Riceviamo e pubblichiamo.
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Un primo risultato importante è stato ottenuto: il governo è stato costretto a fare marcia indietro sulla norma che prevedeva il ridimensionamento della rete scolastica, una norma chiaramente lesiva per la scuola e l'autonomia delle regioni e degli enti locali. Questa è la riprova che le cose si possono cambiare, che nessun governo può rimanere impassibile di fronte alla fermezza dell’opposizione ed ad un paese che si muove e preme convinto contro i tagli indiscriminati all'istruzione italiana.
L'articolo 3 è stato completamente sostituito da un emendamento che cancella completamente la proposta precedente che tante critiche aveva suscitato soprattutto nei piccoli comuni della montagna e delle isole che di fatto avrebbero visto soppresse la gran parte delle scuole presenti sul territorio. Mentre per il prossimo anno scolastico si avrà il sostanziale mantenimento dell'attuale situazione, il risultato importante è il giusto ripristino nelle mani delle regioni e degli enti locali delle rispettive competenze, contro ad una norma che invece era altamente lesiva della loro autonomia.
Sull'università ci batteremo su una nostra proposta. Resta il grave problema degli 8 miliardi tolti ai danni dell’istruzione pubblica italiana e la preoccupazione, rispetto alla quale vigileremo, che i mancati risparmi sui tagli alle scuole e alla rete scolastica non si trasformino in rischio di nuovi tagli per altri settori della scuola pubblica. Su questo studenti, insegnanti, famiglie e parlamentari del centrosinistra non sono disposti a fare retromarcia.
(Leana Pignedoli, senatrice Pd)
Scuole per gli “altri”
La concertazione con gli enti locali era un passaggio irrinunciabile. Ricordo, a questo proposito, che la procedura di concertazione era già stata prevista dal governo Prodi, e doveva essere avviata in modo sperimentale a partire dall’anno scolastico 2008-2009. Una cosa che ancora manca, nell’emendamento, ed era invece stata prevista dal precedente governo, è la destinazione delle somme ottenute dai risparmi della razionalizzazione a favore delle amministrazioni locali, anzichè al baraccone nazionale per tamponare l’infausta scelta di abolire l’Ici sulle case dei ricchi. Questa scelta, di fatto, sposta somme di denaro sottratte al diritto allo studio dei figli di chi fatica a far quadrare il bilancio mensile, nelle capaci tasche dei ceti abbienti, che in questo modo possono prepararsi a mandare i propri figli in costose ed attrezzate scuole private. Perché è lì che questo governo vuole arrivare, un passo per volta: scuole per ricchi, e scuole per gli “altri”.
(Commento firmato)
Dubbi e chiarimenti
Gentilissima senatrice Pignedoli, vista la confusione sulla stampa e sui media, avrei il piacere sapere se i tagli sono stati fatti soltanto alla scuola pubblica od anche a quella privata. Cosa ne pensa delle faccoltà universitarie (es. Bologna, scienze politiche) occupate giorno e notte con musica a tutto volume e distribuzione di alcolici? Conseguenza sospensione delle lezioni? Siamo in uno Stato democratico, dove chi vuole studiare e rimanere al passo con i tempi di laurea non può frequentare le lezioni? E’ così che si costruisce una società progredita e democratica?
Ringrazio anticipatamente.
(Fabio Leoncelli)