Riceviamo e pubblichiamo.
-----
E’ ormai in dirittura d’arrivo la fase di votazione da parte dei comuni reggiani sulla fusione tra Enìa ed Iride. L’approvazione votata nei comuni dell’Appennino è stata accompagnata da un documento predisposto dal Pd, già votato a Castelnovo ne’ Monti, Busana, Collagna e Carpineti. Lo stesso documento è stato condiviso da tutti i sindaci di centrosinistra della Comunità montana e nelle prossime settimane sarà sottoposto anche agli altri comuni della provincia. In sostanza contiene alcune richieste ai vertici della nuova società per salvaguardare alcuni aspetti che hanno caratterizzato in questi anni come positiva per il territorio la gestione dei servizi operata da Agac prima ed Enìa poi. Ad illustrare il documento questa mattina sono stati sindaco e vice di Castelnovo ne’ Monti, Gian Luca Marconi e Fabio Bezzi, il sindaco di Carpineti e presidente della Comunità montana Nilde Montemerli, il sindaco di Busana e presidente dell’Unione dei comuni del crinale Alessandro Govi.
“Credo che sia importante rimarcare – ha spiegato Marconi - che quello che è stato votato ed approvato nei nostri comuni è un progetto delineato da documenti ed atti definiti e ben precisi, dai quali emerge un ruolo sicuro ed importante della componente reggiana nella governance (cioè quell’insieme di regole, di ogni livello – leggi, regolamenti, ecc. – che disciplinano la gestione di un’impresa, ndr) della nuova azienda, ed anche per quanto riguarda la visibilità industriale e gestionale: la sede della nuova multiutility sarà a Reggio; il direttore generale, che avrà importanti funzioni di gestione, sarà espressione del territorio reggiano; Reggio manterrà la direzione delle Sot (società operative territoriali) ed infine, non trascurabile, il controllo della società che programmerà e gestirà le fonti di energia alternativa, che rappresentano il futuro economico ed energetico del mondo occidentale. Il documento che abbiamo proposto e sottoscritto non contrasta in alcun modo con gli atti di fusione, ma anzi chiede attenzione al territorio, al mantenimento della gestione pubblica del ciclo idrico, alla qualità dei servizi”.
Aggiunge Fabio Bezzi: “Intendiamo dare a questo documento la massima diffusione e chiedere l’adesione anche ai Comuni che hanno già approvato la fusione. Il processo industriale ha ovviamente aspetti complessi e puramente tecnici, ed altri che sono invece di carattere politico ed attengono al ruolo che nella nuova realtà dovrà avere la parte pubblica. Per quanto riguarda gli aspetti industriali poniamo, attraverso questo documento, l’accento sulla difesa della qualità dei servizi, mentre per la parte politica garanzie sull’equa distribuzione delle risorse, la conservazione della presenza e del ruolo pubblico nel controllo e nella gestione delle risorse idriche, il mantenimento di una maggioranza azionaria in capo ai soci pubblici. Devo dire che per quanto riguarda le preoccupazioni espresse da alcuni cittadini sull’eventuale privatizzazione del ciclo dell’acqua ci sentiamo piuttosto tranquilli: infatti le reti restano di proprietà della società Agac Infrastrutture che è e rimarrà al 100% pubblica. Inoltre alla scadenza del contratto di concessione per la gestione del servizio con Enìa, i punti contenuti in questo documento rappresenteranno la base su cui chiederemo precise garanzie per un rinnovo o un eventuale bando di gara”.
Aggiunge Nilde Montemerli: “Ovviamente il nostro intento è la difesa di un patrimonio creato negli anni che vogliamo resti in mani pubbliche, secondo principi e indirizzi chiari. E’ ovviamente un passaggio che per chi non lo ha vissuto negli anni è di difficile comprensione: vorrei rimarcare che la trasformazione di quello che era il Consorzio Agac a Spa fu obbligato da leggi nazionali. Per noi fu un passaggio non privo di contrasti, discusso per ben due anni, ma va precisato che Agac rappresentava un’eccezione: una realtà efficiente, una azienda che ha sempre erogato servizi di qualità, con capacità di fare utili e reinvestirli in strutture ed innovazioni, mentre il panorama nazionale era ben diverso, con realtà pubbliche che il più delle volte si trovavano in situazioni di arretratezza, servizi scadenti e reti obsolete, anche vicino a noi, senza dover andare nelle zone più problematiche del Paese”.
Conclude Alessandro Govi: “Il passaggio a Spa ha introdotto la necessità di rispondere alle regole di mercato, ma comunque la presenza degli enti pubblici nella società ha sempre portato in primo piano le istanze dei cittadini. Oggi esprimiamo attraverso questo documento la ferma volontà di difendere questa presenza e questo ruolo, che del resto siamo convinti sia alla base dei patti societari approvati in questi giorni. E’ ovvio, come detto anche da Marconi, che da parte nostra c’è il sostegno a questo progetto industriale ben definito. Se esso dovesse cambiare la discussione andrebbe obbligatoriamente riaperta”.
* * *
Buone intenzioni. Ma i soldi ci passeranno sopra
Difficile non considerare il documento nient’altro che un semplice foglio di buone intenzioni. Punto. Probabilmente è stata fatta una scelta realistica; o forse si è scelta la strada che si è creduta meno accidentata o meno incerta (se tutti hanno fatto così… ). Ciò che comunque deciderà il prosieguo della vicenda e delle sorti dell’azienda (e quindi quelle del servizio e dei relativi costi a carico dei cittadini) saranno solo le altalene della Borsa, la ricerca del margine di guadagno, le operazioni di finanza. Che è come dire che gli enti pubblici (che ora, tutti insieme, detengono ancora la maggioranza del pacchetto azionario; ma solo per ora) vedranno passare tutto sopra le loro teste. Questo è quanto.
(Commento firmato)
Cronaca
Visto che nessun organo di informazione lo ha reso noto lo farò io grazie allo spazio concessomi sempre con cortesia da @CRedacon#C.
Il documento citato nell’articolo è stato messo in discussione nella seduta del Consiglio della Comunità montana di venerdì scorso, 30 gennaio, venendo inserito all’ultimo minuto nell’odg.
Premetto che io non ero presente, per problemi di lavoro, ma esistono gli atti e non ho nessun timore di smentita.
L’opposizione ha garantito il numero legale durante la votazione del riordino delle comunità montane, dimostrando come sempre grande senso di responsabilità.
In seguito è stato chiesto dalle opposizioni di rinviare la votazione sul sopracitato documento, non essendo stato mai discusso in Comunità montana a tale riguardo e per poterne eventualmente elaborare uno comune. La risposta della maggioranza è stata negativa.
A quel punto le opposizioni sono uscite dall’aula e, MANCANDO IL NUMERO LEGALE, non è stato approvato e la seduta è stata sciolta.
Evidentemente se tale documento fosse stato ritenuto così importante i membri della maggioranza sarebbero stati presenti in massa alla votazione, ma così non è stato.
Personalmente ritengo che il documento chieda garanzie giuste, ma che i soggetti pubblici NON possono dare certezze su nemmeno una di tali richieste; inoltre la pesantissima situazione di indebitamento di Iride, la fusione tra soggetti totalmente disomogenei ed il fatto che Reggio rimanga con una quota di solo il 17%, mi convince che tale fusione sia deleteria.
Mi pareva giusto informare i cittadini della montagna, visto che già in passato molte volte le opposizioni hanno sopperito, con alto senso istituzionale, alle lacune numeriche della maggioranza.
Cordialmente.
(Riccardo Bigoi, consigliere di opposizione in Comunità montana)
Ormai tutto è distrutto
Credo, come altri commentatori hanno già scritto, che l’errore iniziale sia stata la trasformazione dell’Agac in Enìa s.p.a. e l’attuale operazione ha completato l’opera. Gli amministratori che hanno appoggiato tale trasformazione si sono accollati una grande responsabilità. Peccato però che tutti ne trarremo le conseguenze. La montagna addirittura non vedrà nemmeno le briciole. I “capi” nella sala dei bottoni decidono e tutto il sistema politico che governa la nostra provincia si allinea. Mi complimento con i vari amministratori, anche di maggioranza, che si sono opposti alla decisione dei loro colleghi più obbedienti.
(Fabio Leoncelli)