L'argomento è davvero importante e, in questi giorni, al centro della cronaca reggiana. Abbiamo così pensato di rivolgere alcune domande ad Enrico Bini, presidente provinciale Cna originario del nostro territorio montano, che da tempo denuncia il problema delle infiltrazioni mafiose all'interno della nostra realtà.
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Sig. Bini, circa la denuncia da lei fatta circa le infiltrazioni mafiose nel mondo dei trasporti, quali sono i dati, come vi state comportando come associazione e cosa chiedete alle istituzioni?
I rischi non riguardano solo il comparto dei trasporti ma anche l'edilizia e, per certi versi, il commercio e i servizi. Difficile definire l'entità del fenomeno. Di certo, da dieci anni denunciamo e segnaliamo soggetti a rischio alle autorità competenti ed alle amministrazioni interessate. Denunce circostanziate con nomi e cognomi delle aziende coinvolte. Come associazione da dieci anni facciamo anche un lavoro di sensibilizzazione verso le amministrazioni pubbliche e i cittadini per spiegare la situazione e il pericolo che stiamo correndo nel lasciar proliferare questi fenomeni ai quali non siamo abituati.
Dalle istituzioni ci aspettiamo che facciano il loro dovere: le infiltrazioni criminali non si sconfiggono solo militarizzando un territorio ma creando la coscienza e la consapevolezza da parte dei cittadini. Bisogna che la logica del risparmio non sia sempre preponderante rispetto ad altre logiche. Vorremmo che chi dà da lavorare a questa gente non lo facesse più, perchè in un tessuto sociale sano non è importante solo il prezzo; è molto più importante il rispetto delle regole. Da sempre sosteniamo che la committenza ha una responsabilità fortissima in questo senso.
Come sta incidendo la crisi anche nel mondo del trasporto, nel reggiano e anche in montagna?
Il settore del trasporto è profondamente in crisi sia in pianura che in montagna. Crisi che si è accentuata con l'impennata del prezzo dei carburanti e con la riduzione sistematica delle tariffe. Oggi le imprese sono ad un bivio: o chiudono o si adeguano ai loro concorrenti e viaggiano nel non rispetto delle regole. Per come sono fatti i nostri imprenditori, penso che opteranno più per la chiusura. E questo va evitato. Queste imprese vanno aiutate a continuare a lavorare rispettando le regole.
Oltre alla denuncia pubblica di un fatto di cui già si parlava, come intendete procedere?
La denuncia che abbiamo fatto è un grido di allarme. E' una denuncia di disagio e solitudine da parte di chi si espone segnalando e denunciando. Da dieci anni aspettiamo risultati che ancora oggi non vediamo. E intanto le piccole imprese fanno sempre più fatica a stare sul mercato.
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Pezzi correlati:
- Infiltrazioni mafiose sul territorio reggiano? (29 ottobre 2008)
- Mafia nel reggiano / Arriva un'interpellanza per la Regione (31 ottobre 2008)
Materia del contendere
Caro “compagno di scuola”, il parallelo CASO MATERIA/CASO INFILTRAZIONI MAFIOSE continuo a ritenere sia pienamente calzante e le tue dichiarazioni da collocarsi in un’ottica che integra e va a completare, affinandole, quelle di Sonia Alfano. Dello stesso avviso, oggi, sul @CGiornale di Reggio#C (pag. 4), l’on. Maino Marchi. Voce ben più autorevole della mia. Invito te e i lettori di @CRedacon#C a prenderne visione.
(Umberto Gianferrari)
Auguri a tutti noi
Nel fare gli auguri a Bini, che si espone di persona, li voglio fare, indirettamente, a tutta la nostra comunità, perchè non si trovi, tra un po’ di tempo, a fare i conti con un problema divenuto nel frattempo irrisolvibile e strutturale. Perchè… là dove sono i soldi sarà anche la mafia. E l’allentamento delle relazioni sociali, l’individualismo, la delega sono i suoi migliori alleati.
(Commento firmato)