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Dopo 65 anni vanno a processo sette imputati della strage di Cervarolo di Villa Minozzo. Parti civili anche la Provincia di Reggio e il Comune di Villa Minozzo

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L'apertura del processo per la strage di Cervarolo del 20 marzo 1944, in cui oltre ai familiari delle vittime anche Provincia di Reggio Emilia e Comune di Villa Minozzo si sono costituiti parte civile, è stato il tema al centro di una conferenza stampa che si è svolta stamattina in Provincia.

Erano presenti la presidente della Provincia Sonia Masini, l'assessore provinciale Luciano Gobbi; Italo Rovali (coordinatore delle famiglie delle vittime); Danilo Morini (presidente Alpi); Giacomo Notari (presidente Anpi); Simona Aravecchia (autrice di una tesi universitaria sulla strage di Cervarolo), Massimo Storchi (Istoreco). Erano inoltre presenti l'avvocato Andrea Speranzoni, che ha patrocinato le parti civili per le stragi di Marzabotto e Sant'Anna di Stazzema e l'avvocato Ernesto D'Andrea che patrocina la costituzione di parte civile dei familiari delle vittime di Cervarolo, della Provincia di Reggio Emilia e del Comune di Villa Minozzo.

"L'avvio di questo processo è un fatto importante per il nostro territorio - ha detto l'assessore provinciale Luciano Gobbi - In questo ambito la Provincia ha deciso di assumere un ruolo importante e attivo, costituendosi parte civile, in quanto riteniamo che in relazione a quegli eventi vi sia stato un danno oggettivo, storico e morale per la comunità".

Italo Rovali, del coordinamento delle famiglie delle vittime, ha ricordato come "dagli interrogatori svolti dai carabinieri siano emersi tutti i dettagli della strage nazifascista. La gente del posto è stata dalla mia parte, ha aperto le proprie porte e i propri ricordi mettendosi a disposizione delle indagini e dicendo tutto quello che sapevano, tant'è che saranno venti le testimonianze al processo".

L'avvocato Andrea Speranzoni ha quindi delineato i capi di imputazione: "Si tratta di concorso in violenza con omicidio contro privati nemici, pluriaggravata e continuata".

L'avvocato Speranzoni ha poi sottolineato che "rilevano in particolar modo le aggravanti, in particolare i motivi abietti, la sevizia e crudeltà nei confronti delle vittime e la premeditazione. Questi elementi sono fondamentali perché consentono di non rischiare soprattutto la prescrizione".

I sette imputati rinviati a giudizio, appartenenti alla divisione corazzata Hermann Goring, sono: Gustav Adolf Brandt (ufficiale); Helmut Odenwald (ufficiale); Fritz-Ulrich Olberg (ufficiale); Ferdinand Osterhaus (ufficiale); Hans Georg Winkler (ufficiale); Gunter Heinroth (soldato); Wilhelm Karl Stark (sergente).

L'avvocato Speranzoni ha infine sottolineato "l'importante ruolo dei familiari delle vittime e degli enti locali che si sono costituiti parte civile" e ricordato che "non si tratta di un processo alla storia, quindi a categorie astratte, ma a individui che hanno compiuto delle atrocità indossando, determinate divise".

Su questo ultimo punto è intervenuto anche l'avvocato Ernesto D'Andrea: "E' stata una strage di civili, persone che non erano militari e che una mattina vennero trucidate, quando già allora il codice militare prevedeva il dovere di sottrarsi a ordini puramente criminali". L'avvocato D'Andrea ha poi sottolineato "l'importanza e l'assoluta inerenza della costituzione di parte civile delle istituzioni locali. Queste sono infatti chiamate a tutelare l'interesse diffuso della comunità, chiaramente intaccato da quegli eventi".

3 COMMENTS


  1. Qual è il problema di questi processi? Come a Sant’Anna di Stazzema gli imputati saranno ritenuti colpevoli MA non faranno un singolo anno di carcere vista la loro età… A ingiustizia si somma ingiustizia… ed è una cosa umiliante e sconfortante per i famigliari…

    (Davide Ferretti)


  2. Invece di rivangare il passato che ormai non serve a niente visto che i colpevoli essendo vecchi non sconteranno alcuna pena, sarebbe molto meglio fare i processi più velocemente circa i delitti commessi attualmente. Anche questo è l’ennesimo segnale di una giustizia malata, che non fa il proprio dovere.

    (Commento firmato)


  3. Meglio tardi che mai. In questo caso non si tratta di rivangare il passato ma di giungere ad un processo che ha subito ritardi colossali per l’occultamento degli atti. La giustizia ha funzionato male prima di tutto generando un “armadio della vergogna”. Ed ora è giusto recuperare. Credo anche sia giusto andare a processo, pure a distanza di anni, per affermare una volta di più una verità storica e giuridica. Una verità evidente, ma che ci si ostina, almeno da parte di alcuni, a non voler riconoscere (in questo non mi riferisco ai commenti precedenti). I famigliari delle vittime sono tra i promotori dell’azione legale, quindi dubito che la ritengano umiliante. Quanto al funzionamento della giustizia, per quel che riguarda la “giustizia militare” (perchè di questo si tratta), ha già subito parecchi tagli in anni recenti. Forse le origini dei mali della giustizia vanno cercate in primo luogo nelle risorse impiegate per essa sempre meno e male…

    (y.t.)