Marino Rivoli, consigliere di Collagna e della Comunità montana, ci invia il contributo che segue, che pubblichiamo integralmente.
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Con la presente intendevo fare alcune considerazioni in merito all’articolo sulla cerva cacciata di frodo e finita in tavola con la polenta.
Innanzitutto volevo rendere noto che il sottoscritto, in qualità di consigliere della Comunità montana, chiederà pure all’Ente stesso di costituirsi parte civile in merito a questa triste vicenda; nell’ultima seduta del Consiglio comunitario la stessa ha approvato ad unanimità un ordine del giorno contro il bracconaggio presentato dal sottoscritto e poi, in collaborazione con validi componenti della maggioranza, arricchito con diverse prese di posizione a favore degli agricoltori.
Non sono certamente d’accordo con il lettore che definisce la “caccia inutile”, sono convinto che l’attività venatoria sia importantissima nel contesto della gestione della fauna, a maggior ragione per le diverse specie di ungulati che popolano i nostri splendidi territori. È doveroso ricordare il lavoro di gestione della stessa durante tutto l’arco dell’anno dai censimenti, ai ripristini ambientali, dalla pulizia di strade ormai fatiscenti per permettere il passaggio di mezzi agricoli, alla protezione delle colture in collaborazione con gli agricoltori, alla pulizia di fontane sperdute utili a tutti gli animali selvatici, semine a perdere ed eventuali foraggiamenti.
Credo che spesso si parli a vanvera e si dica cosa non corrette quando si parla di attività venatoria e troppo spesso da parte di persone che sono a priori contro la caccia riceviamo critiche anche quando, come in questo caso, non c’entriamo nulla in quanto colui che ha abbattuto una cerva e poi l'ha mangiata con la polenta non è un cacciatore ma a mio avviso è a tutti gli effetti un bracconiere e va trattato come tale.
Volevo fare una premessa, per poi rispondere ad un altro argomento citato in più commenti, in riguardo al comportamento di coloro che partecipano alla gestione dei piani di prelievo in forma selettiva agli ungulati presenti nel nostro territorio: il capriolo, il daino ed il muflone.
Nel corso degli ultimi anni se non ricordo male i selecacciatori hanno fatto dei censimenti da punto fisso avvalorando gli stessi con altre forme di censimento; i tecnici faunistici preposti hanno inviato il tutto all’I.N.F.S., ente preposto per determinare i piani selettivi, e la Provincia, probabilmente con giudizio viziato da persone anti-caccia a priori, proprio come i firmatari di alcuni commenti, ha decurtato gli stessi. Gli anti-caccia, contenti del risultato, non hanno a mio avviso capito che così facendo si incrementava troppo la densità degli ungulati sul territorio provocando un indebolimento degli stessi e l’affiorare di certe patologie comuni in territori fortemente popolati da ungulati, un aumento dei danni alle coltivazioni agricole e alla flora e un aumento rilevante degli incidenti stradali provocati da ungulati.
Mi auguro che gli sbagli fatti con i caprioli non vengano ripetuti anche con la specie del cervo, in quanto a mio avviso vi erano già le condizioni per effettuare prelievi selettivi.
L’argomento citato da più lettori è quello della “carne” di animali selvatici che viene cucinata nei ristoranti locali, nei quali credo senza la certificazione di un Ausl non sia previsto dalle legislazioni in merito.
Proprio a questo punto bisognerebbe a mio avviso lavorare con vari controlli affinché alcune persone, che non hanno niente a che fare con i cacciatori, la smettano di bracconare ungulati e venderli ai ristoranti con lauti guadagni facendo in modo e maniera che invece quella “carne” proveniente da attività di prelievo selettivo regolarmente autorizzato, per coloro che lo riterranno opportuno, non certo il mio caso, possa essere piazzata nei ristoranti del posto dopo le previe autorizzazioni sanitarie previste dalla legislazione vigente.
In questo modo, visto e considerato gli scarsi e precari investimenti nella vigilanza venatoria, si ridurrebbe notevolmente il bracconaggio agli ungulati andando incontro a coloro che durante l’arco dell’anno fanno una corretta gestione venatoria. Invito i signori che sono a priori contro la caccia a conoscere le numerose attività che nell’arco dell’anno si fanno per una corretta gestione venatoria con tanti sacrifici e buona volontà.
Concludendo, mi domando che senso ha continuare a polemizzare se l’attività venatoria sia o meno uno sport? L’importante è che sia consentita dalle legislazioni vigenti. Praticarla o meno dipende dalla libera scelta di ognuno di noi, ma sia chiaro coloro che la praticano e rispettano le leggi in materia non sono assolutamente dei delinquenti.
(Marino Rivoli)
Tutti un po’ bracconieri
Carissimo Marino, concordo con il tuo intervento, a mio avviso ben argomentato. Però vorrei che questi argomenti non venissero alla luce “solo” quando si sente parlare di polenta e cervo. Tutti noi siamo consapevoli che la piaga del bracconaggio esiste nel nostro territorio. Purtroppo, come tu sottolinei, troppo pochi controlli e poca volontà “nostra” di debellare questa piaga. Tempo fa proposi, essendo io oltre che cacciatore anche guardia ecologica, di istituire delle vigilanze, utilizzando cacciatori volontari: il tutto è caduto nel vuoto. Forse che non vi è la volontà? Certamente la risposta non è nel mio bagaglio; sta di fatto però che si continua a bracconare. Oltretutto, essendo selettore, sono anni che sostengo che la deregolamentazione in materia di caccia selettiva ha portato tutti ad essere un po’ bracconieri. Sei a conoscenza del fatto che nell’annata 2008/2008 anche gli esterni “equipollenti” non hanno bisogno di avere l’accompagnatatore? E’ sparito l’obbligo di segnalare lo sparo, di chiamare il cane, di segnalare al capo distretto quanto accaduto. Così facendo abbiamo buttato al vento quelle regole che ci davano un obiettivo, la “SERIETA'”; quelle regole che sono sacrosante nelle ALPI, zone vocate da decenni alla caccia di selezione. Si parla di bracconaggio, ma non è forse bracconiere quel cacciatore “selettore” che spara ad un capriolo che poi pensa: l’ho sbagliato, non vado neanche a vedere, tanto non devo avvertire nessuno, oppure fa una verifica sommaria segna tre colpi sbagliati!!! Poi il sottoscritto due giorni dopo, andando a caccia alla lepre, trova un capriolo con due fucilate. L’accaduto è stato da me segnalato alla Provincia.
Caro Marino, come tu sai, spero molto nel cambiamento della nostra Atc, nella speranza che torni un’ETICA nella gestione venatoria e nel territorio, con trasparenza e regole certe per tutti. Possiamo noi essere le guardie di noi stessi? La risposta è NO!!!
(Roberto Malvolti, [email protected])