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L’odore della morte

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Un pubblico attento e molto preso dall’oratore e dalle sue parole. E’ quello che ha voluto essere presente nei giorni scorsi a Castelnovo ne’ Monti per assistere all’incontro con don Filippo Capotorto, fratello della carità, organizzato dall’associazione “Sentieri del sollievo”, le cui proposte hanno finora sempre riscosso notevole interesse.

“Sarà così lasciare la vita?”. Questo l’impegnativo tema scelto. Ha introdotto Laura Rinaldi, vicepresidente dell’associazione, osservando come la società abbia paura anche solo della parola “morte” (che difatti, non a caso, neppure compare nel titolo dell’incontro). Quella stessa morte che S. Francesco d'Assisi chiamava invece “sorella”. “Nel pensare comune – ha asserito la Rinaldi – la morte è spesso associata alla solitudine; e noi dobbiamo spezzare questo collegamento”.

“La morte è espulsa dal nostro mondo – ha sostenuto don Filippo – ma cos’è in fondo se non un incontro (proprio come la vita)? Come tale chiede solo che ci si predisponga e che si accetti. Dobbiamo riconoscere la nostra vulnerabilità, che è una caratteristica costitutiva del nostro essere”.

Il problema della malattia che porta al termine della vita è spinoso, e molti ci devono passare: “Ai familiari del malato mi sento di dire che non devono aver paura che egli parli della sua morte, devono saper accoglierne l’annuncio, prestando attenzione a tutte quelle cose importanti (che egli ritiene importanti) da riferire”.

Si ascoltano storie ed esempi. Come quel genitore che, sentendo avvicinarsi la sua ora, insegnava ai figli tante cose, volta per volta; in modo che tutto ciò si era venuto a qualificare, alla fine, come un vero e proprio “passaggio di consegne”.

La morte porta con sé cattivi odori – ha poi affermato don Filippo – che non sono solo la putrefazione fisica; ma anche i sentimenti di dolore, di sconforto, non di rado di rabbia (pensiamo alle scomparse improvvise) che porta con sé”.

Non a caso Laura Rinaldi aveva letto, in apertura, il brano del Vangelo in cui si parla della resurrezione di Lazzaro, che quando è stato richiamato da Gesù era già nel sepolcro da alcuni giorni. “Il Signore ha volutamente atteso che Lazzaro morisse, che incontrasse la propria morte”.

Anche i bambini, secondo il religioso, dovrebbero essere abituati ad avvicinarsi ai morenti, perché possano rendersi conto, “salutarli”.

E’ chiaro: per chi crede la morte è certamente un incontro, col Creatore. Ma anche per chi non crede, secondo don Filippo: “Perché in quel momento si capisce meglio il significato di tutta la nostra vita”.

Da questo incontro, come abbiamo detto molto partecipato emotivamente (tanti probabilmente avrebbero voluto intervenire ma poi non l’hanno fatto), un concetto sembra risultare chiaro: se si smette d’incontrare si smette di vivere.

* * *

(ha collaborato CFM)

1 COMMENT

  1. Tema da brividi
    L’argomento trattato è da brividi lungo la schiena. Contrasta coi sorrisi dei volontari della foto, la cui opera meritoria lascia senza fiato. Mi ha colpito molto il punto del “saluto”. Un saluto, solitamente, non richiede un gran tempo… Ma a volte non c’è il tempo neppure per quello! Un commiato che rende possibile la mia teoria: “LE PERSONE CHE SI SONO AMATE TANTO NON SI INCONTRANO MAI PER L’ULTIMA VOLTA!”.

    (Umberto Gianferrari)