L'Himalaya, si sa, è un coacervo di persone, nazionaltà, lingue. Mentre uno scende l'altro sale, mentre uno esulta per l'obiettivo raggiunto l'altro purtroppo sulla maestosa catena montuosa asiatica ci rimane per sempre... E' un po' la metafora della vita, se vogliamo.
Per venire a bomba, l'Himalaya, in questo periodo, è affollato, in particolare, di reggiani. In questi giorni - dopo la spedizione, da noi seguita con costanza, dei Silvetti, Campani, Corsini, Sassatelli e Sivelli, diretta al Cho Oyu, che con grande ragionevolezza è stato lasciato e magari rimandato ad altra occasione - un altro nostro conterraneo ha operato e, sia pure, come racconta lui stesso, con grande fatica, ha raggiunto una vetta. Si tratta dell'Island Peak, detto anche Imja Tse, a quota 6189 m. Non un gigante, se vogliamo, dati gli ottomila che lo circondano. Ma è come dare del nano ad un rispettabile omino di 1,85 confuso tra cestisti...
Francesco, la cui avventura è raccontata nello stesso blog che ha raccolto il diario del tentativo al Cho Oyu, era sul punto di abbandonare: troppa la fatica, troppo scarso l'ossigeno...
Ma la forza di volontà e l'aiuto dei suoi compagni gli hanno dato la carica necessaria. Ed è stato premiato: "Giungo in vetta poco dopo Marek, ci abbracciamo in lacrime per la fatica e l'emozione... ".
Vi lasciamo alla lettura della pagina.
Un bravo a Francesco.