Come preannunciato dagli allerta che la Regione Emilia Romagna (Protezione Civile e ARPA – Centro funzionale) e le Prefetture competenti hanno recentemente diramato, sulla base delle previsioni del Servizio Meteomont del Corpo Forestale dello Stato, che aveva portato a “MARCATO 3 in aumento” il pericolo di valanghe, le ingenti precipitazioni degli ultimi giorni hanno provocato alcune grandi valanghe a valle delle zone di alta montagna e fuoripista denominate Passone e Passo di Vallestrina (Cuvria).
Le ultime precipitazioni, che anche in quota hanno assunto carattere in parte piovoso, hanno infatti appesantito il manto nevoso, che ha ceduto sia con grandi valanghe di fondo (che mettono a nudo la vegetazione sottostante) che con ingenti valanghe superficiali (dove la neve è scivolata su un substrato nevoso in posto).
Le valanghe superficiali, i cui accumuli hanno raggiunto le quote più basse (fino a 1450 m s.l.m., ovvero anche 400 metri di dislivello più in basso delle zone di distacco), si sono originate immediatamente a valle dei crinali, nelle zone di accumulo irregolare poste subito sotto le grandi cornici di neve ben visibili anche dalle aree sciistiche di Febbio e di Pian Vallese.
Il CTA del Parco nazionale, la struttura del Corpo Forestale alle dipendenze funzionali dell’Ente Parco stesso, con la collaborazione di un gatto delle nevi in uso al Centro NeveNatura di Pianvallese, ha raggiunto i grandi corpi valanghivi, individuati in parte di iniziativa ed in parte grazie a segnalazione circostanziata del Corpo Nazionale Soccorso Alpino, per effettuarne un dettagliato censimento.
Dopo questi grandi eventi, il gelo della notte ha ridotto leggermente il rischio, ma permangono comunque condizioni di seria criticità per valanghe (“MARCATO 3 stazionario”).
Pertanto, il distacco di valanghe è ancora possibile con un debole sovraccarico, equivalente al peso di una persona, su molti pendii ripidi.
Inoltre, possono avere ancora luogo valanghe spontanee di media grandezza e, in singoli casi, anche grandi valanghe.
Le possibilità per gite in ambiente innevato sono quindi limitate ed è richiesta una profonda capacità di valutazione locale del pericolo di distacco.
Attuare in continuo accorgimenti e valutazioni da esperti risulta un’operazione gravosa, che gli scialpinisti insegnano poter essere caratterizzata da ben nove complesse fasi successive. Generalmente al sicuro restano le strade forestali che attraversano i boschi fitti e, naturalmente, tutte le aree sciistiche attrezzate.
Sul posto, conviene comunque chiedere informazioni e ragguagli agli esperti della montagna che spesso si incontrano sui percorsi prescelti: Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, Guide Alpine, Istruttori del CAI, Forestale e gestori dei rifugi.