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Parmigiano Reggiano: “Prezzo minimo sotto il quale non si vende”

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La Confcooperative e le sue latterie sociali non sono disposte ad attendere, senza agire, la dichiarazione dello stato di crisi e gli esiti delle azioni avviate nelle sedi istituzionali sulla crisi del Parmigiano-Reggiano. E’ infatti una cooperazione che parte in attacco (e che dice: “o ci aiutiamo da soli o l’aiuto di altri soggetti non basterà”), quella che è stata protagonista delle assemblee convocate dalla centrale cooperativa a Reggio e a Castelnovo ne’ Monti proprio per definire un piano di azioni immediate per superare la crisi ed assicurare nel tempo maggiori certezze al settore.

E il primo versante d’azione – in un programma di lavoro imperniato in gran parte proprio sugli impegni diretti che chiamano in causa le imprese – è quello dei prezzi. “E’ necessario partire al più presto – è stato detto nel corso delle assemblee – con la definizione di un prezzo minimo al di sotto del quale le strutture di trasformazione si impegnano a non vendere il prodotto: una misura difficile, impegnativa per aziende duramente provate finanziariamente dalla lunga crisi, ma la prima in grado di arrestare quella continua erosione delle quotazioni che da dieci mesi non conosce soste e il cui perdurare sancirebbe la fine del sistema lattiero-caseario legato al Parmigiano-Reggiano”.

Un vero e proprio “cartello”, in sostanza, che richiede una forte unità (“a che serve sostenere le azioni di un Consorzio cui tutti aderiscono se poi ogni caseificio è una repubblica a sé?”, è la domanda emersa chiara dalle assemblee) e non è dissimile da ciò che si riscontra da tempo nella commercializzazione, laddove i primi cinque operatori all’ingrosso hanno in mano il 49% del prodotto commercializzato e la GDO detiene una quota dell’80% sulle vendite al consumo.

Un’assunzione di responsabilità e di impegni ai quali Confcooperative e le sue latterie chiedono l’immediato affiancamento di un intervento da parte del ministero sull’autorità antitrust, così da sospendere per tre anni gli attuali regimi (“lesivi della dignità di chi produce”, è stato detto) e consentire ai produttori di organizzare l’offerta esattamente come è organizzata la domanda, che concentra quantità e, conseguentemente, un potere contrattuale che, di fatto, mette in concorrenza – al ribasso – i caseifici.

Dalle latterie della Confcooperative partono però anche altre azioni e sollecitazioni, che saranno affinate e integrate da un “comitato di crisi” all’interno del quale l’obiettivo è di far confluire i rappresentanti di tutte le realtà del comprensorio. Già assunto, intanto, l’orientamento ad una grande manifestazione qualora
dal ministero non giungessero in tempi rapidi (10 giorni) risposte correlate alla gravità della crisi e adeguate rispetto alle richieste presentate dal Consorzio di tutela e dagli amministratori locali, con il contemporaneo immediato avvio di confronti con commercianti e mondo della distribuzione.

In discussione, tra l’altro, le vendite sottocosto e quelle promozionali (le prime inaccessibili al Parmigiano-Reggiano in quanto prodotto non deperibile, le seconde perché dovrebbero basarsi su prezzi di vendita correlati a quelli di acquisto, mentre il 50% dell’offerta in realtà avviene sottocosto per sfruttare il potere di attrazione del Parmigiano-Reggiano), ma anche gli interventi di Stato: per togliere quote di prodotto dal mercato – sottolinea la Confcooperative – va coinvolta l’Aima (che fissa un prezzo di ritiro) e non solo l’Agea (aiuti agli indigenti), il cui obbligo ad acquistare il prodotto di minor costo esclude, di fatto, il Parmigiano-Reggiano,
favorendo altri formaggi che non vivono lo stato di crisi della nostra Dop (prezzi di produzione da 7,93 a 8,43 euro/kg e quotazioni da 7 a 7,20 euro/kg)”.

E tra richieste, determinazione a portare la crisi nelle piazze e azioni dirette e senza precedenti sul fronte dei prezzi, dalle latterie di Confcooperative parte anche un forte appello all’unità tra caseifici, associazioni, Consorzio e soggetti istituzionali, con in primo piano proprio la coesione tra produttori: “noi per primi –
è stato detto – possiamo e dobbiamo darci ossigeno”.