Hanno preso il via, dopo una complessa e lunga fase di programmazione, i lavori sull’antica fornace di Felina, per decenni uno dei più importanti siti produttivi dell’appennino, ed oggi un simbolo che coniuga in sé l’espressione di molte delle capacità artigianali e produttive del territorio.
L’edificio, attivo nella produzione di mattoni fino al 1972, storicamente gestito dalla Famiglia Prampolini, dal 2005 è di proprietà comunale, ed ora parte, con i primi interventi di consolidamento e ristrutturazione, un progetto che intende valorizzarlo nel segno di una fruizione nuova, legata ad incontri e convegni, ma anche a piccola sede espositiva di alcune tradizioni produttive del luogo.
I lavori partiti in questi giorni sono stati appaltati alla ditta Nial Nizzoli Srl di Correggio, per un importo di circa 25 mila euro (per questa prima fase: l’importo del progetto complessivo di ristrutturazione si aggira sui 400 mila euro) e riguardano la rimozione controllata della parte più recente dell’edificio, e nel contempo quella che più aveva subito i danni del tempo: si tratta del “pergolato” che circonda il corpo centrale della fornace, quello più antico, una “tettoia” realizzata principalmente con travetti di legno e coppi, che saranno asportati, restaurati e quindi riutilizzati nella seconda fase dei lavori, quella di vera e propria ristrutturazione.
Per avviare questo secondo passo serviranno delle analisi e dei sondaggi sul corpo centrale della fornace, che finora non erano stati possibili perché non era sicuro l’accesso.
L’intervento può contare su fondi appositamente accantonati dal Comune negli anni scorsi, ma anche su finanziamenti europei legati all’Asse 3 del Piano di sviluppo rurale. Sulla struttura è stata anche emessa la dichiarazione di interesse storico da parte della Sovrintendenza ai beni architettonici.
Spiega il vicesindaco Fabio Bezzi, che ha seguito il progetto di riqualificazione: “La fornace insiste sull’area produttiva più importante della montagna, se si esclude Fora di Cavola. Un’area che ha visto lo sviluppo della principale latteria dell’Appennino ed un polo di avanguardia con attività eccellenti. Il recupero della fornace vuole essere una testimonianza del lungo cammino compiuto nell’arco di quasi un secolo. Da un panorama che in zona vedeva soltanto la fornace per la produzione di mattoni, la vicina cava di materiali lapidei (nei pressi dell’attuale incrocio per Gatta, ndr) e la latteria, si è arrivati all’attuale dimensione di Felina quale piccola capitale produttiva dell’Appennino. Un cammino che segna anche elementi di continuità, a partire dalle due “gambe” che sono rimaste il sostegno della crescita: l’agricoltura, con la produzione del Parmigiano Reggiano che è anche un patrimonio di saperi e di tradizioni, e l’edilizia, che tutt’ora è presente in zona con l’importante ditta Prampolini che ha gestito la fornace per tanti anni. Attorno a loro si è sviluppato un fondamentale sistema di piccole e medie imprese che rappresenta la spina dorsale non soltanto dell’economia montana ma in generale del nostro Paese. La fornace è dunque un simbolo tra passato e futuro, ed è anche per questo che nella fase di acquisizione e progettazione abbiamo coinvolto le associazioni imprenditoriali locali e la latteria del Fornacione, per farne una vetrina dell’artigianato e del lavoro sul territorio”.
La futura valorizzazione del Fornacione, una volta ristrutturato, passa anche attraverso l’importante partecipazione di aziende che operano nella zona, in primis la “Latteria del Fornacione”, una delle più importanti della montagna, che prende il nome proprio dall’edificio da cui dista solo pochi metri.
Spiega il presidente del caseificio, Nardo Ferrarini: “Siamo interessati a collaborare con il Comune per fare della antica fornace un centro dedicato alle eccellenze artigianali. Ci siamo da tempo impegnati perché la struttura venisse salvaguardata, in quanto è da lì che derivano il nostro nome ed il nostro simbolo, riportato sull’insegna della latteria e sulle etichette di tutti i prodotti. La latteria è nata in questo luogo nel 1933, ed allora la fornace era già in funzione. Qui in quegli anni c’erano solo la fornace e la latteria: c’è quindi un legame storico forte, e il dialogo con il Comune sulla possibile valorizzazione dopo la ristrutturazione và avanti da tempo. C’è tra l’altro una ottima prospettiva di integrazione con gli interventi che stiamo portando avanti noi sulla latteria, attraverso i quali a parte nuovi spazi produttivi realizzeremo anche una sala per l’accoglienza dei turisti. L’idea sarebbe di portare nella sala convegni che verrà ricavata nella fornace anche alcuni importanti documenti storici,un piccolo “museo” che testimoni la prosecuzione dell’attività artigianale ed agricola sul territorio anche nei periodi di grande difficoltà. Noi ad esempio abbiamo dei registri che risalgono al periodo della seconda guerra mondiale, e testimoniano come i contadini sopportassero enormi difficoltà Si parla di soci della latteria che riuscivano a portare 2 o 3 litri di latte per la lavorazione del formaggio”. Conclude Ferrarini: “Secondo me questa potrà diventare una importante finestra sull’Appennino, di interesse storico e turistico. E’ un intervento a cui teniamo davvero molto, crediamo potrà essere importante non solo per questa zona o per Castelnovo, ma per tutto il comprensorio montano”.