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Oltre 3 milioni di euro per lo sviluppo rurale in montagna

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Ammontano a oltre 3 milioni di euro le risorse che verranno destinate dalla Provincia di Reggio Emilia per lo sviluppo rurale della montagna. Sono diversi gli interventi che verranno portati avanti, dal restauro di antichi borghi all'adeguamento degli acquedotti agli impianti pubblici per la produzione di energia da biomasse.

Il tutto è contenuto in un patto sottoscritto da diversi soggetti e che è stato illustrato nel corso di una conferenza stampa a cui erano presenti la presidente della Provincia, Sonia Masini, l'assessore all'agricoltura Roberta Rivi, la presidente della Comunità montana, Nilde Montemerli, e i firmatari del patto: i comuni di Baiso, Canossa, Carpineti, Castelnovo ne' Monti, Ligonchio, Scandiano, Vetto, Viano, Villa Minozzo; l'Unione dei comuni dell'alto Appennino reggiano; il Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano; Enìa e l'Azienda speciale di Toano.

"Una botta di vita per la montagna - ha detto la presidente della Provincia Sonia Masini - da cui potranno trarre beneficio coloro che in montagna vivono, le imprese che ci lavorano, l'agricoltura e tutte le altre attività che qui si svolgono. Fondamentali credo che siano gli interventi sul fronte, oltre che della promozione territoriale, sulle energie rinnovabili, che rappresentano il futuro per la vitalità di queste aree che hanno proprie vocazioni specifiche da cui non si può e non si deve prescindere".

In particolare 1.953.473 euro saranno destinati soprattutto per il recupero di antichi borghi della montagna: Cervarezza, Ligonchio Sopra, Collagna, Frassinedolo, centro visita del Parco di Ligonchio, antica rocca di Minozzo, lavatoio e percorso storico di Vallisnera di sotto, Poiago, Acquabona, parte della Rocca di Crovara, borgo Santa Maria di Castello, Ca' Toschi di Baiso, cinque borghi a Roncaglio, mulino di Cerreto, centro turistico di Cecciola. Spicca inoltre fra gli interventi il recupero della fornace di Felina, che verrà utilizzata per la promozione turistica e culturale e a cui vengono destinati 300 mila euro.

Risorse invece pari a 195.092 euro vengono destinate al comune di Ligonchio per la realizzazione di un impianto per la produzione di energia da biomassa.

Infine, circa 1 milione di euro saranno destinati per ottimizzare la rete degli acquedotti presenti in montagna con una ripercussione positiva per imprese della zona, dal momento che le modalità di appalto previste da Enìa consentono di affidare i lavori a imprese autoctone, rappresentando così anche un'opportunità di rilancio per le aziende che, in montagna come altrove, stanno vivendo la grave crisi economica.

L'assessore all'agricoltura della Provincia Roberta Rivi ha sottolineato che "si tratta di interventi a favore dello sviluppo rurale, atti a migliorare la capacità di attrazione del territorio e del paesaggio rurale, con l'obiettivo di favorire nuove opportunità occupazionali e di reddito diretto e indotto dal settore agricolo. Se infatti gli interventi sulla rete degli acquedotti rappresentano un sostegno diretto al settore agricolo, gli interventi di ripristino degli antichi borghi rientrano in una concezione di sviluppo rurale che punta alla valorizzazione delle eccellenze del territorio come elemento chiave di attrazione, quindi anche dell'intera filiera agroalimentare. Così come i finanziamenti stanziati per la costruzione di impianti pubblici per la produzione di energie da biomasse locale è un servizio che viene offerto alla collettività attraverso il lavoro dell'agricoltore".

L'assessore Rivi ha infine ricordato che il Piano di sviluppo rurale porterà a Reggio 65 milioni di euro, con sette milioni di euro in più rispetto alla programmazione precedente. Fondamentale per l'efficacia del piano sarà continuare a tenere in rete i progetti che vengono portati avanti nelle diverse zone del territorio".

Di "opportunità straordinaria per il territorio della montagna" ha parlato la presidente della Comunità montana Nilde Montemerli, sottolineando che "i comuni da soli non sarebbero riusciti a compiere questi interventi. Investire sui borghi significa infatti riqualificare le nostre zone attrattive più importanti e creare un'ulteriore occasione di rilancio delle aree matildiche. Inoltre vi è un impatto positivo anche per l'economia, dato dall'investimento sulle fonti di energia rinnovabili, per cui ritengo la zona della montagna abbia una particolare vocazione".

Il presidente del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano Fausto Giovanelli ha invece sottolineato che per quanto riguarda l'ente che presiede gli interventi non riguarderanno solo gli edifici bensì ogni azione è legata ad un progetto di gestione e creazione di circuiti innovativi. Penso all'Atelier per l'acqua di Reggio Children, che per Ligonchio può rappresentare uno degli elementi catalizzatori del turismo scolastico e non solo. Gli interventi sul mulino di Cerreto e sul centro turistico rurale di Cecciola, poi, rientrano nell'ambito del progetto 'Autunno d'Appennino' finalizzato ad avviare una nuova stagione turistica legata al castagneto, ai sapori e colori d'autunno".

Infine, i rappresentanti dei vari comuni sottoscrittori del Patto hanno sottolineato in coro "come la programmazione prevista da questo documento rappresenti una reale opportunità di sviluppo e riqualificazione della montagna, partendo dall'agricoltura e tutta la sua filiera, che è elemento vitale per questa zona".

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Guarda la tabella degli interventi

1 COMMENT

  1. Questo è lo sviluppo dell’agricoltura?
    Se lo sviluppo dell’agricoltura parte da queste iniziative siamo sulla strada giusta! Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli addetti ai lavori (contadini). Viviamo cambiamenti climatici, in parte causati dall’uomo ed in parte causati da forze estranee alla volontà umana; probabilmente anche l’agricoltura montana sta vivendo (già da anni) cambiamenti sostanziali, qui però causati solo ed esclusivamente dall’ uomo. Questo processo è giusto? Dove ci porta? Dove porta l’ambiente, da “sempre” antropizzato? Abbiamo in parte visto la forza della natura cosa può fare ad un territorio abbandonato o gestito in modo diverso dalle tradizioni storiche e culturali! Dove è finita la pastorizia? Dove è finito l’allevamento del bestiame con pascoli naturali e foraggio di montagna? Dove sono finite le coltivazioni dei seminativi? Grano-orzo-erba medica-rotazione delle colture? Dove è finita la gestione del bosco? Dove è finita la manutenzione del castagneto, quale elemento fondamentale per l’alimentazione di un tempo, non troppo lontano? Dove sono finiti i prodotti veramente naturali quali formaggi, salumi e farine? Dove è finita la manutenzione del territorio, dai fossi alle strade ai prati ai pascoli ed alle frane? Cosa è il paesaggio rurale ed il ripristino degli antichi borghi? Forse muri, pietre, marciapiedi, fontane, lampioni nuovi…? E l’uomo? Dove è? Forse è qui “l’eccellenza” citata. Dove è finita la nostra storia? E’ da questa che si deve partire, non si deve inventarne una nuova, almeno credo e penso.
    Di tutto ciò non vedo nulla, ma forse mi sbaglio e comunque non trovo risposta nelle azioni della politica amministrativa della montagna.
    Buon lavoro.

    (Fabio Leoncelli)