Home Editoriale C’è ancora spazio per recuperare la responsabilità del buon padre di famiglia

C’è ancora spazio per recuperare la responsabilità del buon padre di famiglia

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Se fossimo al casinò, potremmo dire che il banco ha rischiato di “saltare”. Purtroppo non siamo al casinò e il banco è il sistema economico-finanziario mondiale. Perché abbiamo rischiato tanto?
Perché abbiamo oltrepassato i limiti, si è degenerato ed è crollato un mito, il mito americano, il paese che più di tutti ha incarnato il senso della libertà, libertà d’azione, di movimento, d’impresa.

La massima espressione del Liberismo economico-finanziario è crollata sotto le sue stesse regole: perché? Probabilmente, perché alla massima libertà, dovrebbe fare da contrappeso un sistema di controlli efficiente ed efficace. Maggiore è la libertà, maggiori dovrebbero essere i controlli.
In questo frangente invece, il sistema dei controlli si è verificato inesistente e addirittura sorge il dubbio che i controllori, siano stati asserviti a coloro che avrebbero dovuto essere controllati.

Su tutto ha prevalso la smisurata voglia di guadagnare, di fare business. Interessi economici, finanziari e politici, si sono mescolati come nel peggior thriller, alimentando alcune “bolle” speculative di immense proporzioni che sono inevitabilmente scoppiate.
Negli scorsi anni, la crescita delle attività immobiliari, favorite da livelli di tassi di interesse molto bassi, ha sostenuto la poderosa crescita economica mondiale. Più i prezzi degli immobili salivano, più la gente comprava e più gli investimenti aumentavano più i prezzi salivano, esattamente come succede in borsa nei periodi di euforia.
Negli Usa, l’attività bancaria ha assecondato oltre misura questa tendenza, finanziando l’acquisto di abitazioni a tutti (ma proprio a tutti!), anche a coloro che obiettivamente non erano meritevoli di essere affidati, alimentando una sorta di effetto doping sull’economia. Questo atteggiamento ha generato la grande piaga dei “Mutui Sub Prime”.

Le banche hanno cresciuto a dismisura i propri attivi, ricorrendo a pratiche di ingegneria finanziaria. Per ottenere la liquidità necessaria ad alimentare i nuovi affidamenti, impachettavano questi mutui di basso livello e molto ben remunerati, trasformandoli in investimenti obbligazionari con rendimenti superiori alla media, la cui restituzione era “garantita” dal rimborso delle rate dei mutui.

La globalizzazione ha fatto il resto: ottenuto il giudizio (rating) favorevole dalle società specializzate, queste obbligazioni venivano cedute sui mercati internazionali.
A chi?
Ad altri investitori istituzionali che, avendo a disposizione parecchia liquidità, le acquistavano per guadagnare di più; a risparmiatori più o meno consapevoli, frequentemente a loro insaputa, quando queste obbligazioni venivano inserite nei dossier, nei fondi, nelle gestioni patrimoniali e nelle polizze d’investimento, per aumentarne i rendimenti.

Non solo banche, compagnie d’assicurazione e gestori di patrimoni, ma anche molti imprenditori, politici, amministratori pubblici, oltre ad una parte di risparmiatori, hanno voluto speculare su queste tipologie di investimento.
La situazione stava bene a tutti! Tutti hanno cercato il massimo profitto e tutti si sono buttati su nuovi business basati solo sulla speculazione.

Il gioco si è rotto quando l’economia americana stava correndo troppo e per contenerla, la Federal Reserve (Banca Centrale Americana) ha cominciato ad aumentare i tassi. Immediatamente i “cattivi pagatori” titolari di mutui sub-prime di cui parlavamo prima, sono andati in difficoltà e hanno smesso di pagare le rate. Le banche hanno cominciato a pignorare le case, che venivano immesse sul mercato, con effetti devastanti sul prezzo dei nuovi e vecchi immobili.

In breve tempo, il ciclo si è invertito: si è accentuato sempre più il rallentamento delle vendite di abitazioni nuove e la contrazione degli acquisti immobiliari, ha provocato una brusca frenata dell’economia, che con un devastante effetto domino, ha favorito l’eliminazione di posti di lavoro. Tale situazione ha inciso negativamente sul potere d’acquisto delle famiglie, in particolare sull’acquisto di nuove abitazioni e i prezzi hanno continuato a scendere.

Le banche si sono trovate con mutui non onorati, garantiti da immobili che, deprezzati dal mercato, non coprivano più il valore del debito contratto.
Le prime ad andare in difficoltà sono state le banche americane e inglesi erogatrici di mutui, quindi le banche d’affari, infine le banche ordinarie e le compagnie di assicurazione, che avevano investito in obbligazioni di cui sopra; in breve tempo è crollato il sistema.
Parliamo di cifre astronomiche e di aziende di primo piano, leader nei propri settori.

E’ il fallimento di un sistema eccessivamente liberista, basato sulla speculazione, l’indebitamento e il consumismo ad ogni costo.
La crisi, inizialmente di puramente finanziaria, è partita dagli Usa, ma ben presto si è propagata al resto del mondo, coinvolgendo le borse planetarie e si è tramutata in crisi economica a tutto tondo, investendo quindi tutti i settori sociali e non solo quelli colpiti in origine.
Il sistema bancario italiano è apparso il più preparato, più regolamentato e controllato, rispetto a quelli degli altri paesi, ed ha retto meglio l’impatto della crisi di liquidità; anche il livello patrimoniale è apparso adeguato all’entità dei rischi, ma la situazione ha fatto emergere comportamenti scorretti nei confronti dei risparmiatori.

Alla fine di questo Tsunami finanziario, saremo tutti più poveri e l’intera società dovrà cambiare atteggiamento nei confronti dei temi economici..
Banche, Assicurazioni, Imprese, Politici, Amministratori, Famiglie; tutti dovremo rimboccarci le maniche e addivenire ad una specie di patto sociale ed economico, finalizzato ad uscire da questa situazione.
Il patto sociale, forse non scritto, forse neanche dichiarato ma condiviso, dovrà passare attraverso la convinzione che tutti dovremo fare di più, che tutti saremo chiamati a dare il nostro contributo per ricreare un ciclo virtuoso di sviluppo.

La cultura dell’indebitamento per alimentare il consumismo a tutti i costi, è fallita miseramente.
Dovremo riproporre la cultura del risparmio opposta a quella del consumismo sfrenato.
Le Banche devono ritornare a fare le banche, sostenere l’economia reale e gli investimenti produttivi, non le speculazioni finanziarie.
Vendere prodotti e fornire servizi utilizzando il senso di responsabilità del buon padre di famiglia.
In poche parole dobbiamo tutti tendere ad una maggior responsabilità sociale, che potremo esprimere lavorando nel rispetto dell’etica e della deontologia professionale.

2 COMMENTS

  1. Diventare ricchi spalmando debiti??
    Ringrazio il sig. Tamelli perchè ha spiegato in un modo estremamente semplice, molto comprensibile, avvenimenti grandemente più grandi di noi e molto complessi. In modo talmente chiaro che alla fine della lettura mi sono fatto tante altre domande e sono queste: ma i grandi strateghi superpagati dell’economia non avevano previsto cosa stava succedendo? Che non era possibile diventare ricchi, essere strapagati, fare la bella vita senza lavorare ma spalmando debiti in tutto il pianeta? E nessuno aveva avvertito chi doveva regolamentare? Ma ancora, chi doveva regolamentare queste situazioni e proteggere chi lavora onestamente, non sospettavano niente, non erano informati, oppure…., perdincibacco, mi viene il solito sospetto che i poteri forti possono fare molto sempre sopra le nostre teste!?
    Ma ancora, dai si dice, dalle poche notizie che arrivano, sembra che per risolvere la crisi e finanziare gli armamenti, questa grande nazione stampi banconote in grande quantità; da ignorante in materia non mi sembra il massimo, ma questo comportamento quali conseguenze ci riserverà per il futuro? Quali conseguenze avrà in futuro una forte svalutazione (penso obbligatoria) del dollaro?
    Infine, condivido pienamente le ultime frasi – non riesco a fare il copia-incolla, ma le voglio riscrivere ugualmente:
    “La cultura dell’indebitamento per alimentare il consumismo a tutti i costi, è fallita miseramente. Dovremo riproporre la cultura del risparmio opposta a quella del consumismo sfrenato. Le banche devono ritornare a fare le banche, sostenere l’economia reale e gli investimenti produttivi, non le speculazioni finanziarie”.

    (Elio Bellocchi)

  2. Piangere sul latte versato
    Siamo bombardati da pubblicità di aziende che erogano prestiti per qualunque cosa (e, temo, a qualunque tasso appena inferiore a quello di usura). Vuoi fare la vacanze ma non hai i soldi? Viaggia oggi e paga… chissà. Telefonino nuovo?, televisore al plasma, occhiali da sole? Possiamo davvero definirli beni di prima necessità?
    Credo che un buon esame di coscienza sia più che doveroso prima di piangere sulle rate da rimborsare che sono spesso il frutto della propria smania di comperare qualunque oggetto ci venga “venduto” come indispensabile.

    (Cristina Casoli)