Home Cronaca “Consiglio provinciale a Carpineti: poca democrazia”

“Consiglio provinciale a Carpineti: poca democrazia”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Ieri pomeriggio ho preso parte al Consiglio provinciale aperto, dislocato per l’occasione a Carpineti, sui temi del “Lavoro e sviluppo economico in montagna”. Ero stato invitato in modo ufficiale dal presidente del Consiglio provinciale Lanfranco Fradici. L’importante appuntamento doveva essere l’occasione per un confronto aperto tra mondo politico (parlamentari, consiglieri regionali e consiglieri provinciali) e associazioni sindacali, sulla difficile situazione che sta attraversando il territorio appenninico in questa particolare e delicata fase.

Al Parco Matilde, oltre al sottoscritto, non si è visto nessuno dei miei colleghi. Evidentemente la montagna, per alcuni, assume importanza solo in campagna elettorale: quando i politici imperversano in tutti i mercati, quasi avessero il dono dell’ubiquità.

Solo la senatrice Leana Pignedoli ha fatto una breve comparsata, forse per salutare alcuni “amici” o semplicemente per controllare se i suoi fidi scudieri stavano facendo il proprio dovere. I rappresentanti della Giunta provinciale, infatti, hanno presentato il solito peana sull’operato della Provincia in Appennino, impedendo il contraddittorio.

Il presidente del Consiglio provinciale Lanfranco Fradici, precisamente, non ha autorizzato il mio intervento. In modo arrogante e negativo si è rivolto al sottoscritto in questi termini: “Tu non puoi intervenire e mi assumo io la responsabilità”. Non capisco quale tipo di responsabilità Fradici si sia assunto. Forse solo quella di tutelare la sua parte politica. Non è questo il modo di comportarsi. Credo, si sia squalificato da solo.

Ma che confronto c’è allora in Provincia? Quale Consiglio aperto? Che considerazione hanno delle istituzioni e quale rispetto della rappresentanza regionale? Hanno effettivamente a cuore i problemi della montagna?
Come nella peggiore delle “autocrazie”, meglio imbavagliare l’opposizione, soprattutto se particolarmente ferrata sui problemi in esame.

Io, ovviamente, mi sono indignato per il poco rispetto dimostrato verso l’istituzione Regione Emilia-Romagna, ma soprattutto in quanto cittadino della montagna. In un Consiglio aperto sullo sviluppo in montagna molte erano le questioni da affrontare e discutere. Con piacere ho ascoltato alcuni interventi, mirati alle reali problematiche della montagna. Pietro Ferrari, della Cisl, evidentemente a differenza di altri sentiva l’importanza del tema, e Castagnetti della Cgil ha accusato la Provincia di essere più avvezza al business dei piani urbanistici che ai bisogni del mondo del lavoro.

Nulla di rilevante purtroppo dalla Giunta provinciale, se non le solite autocelebrazioni. Non si è parlato del drastico taglio di contributi nei confronti degli agricoltori della montagna perpetrato nel nuovo piano rurale 2007-2013 (per difendere e tutelare una categoria in forte difficoltà ho presentato un’interpellanza in Regione nel luglio scorso e ne ho già predisposto una nuova che presenterò nei prossimi giorni). Nessuno ha poi affrontato la questione, da sempre irrisolta, dell’invaso idrico in Appennino (diga della Stretta delle Gazze), o dei finanziamenti regionali riservati al turismo, dirottati per la quasi totalità dei casi in Romagna, lasciando il nostro territorio a bocca asciutta.

Sono questi i temi che interessano la nostra gente, ma che evidentemente non possono essere affrontati in un consesso pubblico organizzato della rossa Provincia di Reggio Emilia. Forse perché su queste tematiche il centrosinistra è da anni latitante. Mi è sembrato quindi corretto informare, attraverso i media, la pubblica opinione di cosa siano capaci coloro che dovrebbero essere i nostri “rappresentanti” provinciali. Quali metodi biechi mettano in pratica pur di imbavagliare l’opposizione.

La gente ha capito. La sinistra sfrutta ogni evento: dalla festa di paese a quella dello sport, dalla festa del formaggio a quella dell’uva per pubblicizzarsi e autocelebrarsi, infischiandosene delle regole. Le regole le pretendono dagli altri, loro non le rispettano mai.

(Fabio Filippi)

3 COMMENTS

  1. Consiglio o coniglio?
    Quando a Castelnovo si tenne in piazza la festa della Lega parlarono, tra gli altri, l’on. Barbieri (Pdl) e un albanese. A Filippi (col quale mi trovo in sintonia assai di rado) non venne concesso di parlare. Di questo mi lamentai con Davoli. Ora, se è vero che il presidente del Consiglio provinciale ha invitato il consigliere regionale Fabio Filippi senza però permettergli di prendere la parola, ha dimostrato, a mio avviso, di non essere all’altezza di ricoprire quel ruolo istituzionale. Chissà se analoga richiesta di intervento fosse stata avanzata dalla senatrice Pignedoli? Consiglio provinciale aperto? Se manca il coraggio di dare la parola a chi la pensa diversamente è più opportuno definirlo Coniglio provinciale? Aperto? Il coniglio lo si incontra solitamente non all’APERTO ma RINTANATO… E se fosse intervenuto, semmai chiedendo la parola, Uris Cantarelli? Forse Filippi, provenendo da “destra”, avrebbe in quel caso avuto la “precedenza”.

    (Umberto Gianferrari)

  2. Lezioni di democrazia…
    …le possiamo effettivamente prendere dal nostro (per fortuna) abbastanza anziano premier. Al quale manca solo un passo (mandare le forze di polizia) per chiudere le voci di stampa dissenzienti.
    Mah, caro Filippi, quando si è davvero @Cconvinti#C si può sostenere qualunque cosa. E pensare che magari il popolino bue le beva tutte, anche se @Ctalvolta#C un po’ contrastanti tra di loro.
    Cari saluti e auguri di una brillante carriera politica.

    (Commento firmato)