Eravamo in tanti a Piagnolo di Vetto, nel primo pomeriggio di ieri, per accompagnare all’ultima dimora la salma di Primo Monti, un nostro concittadino che si è fatto apprezzare per la rettitudine, la silenziosa ma concreta laboriosità, l’attaccamento al lavoro e alla famiglia.
Aveva già raggiunto da un qualche anno l’età della pensione, ma si intravedeva ancora il vigore fisico di un tempo, pur se erano subentrati problemi di salute.
Lungo il percorso che ci ha condotto alla Chiesa della frazione, e poi al locale cimitero, il freddo era pungente ma la limpidezza della giornata mostrava in tutta la loro bellezza le colline circostanti, con un ampio scorcio sulla valle dell’Enza.
Sono i luoghi che Primo Monti non ha mai voluto abbandonare, e che ha insegnato ad amare anche ai suoi tre figli, al punto che hanno scelto di abitare qui insieme alle loro famiglie. Sono un bell’esempio di attaccamento ai nostri luoghi e alle loro tradizioni.
Il carro funebre era preceduto dalla banda musicale, che ha accompagnato il feretro con note struggenti; e da una folta rappresentanza di alpini in congedo, il corpo cui Primo aveva appartenuto durante il servizio militare e al quale era rimasto sempre attaccato fino a quando la salute glielo aveva permesso.
Nella Chiesa gremita don Carlo Castellini ne ha ricordato la figura con parole sobrie ma molto coinvolgenti, e al momento della sepoltura il dolore straziante dei familiari ha commosso molti dei presenti, rimasti lì fino all’ultimo momento per onorare la memoria di un uomo semplice ma di qualità che ha saputo farsi stimare e benvolere.