Ho partecipato alla conferenza stampa indetta dalla senatrice Pignedoli sulla SS 63 ed è stato importante poter avere un quadro complessivo della situazione anche grazie alla presenza della Presidente Masini, del sindaco Del Rio e dei sindaci dei comuni attraversati dalla strada.
100 milioni di euro rappresentano il più grosso investimento su questo asse dai tempi della realizzazione delle gallerie!
Se tutto quanto programmato verrà realizzato si risolveranno alcuni nodi nel tratto tra Reggio e Castelnovo, ma rimane tutto quanto irrisolto il problema del tratto più montano da Castelnovo ad Aulla.
Sì, proprio Aulla, perché quel che non si riesce a far passare davvero è il concetto che la SS 63 NON E’ UNA STRADA PROVINCIALE, MA UNA STRADA STATALE che collega il sistema autostradale della pianura padana a quello ligure-tirrenico, la pianura al mar Tirreno.
Concepita alla fine del settecento in epoca napoleonica e mantenuta fino all’unità d’Italia come strada militare, passata recentemente attraverso una valutazione che l’ha considerata come strada di interesse nazionale o comunque interregionale e quindi non regionalizzata, come avvenuto per tante altre strade già di competenza ANAS, la SS 63 ha ancora un ruolo che non sia soltanto di viabilità locale?
Se non diamo una risposta precisa a questo interrogativo, risposta che deve essere chiaramente condivisa ai diversi livelli di governo, diventa difficile pianificare qualsiasi intervento di razionalizzazione.
In un quadro regionale che pone questo territorio in una posizione mediana tra due grandi vie di comunicazione veloce come l’Autostrada del Sole e la Parma-La Spezia, con l’aggiunta della ferrovia Parma-Pontremoli, può la SS 63 ritagliarsi un ruolo che non sia solo quello della viabilità locale nord-sud della provincia di Reggio Emilia e, specularmente per il versante toscano, del collegamento locale Aulla-crinale appenninico?
E’ evidente come la risposta a queste domande cambi la prospettiva della pianificazione e delle competenze, poiché se il ruolo della SS 63 fosse solo quello della viabilità locale allora sarebbe opportuno “snazionalizzarla” per fare chiarezza sulle competenze.
Se invece si concordasse su un ruolo di strada interregionale, di collegamento veloce, ma non autostradale, tra l’asse padano di grande comunicazione est-ovest (via Emilia, autostrada e ferrovia MI-BO, ecc.) e i mari Ligure e Tirreno, di messa in relazione dei territori di montagna di alta valenza ambientale del parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano con il Parco delle Cinqueterrre e con l’areale di grande valenza turistica delle città d’arte toscane, allora occorrerà agire di conseguenza pianificando interventi adeguati alle necessità.
Personalmente credo che la SS 63 debba essere ancora considerata una strada di importanza almeno interregionale, ancora di più oggi con il Parco Nazionale, per una circolazione veloce di mezzi leggeri tra la pianura padana ed i mari Ligure e Tirreno e che pertanto debba rimanere di competenza statale.
E’ quindi necessario un progetto complessivo da Reggio Emilia ad Aulla, che sia realizzabile per tratti funzionali e soprattutto che sia condiviso dalla gente e dalle pubbliche amministrazioni in modo ampio per potere essere influenti sulla destinazione dei finanziamenti, ben sapendo che i tempi non saranno brevi, ma avendo chiaro l’obiettivo da raggiungere.
Ora si sta lavorando su un tratto cruciale quale è quello dell’accesso sud a Reggio Emilia per l’impegno del Comune di Reggio (che aveva per diversi decenni trascurato questo accesso) e della Provincia di Reggio Emilia, ma occorre andare oltre, è necessario dare corpo e sostanza a quella scelta fondamentale del PTCP ancora vigente (e che speriamo sia confermato in quello nuovo in via di approvazione) che tendeva a spostare l’asse di sviluppo della nostra provincia da quello, da sempre perseguito, est-ovest, a quello nord-sud.
Devo anche dire che la buona notizia che il tanto sospirato finanziamento per la Bocco-Canala è finalmente realtà e che già il prossimo anno potrebbero partire i lavori ci conforta, non tanto per i benefici dell’intervento in sé, che sono quantificabili in pochi minuti risparmiati, ma perché lo vogliamo interpretare come un risveglio di interesse per il futuro di questa strada.
Certamente maggiori, in termini di tempi e sicurezza di percorrenza, saranno quelli derivanti dai lavori in corso per l’accesso a Reggio che, negli orari di punta è ormai classificabile come una “operation impossible”.
Occorre però cominciare a dare qualche segnale anche a monte, intanto pretendendo da ANAS almeno una manutenzione ordinaria decente, poi cominciando a definire una volta per tutte la progettazione di massima condividendola con la gente e con le pubbliche amministrazioni.
Qualcosa è stato fatto in questa direzione dalla Provincia, ma la discussione, la condivisione e la pubblicizzazione di quanto già esiste non è stata certamente sufficiente.
Credo anche che sia necessario riprendere i contatti col versante toscano (ricordo che il documento sulla SS 63 sottoscritto con la Provincia di Massa il prossimo febbraio compirà dieci anni!) per dare a tutto il progetto un senso compiuto e fargli acquisire maggiore forza contrattuale.
Ribadisco che mi interessa soprattutto discutere e, se possibile, condividere, la risposta alla domanda: quale ruolo per la SS 63 nel secolo appena iniziato?
(Pietro Ferrari)
Concordo in pieno
Condivido pienamente quanto scritto da Ferrari. La risposta al quesito che pone è ovviamente implicita nel fatto che la SS 63 è rimasta l’unica stada statale che attraversa da nord a sud la nostra provincia. Infatti una strada per essere dichiarata statale deve collegare almeno due Regioni. Il problema quindi si pone a livello di volontà politica dello Stato e per quanto di loro competenza delle istituzioni locali. Il progetto di massima che la Provincia di Reggio Emilia ha predisposto per il tratto Castelnovo ne’ Monti-Collagna dimostra che l’ottica cui guarda la Provincia non è interregionale ma di tipo provinciale. Non si può spiegare diversamente il fatto che a giustificazione di una progettazione insensata (in un’ottica interregionale) si adduca il fatto di mantenere la “socialità” dei territori di Ramiseto e Busana. Un’ottica più che PROVINCIALE!
(Claudio Bucci)
E’ tutto deciso
Caro Pietro, ti informo che i comuni del crinale hanno adottato il nuovo Psc nel quale è stata inserita la nuova SS 63 con caratteristiche di strada certamente non di collegamento tra la pianura ed il mare. I punti forti e le parole chiave del progetto sono: favorire la socialità tra i paesi e stralci funzionali (andrebbero bene anche solo stralci, pur di fare qualcosa).
Risultato: una nuova strada che non sarà mai realizzata (visti i costi) ed in caso affermativo che non risolverà nulla, non avendo caratteristiche tali da favorire nuovi insediamenti artigianali ed altro, nel crinale.
Chiaramente l’ipotesi di fondovalle Secchia è stata definitivamente cestinata.
Ricordo che questa idea di sviluppo del crinale è stata un punto programmatico di unione tra forze politiche della passata legislatura locale e da sempre caldeggiata dai “centristi” (che oggi non saprei come chiamare). A tal proposito mi piacerebbe sapere se hanno cambiato idea, perchè, se così non è, mi chiedo se interessano loro esclusivamente cariche pubbliche o…
Ti consiglio di cercare l’articolo apparso in prima pagina sul quotidiano “Alto Adige”
del 28/08/2008 e proporlo agli amministratori che hanno adottato il nuovo Psc dell’Unione dei comuni del crinale. Per costruire un futuro ai nostri figli occorrono strumenti e regole con prospettive di sviluppo; purtroppo sul tavolo ci sono soltanto chiacchiere.
Cordialmente saluto.
(Fabio Leoncelli)
A proposito di Bocco-Canale
Vorrei soltanto ricordare che il tratto Bocco-Canala che andrà a sostituire il passaggio nell’abitato del Bocco è di un solo km, quindi la differenza che percepirà il pendolare che ogni giorno si reca al lavoro passando da questa località sarà minima. Voglio ricordare che in quel punto si incontrano il chilometraggio vecchio con quello nuovo, che sulla carta fanno qualche chilometro di differenza, e quindi per chi legge sulla carta non è immediato capire la lunghezza reale del tratto interessato.
Oltre a questo tratto che si farà, dobbiamo spingere le autorità e chi ci governa a mettere mano ad un progetto che tolga il tratto più pericoloso, che è dal Bocco alla Bettola, dove veramente ci si trova fermi ogni giorno ed i camion mettono in pericolo chi si trova a guidare in quel tratto di strada: le curve sono troppe e la strada risulta stretta e con poca visibilità. Ho scritto anche su @CTuttomontagna#C l’anno scorso: il futuro dell’economia montana sono le infrastrutture come la ss63. Non dobbiamo nascondere o far finta di non capire che nei confronti delle aree pianeggianti noi abbiamo un grande svantaggio, che è una strada inadeguata a sostenere un’economia competitiva ed ad incoraggiare l’imprenditoria montana ad investire qui nel nostro territorio!!! Concludendo dico “bene per questi 100 milioni” ma spero che per vederne altri non debbano passare altri 17 anni come per la Bocco-Canala!!!
(Nazzareno Carboni)
E il traforo?
Mi sembra strano che nessuno abbia ancora riproposto l’ipotesi del traforo nel Cerreto! Che le mie preghiere siano state ascoltate??
(Mattia Rontevroli)
—–
@CGentile Mattia, il traforo c’è eccome nel progetto della Provincia. Basta cercare sul suo sito istituzionale (@Lhttp://www.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=701&IDSezione=5330&ID=221594@=vedi#L).
(red)#C
E’ uno scandalo che ci sian persone che ancora oggi credono che le strade non siano un elemento fondamentale per l’economia. Castelnovo dista 67 km da Aulla, tempo medio 1h30m. Le province limitrofe si son svegliate 30-40 anni fa; noi abbiamo ancora gente che preferisce circolare su strade che in certi tratti son state tracciate per i muli. Come in tutti paesi con sbocco al mare la vera autostrada è l’acqua, perchè più economica; ignorare l’evidente mi sembra ipocrita e anche molto anti-ambientale. Mi chiedo perchè gli automobilisti per andare a Reggio passano per le gallerie: eppure il vecchio tracciato è sempre aperto.
(Cesare Romei)
E il tratto Castelnovo-passo del Cerreto?
I miglioramenti sulla strada statale 63 a mio avviso non si devono limitare solo al tratto Reggio Emilia-Castelnovo ne’ Monti. Speriamo che si intervenga presto anche su Castelnovo-Cerreto. L’intervento oggi è più urgente visto anche nell’ottica PARCO NAZIONALE. Speriamo che qualche politico lo capisca…
(Commento firmato)
Vi ringrazio per l’informazione, anche se mi ha rovinato un po’ la giornata… Ma come mai non ne hanno parlato apertamente?? Il traforo del Cerreto sarà la mazzata finale per la nostra montagna. Siamo alle solite: invece di creare il lavoro qui in montagna si cerca sempre di spostare la gente a lavorare altrove. Io sono favorevole all’ammodernamento della statale 63 da Reggio alla montagna ma farò di tutto perchè si abbandoni un’idea tanto stupida che taglierà completamente fuori i nostri paesi, che ci porterà un sacco di inquinamento (i Tir faranno avanti e indietro da Reggio ad Aulla) e porterà criminalità perchè saremo più raggiungibili. Comunque di tempo per opporci ne abbiamo PARECCHIO… Conosco tante persone di Fivizzano che hanno aziende biologiche che negli ultimi anni stanno dando lavoro a diverse persone, conosco il loro amore per la natura e il mangiare sano. Saranno contenti di vedersi trapanare il proprio paese?? Secondo me no.
(Mattia Rontevroli)
All’alba delle auto volanti
Mi esprimo rispetto il traforo del Cerreto, un disastro tipicamente italiano: un enorme cantiere interminabile che produrrà spreco di enormi quantità di denaro e si vedrà concluso, forse, all’alba della auto volanti(!). Non tralasciando i disastri ambientali che arrecherà la domanda è: serve davvero sprecare tanto denaro in opere così di dubbia efficacia? Non so voi, ma la cosa mi fa pensare al ponte sullo stretto di Messina… Ritengo opportuno dire che se l’opera proseguirà con questo intento i cittadini che come me e Mattia si opporranno non sono pochi: ci si pensi bene prima di fare un avanzamento dispendioso che arrecherà solo un arretramento economico e ingenti danni alla montagna.
(Agostino Giovannini, referente Italia dei Valori della montagna reggiana)
Freni…
…e anche ben inchiodati. Sì, perchè voi tutti che vi opponete ad un certo sviluppo viario della nostra montagna non potrete certo avere dei grossi consensi. Ha proprio ragione Cesare nel suo post, non possiamo fermarci qui… Il mondo corre veloce e anche noi, per non stare a guardare, siamo già troppo indietro rispetto alle province vicine. Le auto aumenteranno, come anche la popolazione, si spera. Il turismo aumenterà, si spera. E noi? Discutiamo su una migliore viabilità: “questo non si può fare, questo no perchè è biologico… “. Ma dai! Svegliamoci un pochino e non “freniamo” troppo sul nostro futuro, anche perchè la situazione che ci troviamo ora sarà sicuramente stata “frenata” da qualcun altro.
(Stefano)
Che scenario apocalittico
Che scenario apocalittico, il traforo sarebbe poco più lungo della galleria del seminario. Mi rammarica che una formazione politica nuova, pulita, parli per slogan preconcetti senza documentasi e proponendo il nulla. La democrazia è l’arte del compromesso, l’immobilismo è uno dei peggior nemici della democrazia.
(Cesare Romei)
Realismo
Siamo realisti. Parliamo del traforo del Cerreto senza avere i soldi e senza che si sappia nulla circa la definitiva possibilità di vedere la bretella di Rivalta e il 2° stralcio di Puianello. Stasera dal Bocco a Reggio erano necessari ben 45 minuti!!!!!! I problemi non sono solo le curve, ma il traffico e le varianti permetterebbero di disperderlo.
Meditate.
(Massimo Romei)
Il sesso degli angeli
Discutere del traforo del Cerreto è come scervellarsi sul sesso degli angeli: del tutto inutile. Visti i costi non verrà mai realizzato: siamo in clima pre-elettorale, tutto qua. Meglio, molto meglio interventi di razionalizzazione del tratto Castelnovo Ne’ Monti-valico del Cerreto e dei collegamenti alla SS63, specialmente dai comuni di Ligonchio e Ramiseto. Ma nemmeno questi verrano realizzati, per il motivo più semplice del mondo: pochi voti quindi TOTALE MANCANZA DI VOLONTA’ POLITICA nell’agire in questo senso.
Grazie dell’attenzione.
(Riccardo Bigoi, Ligonchio)
Perchè non dialogare sulla viabilità?
Con Mattia Rontevroli e con Agostino Giovannini sarebbe interessante dialogare nel senso di essere reciprocamente disponibili a cambiare le proprie idee. Io baso la mia convinzione di una SS 63 scorrevole tra Reggio e Aulla (non penso certo ad una autostrada) su alcune considerazioni principali:
1) è interesse generale che anche il territorio del crinale sia “vivo”;
2) il crinale appenninico per essere vivo e salvaguardato necessita della presenza di nuclei familiari, in età attiva, stabili;
3) portare le industrie nel crinale sarebbe sbagliato oltrechè irrealistico;
4) la vera “industria”, non solo compatibile ma utile e necessaria per il crinale, è la MANUTENZIONE PERMANENTE del territorio (strade interpoderali, sentieri, boschi, prati, corsi d’acqua, ecc.), che, se “permanente”, occuperebbe una buona parte di forza lavoro (questo a mio avviso dovrebbe essere “motore” il Parco nazionale);
5) le industrie grandi e medie localizzate lungo i fondovalle e sulla pedemontana occorre renderle raggiungibili in tempi ragionevoli con scorrevolezza e sicurezza in modo che sia compatibile vivere con la famiglia sul crinale e raggiungere giornalmente il luogo di lavoro;
6) il territorio del crinale appenninico nei due versanti è stato considerato meritevole della qualifica di Parco nazionale perchè ha in sè valori storici, ambientali e naturalistici di pregio; sarebbe intelligente rendere questi territori raggiungibili nel modo più celere e comodo possibile.
Da queste condiderazioni principali traggo la convinzione che un sistema viario moderno per quanto riguarda la strada di valenza statale, la 63, e quelle di valenza provinciale, le fondovalli Secchia ed Enza, sia fondamentale. Resto in attesa di valutare senza pregiudizi idee opposte.
(Claudio Bucci)
Basta soldi in pianura, adesso devono essere spesi in montagna
Di soldi per le strade in pianura NE SONO STATI SPESI ABBASTANZA, ora diamo priorità alla montagna e finiamo di completare questa benedetta statale 63.
(Commento firmato)
Progetto negativo, secondo me
La democrazia è un governo del popolo; un popolo che decide e demanda ai propri rappresentanti di espletare quanto deciso assieme. Non parlo per slogan o preconcetti, trovo realmente un progetto, come il traforo del Cerreto, altamente negativo sia dal punto di vista pratico (troppo costoso, troppo a lunga scadenza, troppe le altre priorità che da anni vengono tralasciate… ecc) che dal punto di vista ambientale ed economico, in una montagna che detiene una natura molto ricca e importante per la produttività. Provate ad (esempio) immaginare lo smog dei mezzi pesanti aumentati dal traforo, nella montagna: i prodotti BIOLOGICI sarebbero ancora ben commerciabili o perderebbero buona parte della loro consistenza? Invece che correre con tanta ansia addietro un ammodernamento “a tutti i costi” io rifletterei meglio sul rapporto costo-beneficio (e tempi) e sulle molteplici alternative fruibili.
D’altro canto mi rassicura leggere che per l’eccessivo costo altri prevedono che non si proseguirà; spero invero che si visionino meglio le alternative per rilanciare la nostra montagna, invece che distruggerla con progetti altamente dubbi.
Infine mi rendo disponibile, con chiunque lo desideri, a discutere a quattr’occhi di viabilità e di ogni altro problema che attanaglia le nostre terre. Non sono per il NO a tutti i costi, sono per le discussioni costruttive, per la riflessione e anche (perché no) la correzione delle idee se si verificano davvero infondate o erronee.
Cordialmente.
(Agostino Giovannini, referente Italia dei Valori montagna reggiana)
Dunque: facciamo chiarezza
Forse qualcuno non ha capito cosa intendo. Per prima cosa sono superfavorevole ad un ammodernamento della statale 63 da Reggio al Cerreto, ci mancherebbe altro! Si spenderebbero molti meno soldi migliorando quello che già abbiamo che forare il Cerreto, la terra smossa magari la portiamo a casa di Romei… (scherzo). Caro Cesare Romei, qui sono anni che si propone il nulla, forse non sa che i soldi stanziati dal precedente governo non hanno in previsione nessun traforo del Cerreto! Oggi mi sono informato per bene e i 67 milioni di euro sono previsti per il tratto Reggio Emilia-Cerreto Alpi. Un traforo del genere comporterebbe da solo, contando che è completamente da costruire, 80 milioni di euro: chi li paga? Se tu sei così d’accordo inizia a chiedere un mutuo con tutti quelli che secondo te sono propensi all’opera e vediamo quanti consensi troverai.
A Stefano posso solo dire che so benissimo che il mondo corre veloce, ti basterebbe passare qualche giorno in città per capire quanto sono contenti i cittadini che vi abitano, che alla domenica si fanno 4 ore di coda per andare 2 ore a vedere un lago marcio. Non so quale sia la tua idea di miglioramento delle cose, io di certo non voglio fare la “cavalletta”. Su una cosa ti dò ragione: in Italia dopo Chernobyl i verdi hanno bloccato tutto con dei no: no all’eolico perchè deturpava il paesaggio, no al geotermico perchè il colore dei tubi in acciaio stava male col colore dell’erba, ecc. ecc. Così adesso ci troviamo trent’anni indietro rispetto ad altri paesi come Germania, Francia, Svezia ecc… Inoltre ti ricordo che la Comunità europea si è data l’obiettivo di diminuire del 30% le centrali nucleari entro il 2020; noi inizieremo a farle tra poco e saranno pronte tra 20 anni; fai te che sperpero di soldi, sempre e comunque nostri. Un esempio: i nostri nonni e in parte i nostri padri hanno pagato le opere pubbliche come le autostrade che ad un certo punto sono diventate private, che novità! E i soldi che i cittadini hanno dato? Prova a chiederglieli al casellante… Allora, dato che per quanto mi riguarda incomincio ad averne piene le pelotas di queste truffe italiane incomincio a guardarmi bene nel prendere con entusiasmo delle boiate del genere. Abbiamo la fortuna di avere delle grandi potenzialità come il Parco nazionale. Il problema è che le risorse che abbiamo sono gestite in maniera pessima. Siamo in Italia e potremmo vendere l’aria fritta, invece continuiamo a farci mangiare soldi e a noi rimane il calcestruzzo…
Concordo con Claudio Bucci, a parte il punto 5. Non penso che servano industrie, la manna delle industrie è finita, in Italia tra le poche cose che hanno avuto un incremento c’è tutto quello che è biologico. Ma, porca vacca, è possibile che nelle altri regioni riescono a campare e a dare VERAMENTE lavoro con i propri prodotti e noi no? QUESTO E’ DAVVERO ESSERE INCHIODATI, QUESTO E’ IL VERO IMMOBILISMO, IL NOSTRO CHIODO DA BARA E’ IL MALFUNZIONAMENTO DELLE NOSTRE RISORSE, RISORSE CHE NON HANNO MAI NEANCHE INIZIATO AD ESSERE EFFICIENTI.
Saluto tutti con un po’ di nervoso che ora mi assale. Buona serata!
(Mattia Rontevroli)
Gli antichi romani costruivano le strade
Ricordo che i romani già più di 2000 anni fa costruivano strade, acquedotti, ecc. E hanno portato la civiltà nel mondo. Le strade uniscono e portano sviluppo, l’immobilismo no, solo miseria e arretratezza.
(Commento firmato)
La terra delle gallerie costruite si poteva usare per eliminare quell’indecorosa curva nei pressi di Pignedolo con l’aggiunta di qualche tubo. Non voglio innescare altre polemiche, ma ricordo che un camion percorre con un litro di gasolio dai 2 ai 3 km; se gli si agevola la viabilità lui arriverà prima e forse avrà percorso qualche km in meno inquinando certamemente non di più.
(Cesare Romei)
Non siamo degni di risposte
A molte persone comuni residenti nella montagna vengono dubbi e stimoli per proposte costruttive, ma mi chiedo: non siamo degni nemmeno di un cenno di risposta o controproposta da parte degli amministratori? E’ molto chiaro, siamo su due pianeti diversi, vedrete comunque che a promavera ci sarà il risveglio dal letargo di cinque anni.
Saluti a tutti.
(Fabio Leoncelli)
Romani e strade
E’ vero, i Romani hanno fatto strade e acquedotti, portato benessere e anche molta miseria e morte. Ma questa è un’altra storia. Io sono contro l’immobilismo, ma sono anche contro l’ignoranza indotta, cioè far credere alla gente che un traforo sia la soluzione a tutto. Intanto mi informerò da esperti e il prima possibile informerò chi vuol essere informato dei lati negativi “tecnici, sociali, ambientali ed economici” che porterà un’opera del genere. Poi metteremo a confronto le due ipotesi. Non dovrebbe funzionare così?
(Mattia Rontevroli)
Finissimo sui tg…
Mattia (e altri), mi sembra che quello del traforo del Cerreto stia diventando la “spina nel fianco”… Certamente un’opera simile farebbe bene a tutti ma anch’io penso che non la vedremo mai realizzata. Però, per una razionalizzazione della statale, questo sì, ormai ci siamo. E comunque, voglio dire, non vorrei che per colpa di qualche forza politica (o pseudi politicanti) magari troppo “votata” all’ambientalismo e alla biologia, si finisse su tutti i tg, come quelli della val di Susa con la TAV. Immaginatevi di vedervi nei tg delle 20 dalle parti di Collagna con sit-in di manifestanti e striscioni anti-traforo… Meditate…
(Stefano)
I Romani conoscevano e soprattutto realizzavano
Credo che ancora oggi sia necessario intraprendere i loro insegnamenti se si vuole FARE. Il resto sono solo chiacchiere.
(Commento firmato)
Per Stefano
Ma farebbe bene a chi? Esempio, ti rendi conto che a parte il Parmigiano Reggiano “svenduto” non abbiamo nessun prodotto tipico della zona? Hai pensato per un attimo a quello che ho scritto nel commento precedente? Ripeto, per tutto quello che riguarda l’ammodernamento della statale 63, se fatto con cognizione, nessun problema. Stasera ho parlato con una persona di Sassalbo politicamente impegnata. Ricordo a tutti che Sassalbo è la sede legale del Parco nazionale: dovevi vedere com’era contento all’idea di vedersi costruire una superstrada sopra o di fianco… Non sottovalutare il movimento in val di Susa, ti saresti imbestialito pure tu sapendo che vicino a casa tua potrebbero forare una montagna “piena di amianto” quando di fianco c’è una ferrovia già esistente e obsoleta solo da modernizzare. Basta sprechi!!
Ciao.
(Mattia Rontevroli)