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La società attuale ci spinge sempre più a porci un’essenziale domanda: “Quali sono le mie prospettive future?”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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La società attuale ci spinge sempre più a porci un'essenziale domanda: "Quali sono le mie prospettive future?". Il problema sta però nel fatto che questo quesito non è solo nella mia mente di poco più che ventenne, ma nella testa di tutti, qualsiasi sia l'età, il sesso o il reddito. Viviamo in uno Stato che non è nato come democratico ma in cui l'ottenimento di ogni singolo diritto essenziale è stato il risultato di una lotta ideologica o civile; uno Stato che sembra non avere memoria del suo passato ed incapace di sfruttare le sue potenzialità; ma, soprattutto, viviamo in uno Stato dove è realmente tutto lecito, dove la linea di confine tra il "legale" e "l'illegale" non è solo stata cancellata ma è stata calpestata, svilita, umiliata fino a rendere assurda l'idea di uno Stato dove chiunque sia davvero uguale agli altri davanti alla legge.

La nostra stessa Costituzione viene quotidianamente calpestata, svilita ed umiliata sotto i nostri occhi. "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente a garantire a sè ed alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa", recita l'art. 36 della Costituzione; "Tutti i cittadini hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure", articolo 21 Costituzione; l'articolo 9, invece, afferma che "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica".

Queste norme, appartenenti al "massimo rango" della legge ed approvate dopo una guerra, la cui fine segnava la nascita di un nuovo Paese fondato su nuovi ideali e concetti, sono sempre più qualcosa di distante dalla realtà, che non ci appartiene nè ci rappresenta più. Sta proprio qui il nucleo del problema: se la Costituzione, che dovrebbe essere la somma e la sintesi di un Paese, la sua colonna portante non rappresenta più lo stesso è evidente che il problema c'è ed è profondo perchè la sua soluzione implica un cambiamento dei paradigmi mentali a cui siamo abituati, un cambiamento di mentalità e culturale. Un Paese democratico, per definirsi realmente tale, si basa su lavoro, istruzione e ricerca, sanità, principi inviolabili ed informazione. Ma se praticamente tutti questi concetti sono stati lentamente erosi e non funzionano? Si può ritenere ancora davvero democratico questo Paese?

Forse ciò che bisogna davvero fare prima di ogni altra è ridare valore alle parole, contenuto ai concetti ed alle cose a partire dalle parole "classe", "cultura", "individualità" e "coscienza".

(Giorgia Notari)

3 COMMENTS


  1. Credo che Giorgia abbia centrato pienamante il punto. La Costituzione è la nostra memoria e di questi tempi pare che stia, per molti, diventando davvero corta. la libertà di ogni singolo individuo sta diventando – ma forse lo è già – un optional. E tutto lo dimostra. Stiamo pagando a caro prezzo i tanti silenzi-assensi. Complimenti Giorgia per aver contribuito ad interrompere questa triste catena.

    (Elisabetta Corbelli)