Anche su questo sito avevamo ospitato il dibattito sulla possibilità prevista di applicare l'imposta comunale sugli immobili sui fabbricati rurali di proprietà di persone che avevano smesso di esercitare la professione.
In altre parole, agricoltori una volta andati in pensione avrebbero dovuto pagare la tassa sui fabbricati rurali iscritti o iscrivibili nel catasto fabbricati.
Ora, questi immobili, per i quali ricorrono i requisiti di ruralità previsti dall'art. 9 del dlgs 557/93, non potranno essere tassate ai fini dell'imposta comunale sugli immobili.
Lo prevede - scrive Francesco Cerisano sul portale dei Dottori Agronomi e Forestali - un emendamento al disegno di legge di conversione del dl milleproroghe (dl 207/2008) approvato in commissione affari costituzionali del Senato che, se confermato dall'aula, dove il provvedimento approderà martedì prossimo, scriverebbe la parola fine sull'ennesima querelle tra comuni (che insistono per il pagamento dell'imposta, forti anche di una circolare dell'Anci Emilia-Romagna dello scorso mese di ottobre) e governo.
L'emendamento mette nero su bianco quanto già chiarito dal ministro per l'attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, che rispondendo a un'interrogazione (si veda ItaliaOggi del 10/10/2008) si era espresso contro
la tassazione dei fabbricati rurali, giudicandola una doppia imposizione, in considerazione del fatto che, aveva spiegato il ministro, il reddito dominicale del terreno incorpora già la rendita dell'immobile.
"Grande soddisfazione ha espresso" il Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali per questa decisione del governo.