Conferenza stampa convocata dal Partito Democratico, ieri, in merito al decreto sulle quote latte. Presenti la sen. Leana Pignedoli, capogruppo del Pd alla commissione agricoltura del Senato, l’assessore provinciale all’agricoltura Roberta Rivi ed il consigliere provinciale Silvano Domenichini, presidente della commissione politiche economiche e del lavoro della Provincia.
"Stiamo parlando di 40.000 produttori, ovvero il 98%, che hanno rispettato le regole acquistando le quote, indebitandosi, affittandole o contenendo la produzione - ha esordito la senatrice - questo ha significato per molti di loro indebitarsi, impegnando il valore delle stesse quote e dovendo affrontare un mercato distorto dalla concorrenza di chi invece a continuato a produrre fuori dalla legge. Oggi la partita è certamente da chiudere ma non possono continuare le ingiustizie e le iniquità".
Con riguardo alle questioni specifiche, la proposta del Pd prevede che nelle priorità nell'assegnazione delle quote latte si metta nell’ordine, quota B/tagliata, produttori affittuari di quota, splafonatori. "Oggi la mezza marcia indietro del ministro – dice sempre la Pignedoli - propone di mettere insieme affittuari e splafonatori; questo darebbe esito ad una ulteriore beffa che vedrebbe gli affittuari avere solo il 60% del dovuto".
"Ci deve poi essere la garanzia che gli splafonatori paghino quanto dovuto, quindi noi diciamo che la rateizzazione non deve andare oltre i 20 anni, che prima dell’assegnazione della quota è necessario pagare la prima rata, che i premi PAC devono essere bloccati se non si paga, e che infine chi ha contenziosi aperti deve rinunciarci. Questi sono i punti chiave dell’emendamento che riproporremmo in aula".
"Chiediamo inoltre - prosegue la parlamentare felinese - che il fondo di sostegno dell’agricoltura sia reale con l’individuazione di risorse adeguate. I 25 milioni previsti sono una inezia e non si intravede oggi la reale costituzione di un fondo".
"Questo decreto pone un problema etico – ha aggiunto l’assessore Rivi – perché premia chi non ha rispettato le regole. I 4,5 miliardi di euro che lo Stato ha dovuto pagare in Europa sono stati versati dai cittadini che hanno pagato quindi le multe di chi non ha rispettato le regole. A Reggio sono 7 le aziende che possiamo definire grandi splafonatori; le altre sono in regola o ci si sono messe.
Silvano Domenichini ha poi illustrato l’ordine del giorno presentato al consiglio provinciale. "Il PD inoltre - ha concluso la Pignedoli - è contrario alla nomina del commissario di governo che disciplini il rapporto con i super splafonatori. I casi particolari possono essere analizzati dall’amministrazione del ministero delle politiche agricole sotto il controllo della Corte dei Conti".