Abbiamo davanti a noi un Namther, ovvero un racconto epico. Milarepa è una straordinaria figura di monaco che si colloca attorno all'anno mille. Il buddismo era già conosciuto in Tibet, da circa trecento anni. Tuttavia fu in questa epoca, per quello che posso ricordare, che Marpa tradusse dal sanscrito diversi testi chiave dei filosofi dell'India.
La storia di Milarepa, che tra l'altro ha ispirato persino un fumetto nonchè un film, è quella di un uomo ricco che si trova diseredato dai parenti ancora giovane e costretto ad apprendere la magia per causare calamità contro gli stessi, per il desiderio della madre che minaccia di uccidersi. Il Tibet è una terra molto arretrata e a lungo vi ha imperato una religione chiamata Bon, di stampo animistico. La stessa probabilmente ha ispirato le vicende di Milarepa come mago. In questa prima parte, anche altri lettori, mi hanno detto che la storia è lineare.
Tuttavia questo testo fu costruito apposta per convincere la gente a seguire la religione, quindi da questo punto in poi comincia la rinascita spirituale di Milarepa che coincide con l'incontro con il traduttore Marpa.
Milarepa smette di essere mago e, pentito, decide di intraprendere la carriera religiosa a costo di qualsiasi sacrificio. Si rivolge allora al venerabile Marpa, il traduttore. Marpa si dimostra crudele nel fare lui compiere fatiche di ogni tipo, tuttavia questo sarebbe servito ad annullare dentro di lui il risultato delle precedenti azioni cattive. Completati gli studi monastici, che si compongono anche di un ritiro di sei mesi per meditare sulla vacuità delle cose, ritiro in cui la leggenda volle, Milarepa visse pressapoco un letargo, o 'morte fisica' secondo gli agiografi cristiani, l'uomo nuovo comincia un eremitaggio nel paese natio.
Con bellissime poesie, Milarepa cavalca la sua mente nel sentiero religioso, perdonando i suoi parenti e cercando di convincere moglie e sorella a intraprendere il suo stesso percorso perchè se si finisse di distinguere i sessi, chi si accorgerebbe dei segni che li differenziano... Esempio sublime di compassione tra i sessi, laddove, preciso per le femmine la parola compassione, bodicitta è tutto meno che pietà.
La vita di Milarepa, edita da adelphi è un buon modo non impegnativo per mettersi a contatto con la cultura orientale senza bisogno di una grande infarinatura generale. Racconto contorto, come del resto l'epos greco ha il pregio di farci conoscere la filosofia di un paese lontano attraverso un uomo che la vive in prima persona.
Il testo molto intricato è reso interessante dalla presenza di numerose poesie, e non sempre risulta facile da leggere. Un appassionato di filosofie orientali potrà poi riconoscere nel percorso di Milarepa diversi elementi delle medesime e progredire più spedito nella lettura.
Sono noioso nei titoli, ma non posso fare altro che proporvi quello che leggo io, quindi vi prego di accettare come consiglio l'ennesimo libro proveniente dal Paese delle Nevi. A voi.