prevenzione e cure tempestive. "Le malattie aggravate andrebbero a gravare sulle strutture sanitarie il che comporterebbe un aumento dei costi rispetto alla cura della malattia al suo esordio".

Nell’introdurre l’intervento del dott. Spadoni, Marzocchini ha ricordato che le prese di posizione contro quella che attualmente è ancora proposta di legge sono state innumerevoli, non ultima quella dell’assessore regionale alle politiche per la salute Bissoni.

Il dott. Spadoni nel suo intervento ha precisato le condizioni a cui i medici oggi devono sottostare in materia di denuncia degli immigrati clandestini o non regolari. In particolare ha specificato un’importante distinzione tra medici che esercitano la loro professione in un ambito privato, per i quali vale l’art. 365 ("Chiunque, avendo nell’esercizio di una professione sanitaria prestato la propria assistenza od opera in casi che possono presentare i caratteri di un delitto pel quale si debba procedere d’ufficio, omette o ritarda di riferirne all’autorità indicata nell’articolo 361 è punito con la multa fino a euro 516. Questa disposizione non si applica quando il referto esporrebbe la persona assistita a procedimento penale") e i medici che invece esercitano la loro professione in strutture pubbliche per cui vale invece l’art. 361 ("Il pubblico ufficiale, il quale omette o ritarda di denunciare all’autorità giudiziaria, o ad un’altra autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, un reato di cui ha avuto notizia nell’esercizio o a causa delle sue funzioni, è punito con la multa da euro 30 a euro 516… "). "Esiste però un altro codice a cui il medico deve sottostare pena la radiazione dall’albo, e cioè il Codice Deontologico che all’articolo 3 recita: "Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera".

L’intervento del dott. Spadoni è stato seguito da quello della dott.ssa Manghi, che, citando la lettera di Amedeo Bianco presidente FNOMCeO ai presidenti delle commissioni affari costituzionali e giustizia della Camera dei Deputati sul ddl sicurezza, ha detto: "Non posso non sottolineare la violenza del conflitto che si andrebbe a determinare in carico al singolo professionista diviso tra il rispetto della normativa e i principi etico/deontologici che è tenuto a rispettare e che ci tengo a ricordare hanno una valenza universale. In noi questo conflitto non c’è, noi non denunceremo".

La dott.ssa Manghi ha descritto nel suo intervento chi siano gli immigrati oggetto della proposta di legge. In piccola percentuale si tratta di persone che vivono ai margini, ma nella maggior parte dei casi si tratta di famiglie, di donne e bambini impossibilitati ad essere regolarizzati a causa spesso della restrittività dell’attuale legislazione in materia di ricongiungimenti famigliari. "Il rischio più immediato è senza dubbio quello di una 'sanità parallela'. Avremmo bambini non vaccinati, donne che arriverebbero a partorire senza i necessari controlli, aborti clandestini. Sottolineo inoltre un altro aspetto passato in sordina. La proposta vede all’art 45 comma 1 l’obbligo di esibire il permesso di soggiorno all’atto della denuncia di nascita del nuovo nato. Non si specifica cosa succederà nel caso non venisse presentato tale permesso, ma è evidente quello che si rischia".

"Lavoro nella prevenzione delle malattie infettive – ha esordito la dott.ssa Greci - e posso assicurare che gli stranieri non sono untori. Presso il Centro per la salute della famiglia straniera la percentuale di pazienti con malattie infettive è il 9%, di questi solo una piccolissima parte è clandestina. Il 30% degli ammalati inoltre si trova nel territorio italiano da oltre 2 anni. Questo sta a significare che le malattie infettive sono strettamente correlate alle condizioni di vita precarie a cui queste persone sono costrette". "Chi si ammala di tubercolosi – ha proseguito - deve seguire una lunga terapia che dura dai 6 ai 9 mesi. In questo tempo i pazienti già appartenenti a fasce a forte rischio di esclusione sociale vengono spesso licenziati e chi perde il posto di lavoro non vede rinnovato il proprio permesso di soggiorno. Grazie alle sinergie nate negli ultimi anni tra pubblico e privato riusciamo a garantire a tutti questi ammalati un luogo dove stare e dove potersi curare". La dott.ssa Greci ha precisato poi un altro punto fondamentale: "La notifica della malattia infettiva oggi viene fatta su tutti i malati, clandestini e non. Se queste persone non andranno più presso i servizi pubblici allora sì che non ci sarà notifica".

Ha concluso l’incontro Ivens Chiesi, infermiere professionale, che ha riferito grande preoccupazione "sia per questioni che richiamano l’aspetto etico e deontologico sia perché questa legge, se approvata, potrebbe provocare un cono d’ombra su di un diritto sancito dalla Costituzione". "Questo andrebbe contro – prosegue Chiesi - la cultura solidaristica alla base della nostra professione che fa della relazione con il paziente un aspetto fondamentale. La persona che si sentisse minacciata di delazione non potrebbe più raggiungere un rapporto di fiducia con chi lo assiste".

Ha concluso l’incontro Marzocchini ricordando la responsabilità della stampa nel trasmettere messaggi il più possibile lontani da ogni forma di allarmismo, ma nello stesso tempo che tengano conto delle ragioni della grande mobilitazione contro questa proposta.

1 COMMENT


  1. Io vorrei invece segnalare che l’odierno Papa ha, non troppo silenziosamente, spalleggiato questo governo sia in campagna elettorale che successivamente! E ora la Caritas si mobilita per fermare una legge così “normale”??? Per un controllo sugli immigrati che la polizia smetterà di fare perchè gli manca la benzina??? Tra l’altro l’ultima “uscita” del nostro Pontefice sul preservativo che ha mobilitato mezza Europa assomiglia molto alle sparate del nostro “primo ministro”… Ma vedrete che ritratterà dicendo di non essere stato capito (dicono tutti cosi!!). Scusate ma sono solo io che quando guardo la realtà mi sembra un brutto sogno??? Per concludere, sono pienamente d’accordo sul non dovere segnalare immigrati irregolari, perchè naturalmente ne andrebbero a soffrire quasi sempre le donne e i bambini!!

    (Commento firmato)