"Un civile? Un talebano? Un terrorista, Un mujaheddin? Soltanto un uomo”. Poche parole per riassumere la filosofia che accompagna i medici di Emergency, l’associazione umanitaria italiana per la cura e la riabilitazione delle vittime di guerra e delle mine antiuomo. Parole scritte da Gino Strada, fondatore dell’associazione, nel libro Bushascì: unica regola per entrare nei loro ospedali è lasciare fuori le armi, per il resto... soltanto un uomo.
Quest’associazione, presente nei luoghi di guerra, dall’Afghanistan alla Somalia, dall’Iraq alla Cambogia, oltre a intervenire a sostegno delle vittime civili, opera per l’inserimento lavorativo e l’educazione scolastica della popolazione civile, colpita dalla guerra.
La scuola media di Casina “ospiterà Emergency”: da sabato 7 febbraio, per un mese, sarà possibile vedere, all’interno dell’atrio della scuola, un reportage fotografico fatto negli ospedali di Emergency. I pannelli esposti sono commentati da numeri e cifre: i medici che vi lavorano, i civili operati, i civili reinseriti socialmente tramite l’istruzione o il lavoro, le vittime civili della guerra, i bambini colpiti da mine antiuomo.
La guerra, che attraversa la storia del genere umano, l’orrore che i medici vedono e vivono nelle zone di guerra. Questa mostra è a conclusione di un percorso che hanno fatto i ragazzi delle classi terze dell’Istituto comprensivo "G. Gregori” di Casina, guidati dalle insegnanti Elisa Canovi e Gaetana Forte, in collaborazione con Emergency di Reggio Emilia. I ragazzi hanno letto la dichiarazione dei diritti umani varata a Parigi il 10 dicembre 1948, hanno parlato dei diritti dell’uomo, inviolabili. Successivamente hanno guardato un cortometraggio girato in Afghanistan che “seguiva” le storie di civili feriti durante azioni di guerra ed infine, parallelamente all’allestimento della mostra, l’intervento di una volontaria di Emergency a scuola per “Il gioco dei diritti”: per farli riflettere, pensare, a loro e a ciò che succede fuori dalla realtà locale. Gino Strada scrive alla figlia Cecilia: “Non credere una parola, ogni volta che cercheranno di spiegare come sarà bella la guerra futura, tecnologica, selettiva, umanitaria. Sarà solo un altro carico di morte e di miseria umana”. Parole quanto mai attuali.