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L’arciprete Frugerio di Castelnovo ne’ Monti

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La Deputazione reggiana di Storia Patria prosegue nell'interessante iniziativa di presentare la panoramica sui “laboratori della storia reggiana”. Su invito del presidente del sodalizio, Gino Badini, in apertura dell'ultima seduta di sabato 21 febbraio scorso, la prof. Angela Chiapponi, consigliere-segretario dell’Istituto di Studi Matildici, ha illustrato l’attività del medesimo, che ha sede a Canossa.

La tornata di sudi ha visto quindi lo svolgimento di tre relazioni proposte da qualificati studiosi, che hanno affrontato temi concernenti la storia e l’arte reggiana.

Il contributo presentato da GMassimo Pirondini, noto storico dell’arte, ha fatto il punto sullo stato degli studi attinenti alle composizioni artistiche del legno nell’Appennino reggiano, circoscrivendo l’argomento a Francesco Domenico Ceccati. Purtroppo ancora irreperibili risultano capolavori minutamente descritti dalle fonti, come i candelieri della chiesa di Santa Caterina di Carpineti acquistati da Giuseppe Turri e poi dispersi fra i suoi eredi, o come il famoso calamaio in bosso appartenuto al noto erudito Eustachio Cabassi di Carpi; per non dire dei pannelli della parte inferiore dell’altare della Madonna della Neve a Cavola, rubati il 24 febbraio 1974. Notevoli e numerose sono al contempo le nuove acquisizioni, che l’autore ha in serbo, al catalogo del Ceccati: astucci per occhiali, impugnature di coltelli, medaglioni finemente lavorati in bosso o in avorio, un elegantissimo leggio; di particolare pregio, infine una fiala per profumi ed una tabacchiera che reca, all’interno del coperchio, la sigla dell’artista e la data 1678.

La relazione di Eugenio Chiessi ha riguardato un personaggio non conosciuto a dovere, che è stato protagonista di eventi epocali per la Chiesa e appartenne a quel gruppo di persone poco note e poco studiate che permisero a Matilde di fare ciò che l'ha resa famosa: si tratta di Frugerio o Frogerio. Egli fu dapprima segretario di Eriberto vescovo di Reggio; poi segretario di Matilde per otto anni, forse nel ruolo – come si direbbe oggi - di capo di gabinetto; quindi divenne arciprete di Castelnovo ne’ Monti. Fu contemporaneo al dramma di Canossa del 1077 e al periodo successivo della terribile guerra fra l'imperatore Enrico e la gran contessa. Partecipò alla riforma ecclesiastica seguita al conflitto come stretto collaboratore di Matilde, di Bernardo cardinale e legato papale per l'Italia del nord e di Bonseniore vescovo di Reggio.

Federico Braglia ha infine illustrato aspetti meno noti e inediti del territorio di Villa Fogliano. Secondo gli studiosi i primi abitanti di questo territorio, come risulta dalle prime tracce di insediamenti umani, risalgono all’epoca preromana. Già il “padre” della paletnologia, Gaetano Chierici aveva raccolto in quelle zone frammenti che risalivano all’Età della pietra. Inoltre, negli anni ’70 del Novecento, sono stati scoperte, nei pressi di Due Maestà, tracce di un insediamento che risale al Neolitico. Altre ricerche archeologiche hanno dimostrato che un gruppo di cacciatori del Mesolitico aveva un campo di sosta nei pressi dell’abitato di Fogliano. Il toponimo “Folianum” compare per la prima volta in un documento del IX secolo, quando la contessa Berta si fece religiosa. Lo storico reggiano Giovanni Saccani ritiene tuttavia che il documento parli di un’altra località e che la villa di Fogliano non compaia nei documenti prima del fatidico anno Mille. Braglia ha infine illustrato, con l’ausilio di documentazione rinvenuta negli archivi, un processo, conclusosi con una terribile pena capitale, condotto da Matteo Maria Boiardo contro un foglianese.