Marino Friggeri ha scritto una lettera alla presidente della Comunità montana e al presidente dell'Unione dei comuni dell'alto Appennino reggiano. Eccola.
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Mi sia consentito di potervi trasmettere le sensazioni che ho provato alla vista della frana che ha interrotto la SS 63 in località Piagneto di Collagna. Sono rimasto profondamente colpito dal degrado in cui si trova il territorio compreso tra Cerreto Alpi e Collagna. Alla frana che ha interrotto la strada principale si aggiunge una ulteriore e vistosa frattura rocciosa che renderà insicuro anche un eventuale ripristino (provvisorio?) del vecchio tracciato viario, a tornanti.
Ma le emergenze viarie non finiscono lì. I due ponti sul fiume Biola e sul suo affluente di sinistra sono privi di parapetti e probabilmente sono poco sicuri, anche se sembrano appoggiati l’un l’altro alla ricerca di un miracoloso equilibrio statico.
Ma non è ancora finita; se si alza lo sguardo in senso orario emerge in tutta la sua maestosità la cava di terra (Rivarossa) dove le ferite al territorio, in conseguenza degli scavi, non sono per niente rimarginate da una obbligata opera di risanamento ambientale.
Se poi si volge lo sguardo a valle emergono tutte le criticità viarie e i ponti sulla SS 63, quasi tutti lesionati anche dal transito continuo di autotreni carichi di tonnellate di terra che quotidianamente vengono trasportate verso la zona di Gatta.
E per finire serve ricordare che il fiume Secchia si è portato via un tratto importante della fondovalle Gatta-Pianello. E’ questo il nostro crinale???!!!!
Una simile visione non può che evidenziare lo stato di totale degrado ambientale in cui versa il nostro territorio montano. Ammettere lo stato di sofferenza del territorio, la comatosità della viabilità e dell’ambiente non può significare che le precarietà riscontrate debbono essere lasciate a se stesse. Anzi, ora più che mai è necessario ed indispensabile assumere davanti alla cittadinanza, e ai residenti del crinale in primis, una serie di impegni affinché la nostra montagna possa tornare a rivivere in tutte le sue articolazioni.
Sono anni che denuncio in tutte le sedi istituzionali e non solo la mancanza di volontà dell’Anas (qualche amministratore super medagliato, di lungo corso, ha riso per la mia provocazione di voler adottare 500 metri di strada statale, come libero cittadino), la disattenzione voluta della Provincia (non un euro delle condizioni di vantaggio dovute alla Alta velocità è stato speso nel crinale), della Regione e anche del governo.
Nonostante ciò non voglio più lasciarmi trascinare nè da chi in modo ingiusto continua ad affermare che le cose in montagna non vanno poi male nè tanto meno da coloro che urlano (giustamente) che le colpe del dissesto generale della nostra montagna sono da identificare in coloro che da trent’anni governano ed amministrano la totalità dei comuni montani.
Ora che tutti abbiamo toccato il fondo bisogna solo risalire con energia e determinazione. Vorrei innanzitutto trovare in mezzo ai montanari persone che sono alla ricerca di nuove ragioni di impegno rivolte alla progettazione del futuro, alla voglia di innovare, se non si vuol morire nel semplice "amministrare quotidiano".
Per fare ciò è però necessario che tutti inizino un nuovo percorso politico ed amministrativo alla ricerca di un modello di sviluppo nuovo e buono, per tutto il territorio montano. Vorrei tracciare una linea di demarcazione dove da un lato mettere i politici usati e logori i contestatori e i conservatori (spesso il contestatore si abbina per gli effetti che produce al conservatore) e dall’altro i veri riformisti che vogliono cambiare saggiamente le cose e che hanno ben chiaro che il degrado demografico e quello ambientale.
Il degrado ambientale porta con sè un peggioramento violento della qualità della vita degli abitanti del crinale e un invecchiamento fisico e psicologico dei singoli e dei nuclei famigliari. Questi due elementi, fondamentali per la vita nel territorio montano, se lasciati a se stessi si autoalimentano attraverso un circolo vizioso negativo e dannoso, che potrà interrompersi solo se dall’esterno si opera con determinazione con una serie di azioni straordinarie e contestuali di riassetto ambientale e di freno al calo demografico.
E‘ indispensabile ed urgente definire gli interventi di natura immediati sulla viabilità, ma nel contempo dobbiamo definire i contorni di un grande progetto che metta il risanamento e lo sviluppo del crinale al centro di tutto, che possa aggredire le emergenze e i punti di sofferenza facendo emergere sia la centralità dei nuclei famigliari che la tutela ambientale.
Con estrema franchezza debbo però affermare che si è ancora lontanissimi da tale assunzione di responsabilità. L’ultimo Consiglio comunitario non ha offerto un bell’esempio del come le istituzioni si atteggiano alle esigenze primarie del territorio montano quali la viabilità, la mobilità e lo sviluppo del territorio. Dopo una ampia discussione e ripetute interruzioni dei lavori, non è stato possibile raggiungere un'intesa su una mozione che affermava la certezza, a partire dalle scelte programmatiche della Provincia, che la montagna potesse avere tre assi viari che la collegassero in modo efficiente la pianura al crinale.
Sono stato un promotore della mozione presentata e per questa ragione mi sento di giudicare come irresponsabile l’atteggiamento assunto dalla maggioranza dei consiglieri. Quanto potrà ancora durare il sistema che privilegia gli interessi dei partiti contro le legittime richieste dei residenti? Voglio pensare che sotto il peso della emergenza viabilità e di un territorio ferito qualcuno possa riflettere sull'urgenza di riaprire un confronto in sede di Consiglio comunitario.
Credo poi che sia necessario liberarsi dalle fregole elettorali, dove tutto si promette e poi, a risultato ottenuto, nulla si mantiene. Per questa ragione ritengo si debbano realizzare una serie di iniziative obbligate, iniziando dalla convocazione nelle sedi istituzionali della cittadinanza. La convocazione a breve dei consigli comunali aperti deve servire ad informare la cittadinanza su tutti gli interventi in atto e per fare il punto sulle criticità ambientali e croniche, ancora presenti. Deve essere convocato immediatamente il Consiglio comunitario e a tale convocazione debbono rispondere la Regione, la Provincia e i rappresentanti del governo.
Un obiettivo su tutti la messa a punto di un progetto di rilancio e sviluppo e di opere infrastrutturali nel territorio montano. Ma serve anche attivare tutte le forme di partecipazione delle componenti sociali ed economiche della società attraverso la creazione delle condizioni sia politiche che organizzative per la costruzione di un vero patto territoriale per lo sviluppo, che veda protagonisti paritari i vari soggetti rappresentativi, dalle istituzioni alle forze economiche e sociali.
Ringrazio per l’attenzione che saprete mostrare alla presente e porgo distinti saluti.
(Marino Friggeri, capogruppo Udc Comunità montana Appennino reggiano)