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“Per quanto si tenti di isolarlo, Dio è sempre presente”

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Natale: un Bimbo che nasce. Tra milioni e milioni di bimbi che sono nati, è l’Unico che ha diviso la storia in due, senza dividere le persone, annunciando che Dio è Padre di tutti: non il Dio di un popolo, che emargina gli altri, neppure un Dio “cattolico”: “Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo… Dio non si lascia dominare né addomesticare… Dio insegna a pensare in modo aperto”.

E’ il cardinal Martini che parla nel suo libro, “Conversazioni notturne a Gerusalemme”, un ulteriore invito al dialogo in questo nostro avviarci verso una società multirazziale, multietnica, multireligiosa, dove chi fa ponte è proprio la fede in Dio. Non è più la società dei sostenitori della secolarizzazione estrema, che affermava la morte di Dio ma una società, che nella sua parte migliore - quella “pensante”, attenta alle sorti dell’umanità - si sta interrogando sul ruolo della religione nella storia, di Dio che per quanto si tenti di isolarlo si rende sempre presente. Il problema nasce quando nel nome di Dio i popoli si dividono, quando si troncano i rapporti, si diffida degli altri, si considerano nemici da abbattere. Ci sono movimenti fondamentalisti che hanno creato questi conflitti ma altri che invitano alla speranza.

Nel luglio 2008 un incontro tra responsabili di grandi religioni - islam, cristianesimo e giudaismo – si è concluso con un appello: “Combattere le cause profonde del terrorismo”, confermando che il cammino della pace passa attraverso il dialogo interreligioso.

Il male dei cristiani in occidente è senz’altro l’indebolimento della loro identità, la paura a dimostrarsi cristiani nella vita di ogni giorno, causato dall’essere messi a parte dal laicismo imperante, ma anche dalla propria pigrizia spirituale, dall’ignoranza della Parola di Dio. Senza una chiara identità non sarà possibile avviare un dialogo e “formare gli uomini e a fortificarli, a guidarli nel cammino verso Dio”, che detronizza l’uomo dal centro in cui si è messo, invitandolo a guardare verso l’alto, verso il Cielo, o, in questi giorni, verso il presepe, dove è nato un Bimbo, venuto per abbattere ogni mura di divisione. Li ha abbattuti, pagando un duro prezzo: un amore fino all’ultimo respiro, sulla Croce. E’ forse questo prezzo da pagare che ci trattiene dal compiere il cammino verso l’accoglienza dell’altro?